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Il caso Sgarbi

Consulenze e incarichi a pagamento, Vittorio Sgarbi nella bufera. M5s e Avs: “Si dimetta”

Secondo il Fatto Quotidiano il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi ha guadagnato 300mila euro da consulenze, frutto di un’attività parallela incompatibile con il suo ruolo. Sgarbi risulterebbe inoltre indagato per sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.
A cura di Annalisa Cangemi
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Dopo l'affaire Maxxi scoppiato a luglio, quando le sue dichiarazioni furono contestate perché considerate sessiste e inopportune, il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi finisce ancora nella bufera, questa volta per l'accusa di avere percepito denaro in violazione di una norma che riguarda i componenti di governo. La notizia è stata data dal Fatto Quotidiano, che ha parlato di 300mila euro in consulenze, presentazioni e mostre, emolumenti che avrebbe incassato, anche se li avrebbe riscossi anche attraverso società intestate a un suo collaboratore o alla fidanzata del sottosegretario.

Compensi incompatibili, viene spiegato nell'inchiesta giornalistica, con la carica di Sgarbi, in base a quanto disposto dell'articolo 2 della legge 215/2004: "il titolare di cariche di governo non può esercitare attività professionali o di lavoro autonomo in materie connesse alla carica di governo, di qualunque natura, anche se gratuite, a favore si soggetti pubblici e privati".

"Se ho guadagnato 300mila euro in 9 mesi? Non lo so, forse è una cifra sottostimata, spero che siano molti di più", ha risposto sempre sui giornali lo stesso Sgarbi. "La mia attività non è vietata dalla legge. Sono come un ministro che scrive libri", ha sottolineato, sostenendo di avere una lettera dell'Anac che giustifica le sue "attività divulgative". Le "illazioni" della stampa per Sgarbi "nascono dalle denunce di un mio collaboratore con lettere anonime. Ma sono infondate. E comunque non prendo una lira dal ministero per le missioni".

Sgarbi indagato

Sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte è il reato che la Procura di Roma contesta al sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi, per la vicenda che risale all'ottobre del 2020. Secondo l'accusa il critico d'arte non ha pagato i debiti con l'Agenzia delle Entrate per un totale di circa 715mila euro.

"Secondo i pm nell'ottobre del 2020 Sgarbi partecipa ad una asta, ma il sottosegretario nega" e acquista un'opera di Vittorio Zecchin, sostiene il Fatto quotidiano, in un articolo a firma di Thomas Mackinson e Valeria Pacelli. Aggiudicata per 148mila euro circa, l'opera però non sarebbe stata comprata dal sottosegretario, bensì dalla sua fidanzata. Il punto è che secondo la Procura di Roma il reale acquirente era Sgarbi. "Per questo i magistrati gli contestano la sottrazione fraudolenta al pagamento – si legge sul Fatto – delle imposte come previsto dall'articolo 11 della legge 74 del 2000, che punisce chiunque "al fine di sottrarsi al pagamento di imposte sui redditi o sul valore aggiunto ovvero di interessi o sanzioni amministrative relativi a dette imposte…aliena simulatamente o compie altri atti fraudolenti sui propri o su altrui beni idonei a rendere in tutto o in parte inefficace la procedura di riscossione coattiva".

Sgarbi si difende: "Denuncio alla Procura"

"Anche oggi ‘Il Fatto Quotidiano', riportando integralmente le ricostruzioni diffamatorie e calunniose di una lettera anonima inviata a istituzioni e giornali attraverso la violazione fraudolenta di due account di posta elettronica in uso alla mia segreteria, rendendosi così complice delle falsità in essa contenute spacciandole per ‘fatti', getta discredito sul mio operato e su quello dei miei collaboratori, con irreparabile pregiudizio sotto il profilo professionale e umano", ha dichiarato in una nota il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi, in riferimento all’articolo dal titolo ‘Sgarbi, ecco favori retribuiti e rimborsi dubbi', pubblicato oggi sul giornale diretto da Marco Travaglio. Sgarbi ribatte punto su punto.

  1. Vicenda Fondazione Principe Pallavicino. "Da alcuni anni coordino l'attività di promozione della prestigiosa Collezione d'arte, curandone la promozione attraverso l'allestimento di mostre e conferenze, tutte finanziate con risorse private. Gli emolumenti corrisposti dalla Fondazione Pallavicino, regolarmente fatturati e tracciati, allo storico e critico d'arte (e non al sottosegretario!) fanno chiaramente riferimento a questa attività, facilmente riscontrabile anche attraverso una semplice ricerca su internet. L'avere messo in relazione il pagamento di questi emolumenti con le mie denunce contro la realizzazione di obbrobri architettonici che rappresentano uno sfregio al decoro urbanistico della città, è una bieca operazione di deliberato travisamento dei fatti, tale da indurre il lettore a credere che ci sia stato un "do ut des". Di questa grave illazione, frutto di una chiara manipolazione dei fatti, non resta che agire in sede civile, atteso che il giornale continua in questa oramai evidente campagna di delegittimazione".
  2. Pro Biennale. "Risulta completamente falso quanto asserito da ‘Il Fatto Quotidiano' – si legge ancora nella nota – là dove scrive che Vittorio Sgarbi "seleziona l'artista Barbara Pratesi per la Biennale e lei gli paga 4.500 euro'. Non si può credere che il giornale abbia trasformato una semplice rassegna d'arte contemporanea promossa dall'associazione privata ‘Pro Biennale' (presieduta dal signor Salvo Nugnes) con la più prestigiosa ‘La Biennale di Venezia': una confusione assai rivelatrice del pressapochismo e dell'inattendibilità (altro che "inchiesta") con cui l'estensore del pezzo, Thomas Mackisnon, ha confezionato questa ennesima poltiglia di supposizioni e bugie presentandole al lettore come "notizie". Di quest'altra manipolazione, intesa a suggestionare i lettori paventando un conflitto d'interesse inesistente, il giornale sarà chiamato a risponderne in sede civile".
  3. Rimborsi. "Anche in questo caso, rilanciando le false accuse contenute nel sopracitato esposto anonimo per il quale (unitamente al Capo della Segreteria e alla mia compagna) ho già presentato una circostanziata denuncia, ‘Il Fatto Quotidiano' continua nella diffusione di ricostruzioni mendaci. Il 9 agosto vero è che il sottosegretario è stato a Messina per la presentazione di un documentario cinematografico su invito di un'associazione culturale, ma omette di dire che quella iniziativa è coincisa con altre di carattere esclusivamente istituzionale, tutte facilmente documentabili: il sopralluogo al Museo Regionale di Messina, il sopralluogo in alcune chiese cittadine che custodiscono opere d'arte, l'incontro istituzionale con il sindaco della città di Messina e l'incontro istituzionale con l'assessore regionale al Turismo della Regione Siciliana per la programmazione di iniziative congiunte. L'essere storico e critico d'arte, e al contempo sottosegretario alla Cultura, non può essere certamente considerato un impedimento! Ma un dettaglio, non di poco conto, omette ‘Il Fatto Quotidiano': pur essendo formalmente "in missione" io non ho chiesto e ottenuto rimborsi. E lo stesso il Capo della Segreteria che, tra l'altro, non era neanche presente a Messina per sopravvenuti imprevisti personali. Come si può, dunque, scrivere platealmente il falso? Che ‘giornalismo' è mai quello di chi, consapevolmente, o nella migliore delle ipotesi senza verificare preventivamente la veridicità di contenuti anonimi, si rende partecipe del disegno diffamatorio di ignoti? Ci penserà l'autorità giudiziaria a ristabilire la verità, non potendo contare sulla correttezza professionale dell'estensore del pezzo".
  4. Utilizzo del mezzo navale. "L'autorizzazione all'uso del mezzo navale non è a discrezione del sottosegretario, che nel caso specifico ha semplicemente chiesto al Capo della Segreteria di contattare la Prefettura territorialmente competente per verificare se vi fosse la disponibilità del mezzo. L'esigenza di ricorrere al mezzo era dettata dalla necessità di prendere in tempo un volo dall'aeroporto di Reggio Calabria a quello di Roma Fiumicino, e ciò in considerazione del fatto che i sopralluoghi e gli incontri istituzionali del Sottosegretario si erano protratti abbondantemente oltre i tempi stimati, tali da non fargli prendere in tempo un volo di rientro previsto dall'aeroporto di Catania. Insomma, occorreva raggiungere in tempo Reggio Calabria per poter prendere il solo volo utile per Roma; cosa che non sarebbe stata possibile con i tempi di attesa del traghetto. Affermare, dunque, che il capo segreteria avrebbe fatto ricorso al carattere istituzionale della richiesta "non potendo scrivere che era lì per una prestazione a pagamento", è un'altra stucchevole manipolazione dei fatti oltre che una illazione. Risulta falsa, infine, la ricostruzione del giornale secondo cui, al rientro a Roma, ‘il sottosegretario chiede il rimborso per le missioni del 9 e 10 settembre'. Io non ho chiesto alcun rimborso. E nemmeno il capo della mia segreteria. Solo una dipendente dell'Ufficio di diretta collaborazione, al mio seguito, ha chiesto (peraltro legittimamente, essendo in missione) il rimborso di un biglietto del treno da Paola a Roma, e ciò perché il rientro inizialmente previsto dall'aeroporto di Catania a Roma, è avvenuto dalla Calabria. L'Ufficio Missioni ha risposto che il rimborso di quel biglietto, secondo il regolamento, non era ammissibile, e quindi nessun rimborso è stato effettuato".
  5. Arpino. "Anche per la missione del 15 maggio 2023 ad Arpino, il giornale si avventura in un'altra ricostruzione falsa. Premesso che anche in quella occasione non è stato chiesto e ottenuto alcun rimborso, né dal sottoscritto né dai collaboratori al mio seguito (ma il giornale lo ignora, dovendo solo sposare le diffamazioni delle lettere anonime di cui si sta facendo promotore) la ragione istituzionale di quella visita è agli atti del Comune di Arpino, o più semplicemente nella rassegna stampa reperibile anche in internet, ovvero riportare in città (di cui, all'epoca, non ero ancora il sindaco) il seicentesco dipinto della ‘Crocifissione' di Francesco Trevisani, incautamente finito in una stanza degli uffici del Distretto sanitario di Sora e, grazie al mio intervento, riportato ad Arpino, dove era originariamente custodito".

Il ministro della Cultura Sangiuliano scarica il sottosegretario Sgarbi

"Sono indignato dal comportamento di Sgarbi, va bene? Lo vedevo andare in giro a fare inaugurazioni, mostre e via dicendo. Ma mai avrei pensato che si facesse pagare per queste cose", ha detto il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, in un'intervista al Fatto quotidiano.

"Ho subito avvertito chi di dovere e segnalato di averlo fatto a Giorgia Meloni. Del resto si sa, non l'ho voluto io e anzi: cerco di tenerlo a debita distanza e di rimediare ai guai che fa in giro", sono state le parole di Sangiuliano.

"Io rispondo del mio comportamento, il compito di vigilanza non ce l'ho io ma la magistratura. E non posso certo sapere tutto quello che combina Sgarbi. Lo vedo una volta ogni tre mesi anche perché, dico la verità, lo tengo a distanza della mia persona, voglio averci a che fare il meno possibile. Sgarbi non l'ho scelto io. Non dovrei essere io eventualmente a intervenire visto che il sottosegretario è nominato dal presidente del Consiglio. Per quanto mi riguarda gli ho dato deleghe secondarie. Lui mi aveva proposto una riforma del commercio delle opere che mi sono ben guardato anche solo lontanamente dal prendere in considerazione. E ciononostante mi ritrovo ad arginare i guai di Sgarbi", ha detto ancora il ministro

Si dovrà verificare, ha detto ancora Sangiuliano "se quell'attività a pagamento è contraria alla legge. A me sembra di sì, e infatti appena venerdì ho appreso della questione, ho preso tutte le carte e le ho subito mandate all'Antitrust, che è l'istituzione competente. E questo lo posso dimostrare". E per quanto riguarda la premier Meloni, "è già informata, perché credo che quella cosa fosse arrivata anche a loro. In ogni caso io l'ho informata di aver inviato la segnalazione all'autorità, ma tutto è successo mentre lei era impegnata in Egitto sulla vicenda di Hamas e Israele".

Sgarbi dice che l'intervista di Sangiuliano è falsa

"Quella del ministro Sangiuliano è una intervista falsa", ha detto il sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi, a margine di un incontro in Prefettura a Bologna per la torre Garisenda. Sgarbi ha letto ai giornalisti un messaggio ricevuto dal ministro che recitava: "Non ho rilasciato alcuna intervista, ho solo detto di non sapere di cosa si parlasse".

"La telefonata che mi ha fatto poche ore fa è esattamente di spirito contrario a quanto si legge in quella falsificazione", ha aggiunto Sgarbi. "L'ultima volta che abbiamo parlato è stato 12 ore fa e mi ha fatto venire a Bologna dimostrando un affetto straordinario".

In realtà l'Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) ha fatto sapere di aver ricevuto da parte degli uffici del ministro della Cultura la documentazione relativa alla vicenda che vede coinvolto il sottosegretario Vittorio Sgarbi, così come riportato nell'intervista al ministro pubblica dal Fatto Quotidiano di oggi. L'Antitrust ha anche confermato ad AgenziaCULT di aver iniziato immediatamente l'esame della documentazione ricevuta.

M5s e Avs chiedono le dimissioni di Sgarbi

Le parole di Sangiuliano sul suo sottosegretario Vittorio Sgarbi dopo le rivelazioni del ‘Fatto Quotidiano' sono "clamorosamente esplicite e segnano un punto di non ritorno per il ministero della cultura. È già forte l'indignazione per quanto emerso dall'inchiesta giornalistica, ma davanti alle dichiarazioni del ministro che ha già preventivamente preso le distanze da Sgarbi non c'è altra via se non le sue dimissioni da sottosegretario". Lo scrivono gli esponenti del Movimento 5 stelle in commissione cultura alla Camera e al Senato.

"Dopodiché rileviamo con amarezza che un ministero centrale come quello della cultura, con tutte le emergenze e le priorità che dovrebbe affrontare, sia oggetto di un regolamento di conti tra partiti di maggioranza e venga messo al centro del dibattito per questioni di simile bassezza".

"Il ministro della Cultura Sangiuliano si dimostra esasperato, ma i cittadini italiani lo sono ancor di più Prima il caso Santanchè, poi oggi quello Sgarbi: questo governo imbarazza l'Italia e devasta il rapporto con i cittadini che si aspettano ‘disciplina e onore', come recita la Costituzione , da chi ricopre incarichi pubblici", ha commentato una nota Elisabetta Piccolotti dell'Alleanza Verdi Sinistra.

"Sgarbi fa da tempo tutto il contrario, è il simbolo di indisciplina e disonore, e non può fare il sottosegretario al servizio delle persone se fa l'imprenditore al servizio dei propri interessi privati, abusando del suo ruolo per farsi pagare per discorsi e ospitate – ha detto l'esponente rossoverde della commissione cultura di Montecitorio – il conflitto di interessi è palese, l'illegalità pure e non può essere tollerata. Le sue dimissioni sono inevitabili. Questa volta la Presidente Meloni non faccia come con Santanchè ed eviti di coprirlo, perché coprendo Sgarbi, coprirebbe tutto il Governo di ridicolo e vergogna".

Pd chiede un chiarimento in Aula

"Il Partito Democratico si associa alla richiesta di informativa in Aula del ministro Sangiuliano. Questa mattina siamo rimasti abbastanza stupiti , leggendo le dichiarazioni del ministro che sostanzialmente ha scaricato sulle spalle della Presidente del Consiglio, la soluzione dell'affaire Sgarbi. Quello che vogliamo evidenziare è la gravissima inopportunità rispetto al ruolo di un rappresentante delle istituzioni. L'avevamo ricordato al ministro Sangiuliano anche qualche mese fa, dopo lo spettacolo indecoroso a cui avevamo assistito al Maxxi con le gravi dichiarazioni del sottosegretario Sgarbi. Allora si è fatto finta di nulla, oggi la questione si ripropone in modo ancora più grave e merita delle risposte e una presa di responsabilità politiche che ci sono, non solo richiamando l'intervento della Presidente del Consiglio, coinvolta nella nomina di un sottosegretario. Quindi richiediamo anche noi un intervento e una chiara presa di posizione da parte del ministro in quest'Aula, oltre le interviste, che leggiamo a mezzo stampa, su quello che riguarda le vicende che sono state riportate in questi giorni dalle cronache", ha detto in Aula alla Camera la deputata dem Irene manzi, capogruppo Pd in commissione Cultura.

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