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Opinioni
Elezione del Presidente della Repubblica 2022

Il problema politico del secondo mandato di Sergio Mattarella come Presidente della Repubblica

A pochi giorni dal voto per il Quirinale, malgrado il suo esplicito no, resta sullo sfondo l’ipotesi di un Mattarella bis. Soluzione che risolverebbe un problema, creandone molti altri.
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Facciamo un gioco, immaginiamo che alla fine Sergio Mattarella cambi idea sulla sua rielezione a Presidente della Repubblica e accetti un secondo mandato, sul modello di Giorgio Napolitano. Immaginiamo che, magari di fronte a uno stallo prolungato e agli attestati di stima bipartisan, decida di restare al Colle in modo da consentire a Mario Draghi di terminare il suo incarico fino alla fine della legislatura e gestire la fase di uscita dalla pandemia e di attuazione del Pnrr. Cosa accadrebbe a quel punto? Davvero saremmo in presenza dell’uovo di Colombo, della soluzione migliore per le forze politiche che in queste ore stanno annaspando alla ricerca del nome condiviso da proporre al Colle?

Non è un mistero che si tratti di una soluzione gradita trasversalmente all'interno di più di un partito, tanto di centrosinistra che di centrodestra, perché consentirebbe di uscire da un'impasse che rischia di determinare fratture profonde e rompere equilibri fragilissimi. Come tutte le soluzioni di corto respiro, però, presenta delle controindicazioni e delle insidie, che forse sarebbe meglio valutare con maggiore attenzione. A partire dal mantenimento degli attuali equilibri politici, che è tutt'altro che scontato: Salvini ha già fatto capire di non essere disponibile a fare da spettatore durante l'anno che porta alle politiche, Conte ha necessità di far emergere i distinguo e le proposte politiche dei 5 Stelle, il Partito democratico andrà all in nella gestione delle risorse del Pnrr. Insomma, comunque vada, non è difficile prevedere contraccolpi all'interno della squadra di governo: molto probabilmente con un rimpasto per tenere dentro leader e big di partito.

Andrebbe poi considerato l’orizzonte di una scelta di questo tipo: il bis di Mattarella dovrebbe essere “a tempo determinato”, certo, ma fino a quando? La risposta più scontata verte sul completamento della legislatura, per dare il tempo a Draghi di completare il suo lavoro a Palazzo Chigi e rendersi disponibile per il Quirinale. Un'eccezione ad personam, che si configurerebbe come una vera eresia per l'assetto istituzionale italiano.

Il secondo mandato da Presidente della Repubblica

La rielezione di Giorgio Napolitano, a parere di chi scrive comunque discutibile, avvenne in condizioni molto diverse dalle attuali, che vedono una maggioranza ampia a sostegno di un governo pienamente operativo. Ma non solo, perché il Parlamento ha già votato con larghissime maggioranze provvedimenti cruciali sia per la gestione dell’ordinario (la legge di bilancio), sia dello straordinario (i numerosi interventi sulla pandemia), nonché addirittura una riforma della Costituzione che ha modificato l’assetto istituzionale del Paese. Appare quantomeno singolare chiedere a Mattarella di accettare un secondo mandato per non turbare l’operato del governo attualmente in carica o per garantire gli equilibri politici per l’ultimo anno di legislatura. Perché gli si chiederebbe di agire da giocatore e non da garante, di risolvere non un conflitto istituzionale, ma un caos politico determinato dall'incapacità di leader pienamente legittimati ad agire diversamente. Che, non possono agitare le contingenze attuali (Pnrr, pandemia e via discorrendo) per coprire la loro incapacità di trovare soluzioni spendibili all'interno delle consolidate dinamiche istituzionali.

Come spiegava il professor Rescigno in uno studio pubblicato anni addietro, costituzionalmente non si è ritenuto giusto disporre la non rieleggibilità alla carica per evitare una serie di inconvenienti legati alla "responsabilità dei soggetti politici", ma si è lasciato a ragioni di "opportunità della prassi" la determinazione delle forze politiche di non procedere ad una rielezione. La stessa forma repubblicana implica "elettività e durata temporanea" delle cariche politiche e proprio la durata di 7 anni è sembrata sempre "ragionevole affinché la carica non si trasformasse in una elezione a vita mascherata”, in modo da evitare che il Presidente stesso potesse sviluppare “una sua politica indipendente per un così gran numero di anni da divenire praticamente irresistibile".

Né è giustificabile la sola tesi del “preservare” la figura di Mario Draghi, lasciandogli completare la sua opera a Palazzo Chigi prima di essere eletto al Quirinale, una volta interrotto il secondo mandato di Mattarella. Più che di una scelta politica, si tratterebbe di un atto di resa della politica, una compressione delle prassi democratiche a beneficio di una figura, benché autorevole e certamente degna di assumere tale incarico. Il punto, lo ribadiamo, non è Draghi. Ma il modo in cui si intende gestire una partita che va oltre il singolo uomo politico o esponente di partito: si tratta di preservare dalle beghe e dalle contingenze dello scontro politico la figura di garanzia e di rappresentanza della nazione per eccellenza.

Per inciso, poi, qualcuno dovrebbe davvero interrogarsi sull'oculatezza di un percorso di questo tipo. Immaginando che Mattarella accetti di prestarsi al giochetto per garantire la prosecuzione del governo Draghi fino al termine della legislatura, resterebbe da capire quali siano le reali chance dell'attuale Presidente del Consiglio di salire al Colle con un Parlamento dalla composizione nettamente diversa rispetto all'attuale. Con la prevedibile vittoria del centrodestra, il ridimensionamento dei 5 Stelle e la riduzione del peso della componente centrista, siamo davvero sicuri che l'ex governatore della Banca Centrale Europea godrebbe dello stesso volume di consensi?

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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