207 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Licenziato dopo offesa alla Kyenge, ora chiede la carità

Ex consigliere circoscrizionale leghista è stato licenziato dall’azienda locale di trasporti per la “sua inclinazione all’apologia fascista e razzista”.
A cura di Danilo Massa
207 CONDIVISIONI
Immagine

Erano passati appena tre giorni da quando Roberto Calderoli aveva associato la Kyenge ad un orango che Paolo Serafini, consigliere circoscrizionale del Trentino, decise di fargli eco scrivendo sulla sua bacheca Facebook "torni nella giungla", riferendosi al ministro e accompagnando il post con una foto raffigurante alcune scimmie. A Serafini, ex leghista passato poi a Progetto trentino ed ora indipendente, quella frase costò una denuncia e soprattutto il licenziamento del 7 ottobre da Trentino Trasporti, azienda per la quale aveva mansione di autista. A darne notizia è il quotidiano Trentino Corriere Alpi, che riporta lo sfogo del consigliere: "non ho più soldi e vivo con la solidarietà di chi mi porta generi di prima necessità. Spinto da alcuni amici ho aperto una carta Postepay, per chiedere la carità senza farlo di persona".

Il post di Serafini, suggerisce egli stesso, va contestualizzato alla polemica accesa dalla Lega nel momento in cui la Kyenge mostrò l'intenzione di voler visitare i campi Rom di Torino in compagnia del sindaco Piero Fassino. Allora il Ministro dell'integrazione divenne destinatario di critiche scomposte, il che suggerì al consigliere circoscrizionale di dover scrivere, secondo sua stessa descrizione, "qualcosa ad effetto", ma "non per offendere". Le conseguenze di quel post sono andate ben oltre le attese di Serafini, che dichiara di aver poi scritto a Ugo Rossi, presidente della Provincia autonoma di Trento, a Silvio Berlusconi e, il 24 dicembre, alla stessa Kyenge per porgerle le scuse, senza ricevere risposte. Nel frattempo il consigliere Livio Merler ha presentato a  Trentino Trasporti una richiesta di riassunzione sottoscritta da 193 persone. Senza alcun effetto, perché evidentemente la motivazione del licenziamento data quel 7 ottobre vale ancora: "non può sussistere rapporto di fiducia fra datore di lavoro e dipendente vista e considerata la Sua inclinazione all'apologia fascista e razzista".

207 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views