10 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Nessun aumento dei costi dell’offerta telefonica nei primi 6 mesi: le novità di un disegno di legge

È in discussione al Senato un disegno di legge che vieta agli operatori telefonici di effettuare rincari nei primi 6 mesi di contratto. Le compagnie tendono a aumentare i costi dell’offerta in seguito alla stipulazione del contratto per evitare il fenomeno del turismo telefonico, per cui gli utenti cambiano spesso la propria offerta: con il nuovo disegno di legge, tuttavia, i consumatori non dovrebbero ricevere sorprese almeno per i primi mesi.
A cura di Annalisa Girardi
10 CONDIVISIONI
Immagine

Un disegno di legge in discussione al Senato introduce alcune novità importanti per quanto riguarda gli operatori telefonici, nel tentativo di potenziare la trasparenza specialmente in materia di tariffe. Il punto principale riguarda il divieto, per l'operatore, di effettuare rincari durante i primi sei mesi dalla sottoscrizione del contratto. Il testo afferma: " Gli operatori di telefonia, di reti televisive e di comunicazioni elettroniche non possono modificare le condizioni giuridiche ed economiche dell'offerta prima che siano trascorsi sei mesi dalla stipula del contratto, in ogni caso senza aggravio di costi o peggioramento delle condizioni economiche applicate nei confronti del consumatore". La proposta vuole quindi mettere un punto alla pratica di aumentare i costi di un'offerta in seguito al registro del contratto. Una consuetudine volta ad evitare il fenomeno del turismo telefonico, per cui gli utenti cambiano spesso la propria offerta, saltando di volta in volta a quella più vantaggiosa: infatti, se anche il piano tariffario più conveniente è destinato ad aumentare i propri costi nel breve periodo, i consumatori non sono più così bendisposti a cambiare il proprio. Ma con il disegno di legge proposto, almeno per i primi sei mesi, l'utente non riceverebbe sorprese: verrebbero concesse modifiche al contratto, ma non sarebbero permessi rincari.

Nel ddl sono anche specificati dei punti a favore della trasparenza delle offerte telefoniche, imponendo agli operatori di garantire una "comunicazione semplice ed essenziale che faciliti al consumatore la comprensione della tariffa e del prezzo complessivo relativo ai servizi acquistati mediante sottoscrizione del contratto di attivazione". Inoltre, alla presentazione dell'offerta, bisognerà "evidenziare tutte le voci che la compongono, al fine di consentire ai singoli consumatori un adeguato confronto. A tal fine sono vietati le offerte e i messaggi pubblicitari e informativi di tariffe e servizi proposti dagli operatori che contengono l'indicazione del prezzo finale privo, in tutto o in parte, degli oneri complessivi derivanti dall'attivazione o dall'utilizzo dei servizi di traffico voce, dati, messaggistica istantanea e dei servizi ancillari", dove per servizi ancillari si intendono i costi di attivazione del servizio, di passaggio a nuovo operatore, di utilizzo di segreteria telefonica, di verifica del credito residuo, di utilizzo di applicazioni varie e qualsiasi servizio a pagamento pre-attivato.

Nel frattempo, sulle compagnie telefoniche che hanno utilizzato la fatturazione a 28 giorni invece che mensile, incomberebbe il rischio rimborsi. Lo scorso luglio, infatti, l'Agcom aveva stabilito che gli operatori in questione dovevano restituire le cifre pagate in più dagli utenti, che per molti corrisponderebbe circa ad un mese del canone. In ogni caso, si tratta di novità che avranno un peso importante nel mercato della telefonia.

10 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views