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Migranti, dal documento di Malta arrivano regole più severe per le ong

Nel documento di Malta sono contenute regole più stringenti per le ong: le navi dovranno essere registrate secondo la legge nazionale dello Stato di bandiera; dovranno seguire le indicazioni Centro di coordinamento per il salvataggio; non devono inviare segnali luminosi alle barche; non possono ostacolare le operazioni della Guardia costiera, italiana e libica.
A cura di Annalisa Cangemi
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Da quanto emerge dal documento dell'accordo raggiunto a Malta lunedì 23, al vertice sull'immigrazione tra i ministri dell'Interno di Francia, Germania, Italia, Malta e Finlandia (in qualità di presidente europeo di turno), occorre "assicurare che questo meccanismo temporaneo" per la ripartizione dei richiedenti asilo "non apra nuove strade irregolari verso le coste europee ed eviti la creazione di nuovi fattori di attrazione". Per questo motivo, tra le misure previste, ci sono una serie di regole più stringenti per le navi delle ong: "Le navi devono essere registrate secondo la legge nazionale dello Stato di bandiera. Dove possibile, le imbarcazioni per il salvataggio saranno registrate come tali. L'amministrazione dello stato di bandiera assicurerà che tali imbarcazioni siano qualificate in modo adeguato ed equipaggiate per condurre tali operazioni". 

Inoltre, si legge nel documento, "imbarcazioni impegnate nelle operazioni di salvataggio devono seguire le istruzioni del Centro di coordinamento per il salvataggio, non devono spegnere i transponder di bordo; non devono inviare segnali luminosi o qualsiasi altra forma di comunicazione per facilitare la partenza di barche che trasportano migranti dalle coste africane; non devono ostacolare le operazioni di ricerca e salvataggio della Guardia Costiera, inclusa la Guardia Costiera libica". 

Viene specificato che "Il ricollocamento veloce dei richiedenti asilo salvati in mare non dovrà superare le quattro settimane" e seguirà "un sistema fast track per il ricollocamento dei richiedenti asilo sulla base di impegni dichiarati prima dello sbarco, e dove possibile rimpatri subito dopo lo sbarco". Secondo l'accordo la responsabilità sul migrante da ricollocare ricade sullo Stato che lo accoglie, e "il sistema dovrà essere basato su procedure operative standard concordate".

Come è stato già anticipato, la rotazione dei porti non è obbligatoria, ma volontaria: "Ogni Stato membro può sempre offrire un posto alternativo di sicurezza su base volontaria. Nel caso di uno sproporzionato aumento della pressione migratoria in uno degli Stati partecipanti, calcolato in relazione ai limiti delle capacità di accoglienza, o ad un alto numero di richieste per la protezione internazionale, un posto di sicurezza alternativo sarà proposto su base volontaria".

Ancora sbarchi a Lampedusa

Gli sbarchi ‘fantasma' non si fermano. Otto tunisini, tra cui due minorenni, sono arrivati all'alba di oggi con un barchino nel porto di Lampedusa. I migranti sono stati aiutati a sbarcare da alcuni pescatori che in quel momento erano al lavoro sulla banchina commerciale. Dopo essere scesi a terra si sono diretti in un bar del centro per fare colazione. Sull'isola in quel momento non c'erano pattuglie delle forze dell'ordine in servizio e gli otto tunisini hanno chiesto ai pescatori dove attraccava il traghetto diretto a Porto Empedocle, spiegando di volere andare in Francia per ricongiungersi con il resto della loro famiglia. "In Tunisia non riusciamo a vivere – ha spiegato uno di loro che parlava l'italiano in modo abbastanza corretto – la paga è insufficiente, un muratore guadagna 30 dinari al giorno ma per acquistare un chilo di carne, ne occorrono 28; così non si riesce a sopravvivere per questo andiamo via per cercare di potere lavorare e guadagnare quello che serve per vivere".

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