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Pensionato tutor nelle aziende: chi è e cosa farà la figura introdotta nel decreto Made in Italy

Tra le novità del decreto Made in Italy c’è l’introduzione per le aziende private della figura del pensionato tutor, che accompagnerà i giovani nell’ingresso del mondo del lavoro.
A cura di Annalisa Cangemi
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Nell'ultima versione del decreto Made in Italy, che contiene "Disposizioni organiche per la valorizzazione, promozione e tutela del made in Italy", composto in tutto da 45 articoli, viene confermata una misura prevista già nella precedente versione: viene introdotta nelle aziende private la figura del pensionato tutor, ovvero lavoratori andati in pensione da meno di due anni che potranno essere assunti (in modo incentivato) per un massimo di 24 mesi per attività di tutoraggio, per accompagnare i giovani nella fase di ingresso nel mondo del lavoro. Tra le altre novità c'è l'introduzione della giornata del Made in Italy, che sarà celebrata il 15 aprile. Il ministro Urso ha spiegato che sarà "la giornata dell'orgoglio del prodotto e dell'impresa, della cultura e del modello italiano nel mondo".

Quali sono i compiti del pensionato tutor

La novità si trova all'articolo 19 del testo, denominato ‘Trasferimento generazionale delle competenze'. Nel testo si legge che "Al fine di favorire il passaggio di competenze e di abilità tra generazioni, i datori di lavoro privati con un numero di dipendenti non superiore a 15 unità, possono stipulare tra il 1 gennaio 2024 e il 31 dicembre 2024, con un lavoratore andato in pensione da non oltre due anni, un contratto di durata massima di 24 mesi, in forza del quale quest’ultimo si impegna a svolgere, presso l’azienda, attività di tutoraggio, per un massimo di 60 ore mensili, in favore di giovani, di età inferiore a 30 anni, assunti, con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, ad esclusione del contratto di apprendistato, anche a seguito di trasformazione del rapporto di lavoro a tempo determinato, dal medesimo datore di lavoro contestualmente alla sottoscrizione del predetto contratto di tutoraggio. Il limite di età è elevato a 35 anni qualora si tratti di giovani laureati".

Si specifica inoltre che il contratto di tutoraggio che viene stipulato con il pensionato tutor non si configura come un rapporto di lavoro dipendente "e comunque non è computato ai fini dell’applicazione delle disposizioni sul licenziamento di cui all’articolo 18 della legge 20 maggio 1970, n. 300". La remunerazione ricevuta dal pensionato per l'attività di tutoraggio svolta
non concorre alla formazione di reddito ai fini Irpef "e non è assoggettata a contribuzione previdenziale, sino ad una soglia massima percepita di 15.000 euro l’anno" (ma su questa cifra si specifica che sono in corso verifiche con il ministero dell'Economia).

Inoltre ai datori di lavoro è riconosciuto, per tutto il periodo di tutoraggio, l’esonero dal versamento del 100% dei complessivi contributi previdenziali a suo carico, dovuti per i dipendenti neo-assunti coinvolti nell’attività di tutoraggio, con esclusione dei premi e contributi dovuti all’INAIL, "e comunque fino a un limite massimo di importo pari a 8.060 su base annua, riparametrato e applicato su base mensile. Resta ferma l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche", si legge ancora nella bozza.

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