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Le aziende riaprono, ma le scuole no: l’appello dei genitori che non sanno come occuparsi dei figli

A pochi giorni dall’avvio della Fase 2 moltissime persone dovranno tornare a lavoro. Tra queste anche molti genitori che non sanno come prendersi cura dei propri figli, dal momento che le scuole rimangono chiuse. Su Change.org è stata lanciata una petizione da un gruppo di genitori e professionisti che chiede risposte al governo su come gestire lavoro e figli nella seconda fase dell’emergenza coronavirus.
A cura di Annalisa Girardi
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Si avvicina la Fase 2 e con la riapertura di fabbriche e uffici, dal prossimo 4 maggio moltissime persone torneranno a lavoro. Quello delle scuole, invece, è un altro capitolo. Da diversi giorni sembra ormai da escludere definitivamente l'ipotesi di un ritorno in aula a partire dal prossimo mese. Molti genitori che dovranno rientrare a breve a lavoro si chiedono allora che cosa fare con i propri figli, considerando anche le difficoltà di ricorrere ai nonni, che dovranno rimanere ancora a casa e limitare i contatti vista la vulnerabilità delle persone anziane al coronavirus. Per questo è stata lanciata una petizione su Change.org, che ha già raggiunto oltre 23mila firme: "Siamo un gruppo di genitori e lavoratori: medici, insegnanti, impiegati, giornalisti, dirigenti d’azienda, psicopedagogisti, fotografi. Come tanti altri genitori e famiglie che hanno firmato la petizione, ci chiediamo cosa sarà di noi dopo il 4 maggio", si legge.

Nel documento si sottolinea la preoccupazione per il sentimento di incertezza sulla questione scuole, a pochi giorni dall'avvio della riapertura. Un'incertezza, inoltre, alimentata dal silenzio del governo che non ha ancora comunicato nemmeno una bozza di programma: "Una situazione che mette soprattutto le donne, già penalizzate sul mercato del lavoro in quanto a occupazione e remunerazione, in una grave crisi: molte rischiano di dover rinunciare al lavoro per poter seguire i figli, visto che oltretutto i bambini non potranno stare coi nonni, categoria maggiormente a rischio durante questa emergenza", sottolinea la petizione.

Altri Paesi hanno già delineato un piano per il ritorno in aula. Ma in Italia la politica non ha ancora saputo dare risposte in merito: è paradossale, denunciano i genitori che hanno firmato il documento, che a pochi giorni dalla riapertura delle attività lavorative non si sia ancora affrontata la questione dei figli. Che rischiano di essere ulteriormente penalizzati dall'emergenza. Già molti bambini, specialmente nelle famiglie più vulnerabili dal punto di vista economico, sono stati penalizzati nella didattica a distanza per la mancanza di strumenti tecnologici. Ora rischiano di soffrire ulteriormente l'impatto della Fase 2, che al momento non prevede alcun piano per i più piccoli.

La petizione vuole portare al governo cinque richieste. Per prima cosa, che venga immediatamente aperta una discussione pubblica sul tema scuola, "con particolare riferimento alle conseguenze dell’assenza della didattica – quella on line non è che un pallido surrogato e non riguarda la fascia più fragile dei bambini tra 0 e 6 anni – per i bambini, così come sulla possibilità di una riapertura diversa delle scuole". Si richiede particolare attenzione ai bambini più piccoli, per cui la didattica a distanza è praticamente impossibile. "Si rischia di accumulare lacune rispetto al linguaggio e alla socialità che non sono recuperabili", si prosegue, evidenziando che le esperienze dei bambini fino ai sei anni siano fondamentali per lo sviluppo psichico, relazionale e sociale dell'individuo: "I bambini e i ragazzi sono cittadini italiani, che vantano diritti costituzionali speciali rispetto ad altre categorie sociali: dovrà essere dunque rispettata la Costituzione, non chiediamo niente che già non rientri nel Diritto".

I genitori chiedono anche le motivazioni scientifiche alla base della chiusura delle scuole. Infatti, si sottolinea che se il comitato tecnico-scientifico è stato in grado di approvare un piano per la riapertura in sicurezza delle aziende, ci devono essere almeno delle ipotesi su un ritorno a scuola in sicurezza: "Vogliamo sapere se i reali motivi per una mancata riapertura sono scientifici oppure pratici, il che non vuol dire meno seri. Ma dovrebbe cambiare almeno, se il problema è solo organizzativo, la comunicazione alle famiglie". Se la chiusura dovesse essere confermata, allora si chiede al governo, tramite la petizioni, quali sono le soluzioni messe in campo a sostegno di quei genitori che devono tornare a lavoro. Dal momento che i centri estivi probabilmente non potranno essere avviati quest'anno, per la stessa ragione secondo cui le scuole rimangono chiuse, che le baby-sitter hanno un costo elevatissimo, e che i nonni non potranno occuparsi dei nipoti, chi si occuperà dei bambini mentre i genitori tornano a lavoro?

Si pretende anche un'attenzione particolare per tutte le famiglie dove ci sono bambini che soffrono di qualche patologia e che per questo normalmente frequentano centri alternativi. E infine, nella petizione si sottolinea anche il problema economico che stanno attraversando gli asili e le scuole di infanzia private. Con il prolungamento della chiusura, si presume che molte strutture non sopravviveranno al lockdown: ci sarà una risposta statale in grado di pensare ai bambini le cui scuole private chiuderanno? "Si sono tirati fuori molti soldi per i lavoratori e per le imprese e si continua a discutere di come erogarne altri. Ma oggi è tempo di occuparsi anche dei bambini, di ripartire dai loro bisogni. Che sono esigenze primarie non così difficili da garantire. A patto, ovviamente, che si mettano quei bambini come priorità, e non, come da sempre in Italia, come ultimi insieme ad altri ultimi. È questo ciò che, in definitiva, chiediamo al Governo. Per il presente e il futuro", conclude la petizione.

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