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L’Ocse boccia il salario minimo di Luigi Di Maio: “9 euro l’ora cifra troppo alta”

L’Ocse boccia la proposta di salario minimo orario avanzata da Luigi Di Maio e dal Movimento 5 Stelle: i 9 euro l’ora pensati dai pentastellati sono una cifra considerata “troppo elevata”. Secondo gli economisti dell’Ocse, intervenuti in audizione alla Camera, il salario minimo “non è la soluzione alla questione salariale e del mercato del lavoro italiano”.
A cura di Stefano Rizzuti
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Luigi Di Maio e il Movimento 5 Stelle cercano di accelerare sul salario minimo. Ma dall’Ocse arriva subito una bocciatura alla proposta che potrebbe essere discussa nelle prossime settimane in Parlamento. Secondo Andrea Garnero, economista del dipartimento Lavoro e Affari sociali dell’Ocse, l’introduzione del salario minimo “non è la soluzione alla questione salariale e del mercato del lavoro italiano”. In audizione in commissione Lavoro alla Camera, Garnero si sofferma anche sulla cifra prevista, quella di nove euro lordi l’ora, definita “troppo alta”. Si tratterebbe della cifra più elevata di tutti i Paesi dell’Ocse. Garnero, comunque, ritiene che il salario minimo possa essere uno “strumento legittimo, interessante e con potenzialità, ma anche con alcuni limiti”. Altro aspetto sottolineato dall’economista dell’Ocse è che in Italia capita che i contratti collettivi non vengano rispettati e, inoltre, il 12% dei lavoratori sono sottopagati.

Intanto Luigi Di Maio ha convocato una riunione a Palazzo Chigi sul tema, dopo aver incontrato i ministri del Movimento sull’agenda del governo. All’incontro dovrebbero partecipare la viceministra all’Economia, Laura Castelli, e la prima firmataria della proposta di legge, Nunzia Catalfo. Parlando con i ministri pentastellati Di Maio ha sottolineato che “il prossimo passo è il salario minimo: restituire dignità a circa tre milioni di lavoratori sottopagati, l’Italia non può restare a guardare”.

In audizione alla Camera parla anche il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, che fornisce alcuni numeri: “Sono 2,9 milioni le persone coinvolte dal salario minimo per un incremento medio annuo di 1000-1073 euro pro-capite e con un incremento del monte salari di 3,2 miliardi”. Il costo per le imprese sarebbe quindi di 4,3 miliardi di euro, mentre per la pubblica amministrazione ci potrebbe essere una “maggiorazione dei costi per acquisto di beni e servizi di 472 milioni di euro”, con un aggravio totale stimato da 700 milioni di euro. Per ciò che riguarda il settore pubblico interviene anche l’Aran, con Pierluigi Mastrogiuseppe, secondo cui questa misura “potrebbe avere un impatto sulla spesa pubblica, visto che alcuni servizi acquistati dalla Pa presentano retribuzioni inferiori”.

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