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Migranti, Mimmo Lucano resta libero: per il tribunale del riesame non doveva essere arrestato

L’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano, resta libero: secondo il tribunale del riesame di Reggio Calabria l’ex primo cittadino del paese divenuto simbolo dell’accoglienza dei migranti non doveva proprio essere arrestato. Per i giudici il quadro indiziario a suo carico era “inconsistente” e non esistevano riscontri” tali da portare alle misure cautelari nei confronti di Lucano.
A cura di Stefano Rizzuti
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Secondo il Tribunale del Riesame di Reggio Calabria l’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano, non doveva essere arrestato. Quindi non doveva essere presa alcuna misura cautelare nei confronti di Lucano, dopo l’indagine per associazione a delinquere sulla gestione dei fondi destinati all’accoglienza dei migranti. E, di conseguenza, Lucano resta libero. Per il Riesame ci si trova di fronte a un “quadro indiziario inconsistente” e alla “assenza di riscontri alle conclusioni formulate dall’ufficio di procura fondate su elementi congetturali o presuntivi”. Non solo, perché il tribunale sottolinea l'impossibilità di utilizzare i verbali dell’interrogatorio di alcuni soggetti, come Francesco Ruga, che avrebbero accusato Lucano di emettere fatture false. Secondo il Riesame, però, Ruga “avrebbe dovuto essere sentito con le garanzie previste dal codice di rito”. In sostanza la sua testimonianza viene ritenuta non attendibile a causa “dell’atteggiamento di astio” nei confronti dell’ex primo cittadino. Inoltre Ruga sarebbe dovuto essere iscritto nel registro degli indagati.

Il tribunale ha quindi dato ragione ai difensori di Mimmo Lucano, spiegando: “Il pm avrebbe dovuto vagliare con maggiore rigore i dati compendiati e riscontrarli con ulteriori elementi di segno positivo. La prospettazione accusatoria avrebbe meritato un maggiore sforzo investigativo teso a offrire elementi di riscontro, posto che l’esistenza e la rendicontazione delle fatture in argomento non equivale a sostenere automaticamente che le stesse siano state estorte dal Lucano e dal Capone”, ovvero il presidente dell’associazione Città futura. Per il giudice “il compendio indiziario a carico degli indagati appare parzialmente contraddittorio e non univoco”. Inoltre non si riscontrano “condotte penalmente rilevanti”. Viene sì ammessa l’esistenza di una gestione “non cristallina delle risorse pubbliche”, ma questo “non può tradursi automaticamente in condotte penalmente rilevanti”. Lo stesso Lucano, dopo la sentenza, commenta: “Il coraggio per continuare a credere che esiste una giustizia vera me l’hanno dato tutte le persone che sono state vicine a Riace in questi ultimi due anni sconvolgenti”.

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