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Il caso Sgarbi

Tutto quello che c’è da sapere sul caso Sgarbi, di cosa è accusato e perché si è dimesso

Tutto quello che c’è da sapere sulle inchieste scoppiate nell’ottobre del 2023 su Vittorio Sgarbi, dal caso delle consulenze d’oro alle indagini sul quadro rubato, fino alle dimissioni da sottosegretario alla Cultura e alla richiesta di rinvio a giudizio per reati tributari.
A cura di Annalisa Girardi
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Lo scorso ottobre il Movimento Cinque Stelle ha presentato una mozione per la revoca dell'incarico a Vittorio Sgarbi. La mozione era arrivata allo scoppio del caso delle consulenze d'oro del sottosegretario alla Cultura. Con il trascorrere dei mesi e l'emergere di una seconda inchiesta – quella del quadro rubato del Manetti, in cui Sgarbi risulta indagato per autoriciclaggio di beni culturali – anche il Partito democratico e l'Alleanza Verdi e Sinistra hanno deciso di sottoscrivere la mozione. Un atto che non è mai stato votato, dal momento che Sgarbi ha annunciato lui stesso le dimissioni quando è arrivata una delibera dell'Antitrust.

Sgarbi, nel frattempo, rischia di andare a processo anche per un altro caso: quello di un quadro acquistato all’asta nel 2020, per il quale non avrebbe pagato 715mila euro all’Agenzia delle Entrate. La Procura di Roma ha infatti chiesto il rinvio a giudizio.

Il caso delle consulenze d'oro di Vittorio Sgarbi

Il testo delle mozione ripercorreva i due casi scoppiati negli ultimi mesi che avevano visto al centro il sottosegretario Sgarbi. Il primo era quello delle cosiddette consulenze d'oro: tutto è cominciato da un articolo del Fatto Quotidiano pubblicato lo scorso 24 ottobre 2023, secondo cui il critico d'arte avrebbe percepito nell'ultimo anno (quindi mentre svolgeva un incarico di governo) circa 300 mila euro "per aver presenziato a inaugurazioni, mostre, conferenze, premi e manifestazioni culturali". La mozione cita sempre l'articolo, per cui sulla base di alcuni documenti, "attorno al critico-politico e ai suoi collaboratori di fiducia ruoterebbe una vera e propria industria fondata sull'arte di procacciare attività che si svolgono pure alla luce del sole, ma le cui remunerazioni restano nell'ombra, a volte erogate ad altri, non di rado spacciate come “missioni” e poi messe a rimborso del ministero".

Il procedimento dell'Antitrust

A fine ottobre l'Antitrust decide di avviare un'istruttoria nei confronti del sottosegretario per "possibili condotte illecite in violazione di quanto previsto dalla legge n. 215 del 2004 in materia di attività incompatibili con la titolarità di una carica di governo". Si tratta della legge sul conflitto di interessi.

Il 2 febbraio Sgarbi ha annunciato di aver ricevuto una lettera dall'Antitrust: "L'Antitrust ha ritenuto le indicazioni di lettere anonime come delle indicazioni credibili e ha dichiarato l'incompatibilità", ha detto Sgarbi, che a quel punto ha deciso di dimettersi, facendo riferimento a delle lettere anonime sulle sue consulenze e conferenze che sono poi finite in mano all'Antitrust.

Sgarbi accusato di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte

Il 12 marzo i pm di Roma hanno chiesto il rinvio a giudizio per Sgarbi, contestando l'ipotesi di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, per cui il critico d'arte è stato indagato. Secondo la Procura, Sgarbi non avrebbe versato circa 715 mila euro all'Agenzia delle Entrate dopo aver acquistato un quadro all'asta nel 2020, facendo risultare come compratrice dell'opera la compagna.

La nuova inchiesta sul quadro rubato

Il testo della mozione proseguiva sottolineando che sempre il Fatto Quotidiano, in un articolo pubblicato il 25 ottobre 2023, riportava che Sgarbi fosse indagato a Roma anche per furto di beni culturali in relazione ad alcuni quadri. Il quotidiano ha approfondito la vicenda insieme alla trasmissione Report, concentrandosi in particolare su un quadro di Rutilio Manetti.

Si tratta de "La cattura di San Pietro", opera che fino al 2013 risultava esposta in Piemonte, presso il castello di Buriasco. Margherita Buzio – proprietaria del castello e del quadro – ne denunciò il furto nel febbraio del 2013, raccontando che la tela fosse stata tagliata nella notte.

Sgarbi indagato per autoriciclaggio di beni culturali

Sempre secondo quanto riportato dalla trasmissione di Rai3, il quadro sarebbe riapparso nel 2021, presso una mostra inaugurata dallo stesso Sgarbi, e presentato come "inedito". Un particolare è però subito saltato all'occhio: in alto a sinistra l'opera esposta da Sgarbi presenta una candela, che nel dipinto rubato non c'era.

Il 12 gennaio 2024 il procuratore di Macerata ha confermato che Sgarbi sia indagato per autoriciclaggio di beni culturali. Da parte sua il sottosegretario ha negato che la sua opera sia la stessa andata rubata nel castello in Piemonte nel 2013: secondo la sua versione, infatti, il dipinto esposto si sarebbe in precedenza trovato in una villa in provincia di Viterbo di proprietà della famiglia Sgarbi.

La perquisizione delle case e il sequestro del quadro

Sempre il 12 gennaio 2024 il Comando Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale ha posto sotto sequestro il dipinto, perquisendo allo stesso tempo tre abitazioni del critico d'arte, tra San Severino Marche, Roma e Ro Ferrarese. Sul caso Sgarbi ha ribadito: "Il quadro originale è il mio, l’altro era una copia mal fatta. Io trovai il vero Manetti nella villa di Viterbo che stavo restaurando e che apparteneva alla cognata di Papa Innocenzo X. Perché mai avrei dovuto esporre un falso? Il dipinto del castello fu portato via in maniera violenta, la tela tagliata in porzione più ampia. Era piena di buchi, la usavano come tenda in cucina. Se venissero a casa mia, glielo farei vedere. Non c’è nessun lembo mancante".

La presentazione della mozione di sfiducia da parte del M5s

Il M5s aveva deciso, già lo scorso ottobre, di presentare una mozione per impegnare il governo a revocare la nomina a sottosegretario dopo tutte le questioni emerse, citando la legge sul conflitto di interessi. Per poi aggiungere, una volta arrivata la notizia dell'inchiesta penale in corso, che la "condotta getta una oscura e pesante ombra sulla sua attività governativa in un dicastero di così tale rilievo e delicatezza", sottolineando un "palese contrasto" con l'articolo 54 della Costituzione per cui chi svolge delle funzioni pubbliche deve farlo con "disciplina e onore".

Ecco il testo integrale della mozione:

La Camera,

premesso che:

da un articolo de Il Fatto Quotidiano del 24 ottobre 2023, è emerso che il Sottosegretario per la cultura Vittorio Sgarbi avrebbe percepito, nel corso del 2023, sostanziosi emolumenti, pari a oltre 300 mila euro, per aver presenziato a inaugurazioni, mostre, conferenze, premi e manifestazioni culturali;

il quotidiano afferma, inoltre, che sulla base dei documenti visionati «attorno al critico-politico e ai suoi collaboratori di fiducia ruoterebbe invece una vera e propria industria fondata sull'arte di procacciare attività che si svolgono pure alla luce del sole, ma le cui remunerazioni restano nell'ombra, a volte erogate ad altri, non di rado spacciate come “missioni” e poi messe a rimborso del ministero»;

a fine ottobre 2023, l'Antitrust ha avviato un procedimento istruttorio nei confronti del Sottosegretario, Vittorio Sgarbi, «per possibili condotte illecite in violazione di quanto previsto dalla legge n. 215 del 2004 in materia di attività incompatibili con la titolarità di una carica di governo»;

sempre da un articolo de Il Fatto Quotidiano del 25 ottobre 2023, si riporta che il Sottosegretario Sgarbi sarebbe indagato a Roma per sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, per non aver onorato i debiti con l'Agenzia delle entrate (in totale circa 715 mila euro) e per l'acquisto di quadri (si veda Il Fatto Quotidiano del 9 gennaio 2024) il medesimo Sottosegretario Vittorio Sgarbi risulterebbe indagato per furto di beni culturali in merito ad una vicenda oggetto di un'inchiesta svolta da ultimo dalla trasmissione Report e dallo stesso Il Fatto Quotidiano;

in particolare l'inchiesta si è concentrata su un quadro di Rutilio Manetti, pittore senese del Seicento, «La cattura di San Pietro», che fino al 2013 si trovava esposta presso il Castello di Buriasco (vicino a Pinerolo, in Piemonte). La proprietaria del castello e del dipinto, Margherita Buzio, a febbraio del 2013 denunciò il furto dell'opera: la tela era stata tagliata nella notte, lasciando la cornice; all'epoca le indagini furono senza esito;

la trasmissione Report ha sottolineato che, stando alle dichiarazioni di Buzio, poche settimane prima del furto si era detto interessato all'acquisto Paolo Bocedi, collaboratore di Sgarbi fino al 2003 e ancora in buoni rapporti con il Sottosegretario. Il servizio di Report aggiunge che il critico d'arte avrebbe già visto l'opera alcuni anni prima, in un pranzo al castello, cosa che lo stesso Sgarbi ha confermato;

il dipinto, secondo quanto riportato da Report, sarebbe riapparso nel 2021 in una mostra inaugurata dallo stesso Sgarbi, in cui sarebbe stato esposto un dipinto di Manetti «inedito». L'opera esposta dal Sottosegretario è estremamente simile a quella sparita nel 2013: una differenza visibile è che, in alto a sinistra, c'è una candela che nel dipinto rubato non c'era;

Sgarbi, negando che si tratti della stessa opera, ha parlato di «coincidenze»: il dipinto esposto, infatti, si sarebbe trovato in una villa nel Viterbese che Rita Cavallini (madre di Sgarbi) aveva acquistato anni prima, nel 2000, già presente in un inventario dei beni della villa risalente al Seicento. Tuttavia Report ha sottolineato come nell'inventario in questione l'opera non risulti;

la stessa trasmissione di Rai 3 avrebbe interpellato anche con Gianfranco Mingardi, restauratore di Brescia, che ha detto di aver ricevuto la tela senza cornice, la quale sembrerebbe identica all'opera trafugata a Pinerolo, se non per il particolare di una candela che non c'era sul dipinto da lui sistemato; Sgarbi dal canto suo ha negato e da articoli di stampa emerge che il legale di Vittorio Sgarbi abbia inviato una Pec diffidando la Rai prima della messa in onda della puntata di Report;

tuttavia, a quanto pare, ciò che per Sgarbi era solo frutto di fantasia, incompetenza e livore giornalistico, sembra sia divenuto un fascicolo aperto dalla procura di Imperia e trasmesso alla procura di Macerata;

in data 9 gennaio 2024 la procura di Macerata ha confermato che il Sottosegretario Sgarbi è indagato per il reato di autoriciclaggio di beni culturali di cui all'articolo 518-septies del codice penale;

in data 12 gennaio 2024 il Comando Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale ha sequestrato al Sottosegretario il dipinto;

il decreto ministeriale n. 458 del 28 dicembre 2022 del Ministero della cultura attribuisce al Sottosegretario Sgarbi, tra le altre, la funzione di responsabile della «sicurezza del patrimonio culturale»;

la legge 20 luglio 2004, n. 215, impone a chi ricopre un incarico di Governo di dedicarsi «esclusivamente alla cura degli interessi pubblici». Dal giuramento in poi, «al titolare non può derivare, per tutta la durata del governo, alcuna forma di retribuzione o vantaggio». La legge vieta anche di «esercitare attività professionali o di lavoro autonomo in materie connesse con la carica di governo, di qualunque natura, anche se gratuite, a favore di soggetti pubblici o privati». Il legislatore precisa: «Sono vietate anche all'estero»;

tuttavia, ad avviso dei firmatari del presente atto, oltre ai connessi profili di carattere penale, la condotta getta una oscura e pesante ombra sulla sua attività governativa in un dicastero di così tale rilievo e delicatezza e, dunque, si pone in palese contrasto con l'articolo 54 della Costituzione, che recita: «I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore»;

le condotte summenzionate, inoltre, lascerebbero trasparire in ogni caso una condotta grave, uno sfacciato abuso del potere, una violazione dei doveri, non compatibile con il decoro e la decenza delle istituzioni repubblicane;

non può, in altri termini, ritenersi che l'azione del Sottosegretario sia stata ispirata in tale frangente dal superiore interesse esclusivo della Nazione, come espressamente imposto dalla legge n. 400 del 1988,

impegna il Governo

1) ad avviare immediatamente le procedure di revoca, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, sentito il Consiglio dei ministri, della nomina a Sottosegretario di Stato del professor Vittorio Sgarbi.

Le dimissioni di Vittorio Sgarbi da sottosegretario

Le dimissioni di Vittorio Sgarbi arrivano dopo la delibera dell'Antitrust, quindi in riferimento alla prima inchiesta giornalistica, quella sulle consulenze d'oro. "Mi sono dimesso per essere Sgarbi. Se mi dicono che non posso fare conferenze, o presentare mostre o libri visto che sono sottosegretario, io mi dimetto. La norma applicata dall'Antitrust non distingue da prestazioni pagate o gratuite. Sono stato chiamato per la mia competenza, ma se non posso fare Sgarbi mi dimetto", ha spiegato. Annunciando che farà ricorso al Tar. 

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