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Opinioni

La politica si ricorda dei braccianti sfruttati nei campi solo quando muoiono

I presidenti di Puglia e Calabria hanno firmato delle ordinanze che vietano il lavoro nei campi nelle ore più calde. La decisione è stata presa dopo la morte di Fantamadi Camara e altri due braccianti negli ultimi giorni a causa del caldo. La politica ancora una volta si ricorda degli ultimi solo quando diventano un problema, cioè quando muoiono. Nessuno che intervenga per tutelare le condizioni di esseri umani ridotti in schiavitù per raccogliere la frutta e la verdura che arriva sulle nostre tavole. Oggi lo Stato è complice di questa violazione della Costituzione “a casa nostra”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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In Italia, nel 2021, un ragazzo di meno di trent'anni muore di caldo. Perché? Perché era trattato come uno schiavo, pagato come uno schiavo e costretto a lavorare come uno schiavo. La negazione del problema che avviene tutti i giorni, nell'ipocrisia generale, è una violazione dei diritti umani. Perché di diritti nei campi si parla poco e quando se ne parla la politica allarga metaforicamente le braccia fino a che non ci scappa il morto. Così, dopo la tragedia di Fantamadi Camara, morto dopo una lunga giornata nei campi con una temperatura che sfiorava i 40 gradi, Puglia e Calabria hanno deciso di vietare il lavoro dei braccianti agricoli nelle ore più calde della giornata. Prima Michele Emiliano e poi Nino Spirlì hanno firmato delle ordinanze che saranno in vigore fino al 31 agosto. Ma non basta. Anzi, è ridicolo.

La politica si ricorda degli ultimi solo quando diventano un problema, cioè quando muoiono. Ma poco e nulla è stato fatto negli anni per arginare il fenomeno del caporalato o per fermare le decine di migliaia di esseri umani costretti a lavorare nei campi per pochi euro l'ora o con il cibo raccolto. Persone ridotte in schiavitù a pochi chilometri dalle grandi città, dentro casa nostra, dove la Costituzione dovrebbe essere rispettata e fatta rispettare. Ma quando si tratta degli invisibili è facile dimenticarsene.

La destra ne parla solo quando fa comodo e solo in termini di sicurezza, con Salvini che continua a ripetere che chi arriva in Italia è un clandestino che vuole 30 euro al giorno per non fare nulla, non un rifugiato che finirà sfruttato nei campi a lavorare, massacrato 12 ore al giorno sotto il sole per pochi euro. La sinistra si riempie la bocca quando capita, ma nel concreto non fa nulla. È esemplare la regolarizzazione dei migranti voluta dalla ministra Bellanova un anno fa: pochissime le domande arrivate dai braccianti agricoli, molti dei quali sono stati ricattati dai datori di lavoro, che hanno chiesto migliaia di euro per regolarizzarli. Un provvedimento fatto in fretta, scritto male e annunciato con tanto di lacrime di gioia della ministra che profumano di beffa.

La narrazione tossica della destra sull'immigrazione non tiene conto del fatto che ci sono circa 180mila braccianti agricoli irregolari sfruttati nei campi dai caporali. È grazie a loro che la frutta e la verdura arriva nei mercati e sulle nostre tavole. Il segretario del Partito Democratico, Enrico Letta, parla di accogliere più migranti perché abbiamo bisogno di manodopera. Nessun passo concreto viene fatto, però, in termini di diritti. Le norme sul lavoro e sull'immigrazione sono state distrutte negli ultimi vent'anni, così chi arriva in Italia finisce schiavo della criminalità senza avere altra scelta, con i caporali che continuano ad agire impuniti. Perché si sa cosa succede nei campi, ma nessuno fa nulla.

L'agroalimentare produce un giro d'affari da centinaia di miliardi di euro ogni anno ed è un settore fondamentale per l'Italia. Quei soldi, però, sono sporcati dalle condizioni disumane in cui sono costretti a lavorare i braccianti. Mentre chi propone di riformare l'intera filiera e istituire una patente del cibo, come il sindacalista Aboubakar Soumahoro, non viene ascoltato. Nel frattempo oltre a Fantamadi Camara sono morte altre due persone nei campi in Puglia. Ma è più facile ignorare questa violazione quotidiana dei diritti umani, nascondersi dietro a un dito e firmare ordinanze per evitare che muoiano ancora di caldo nelle ore centrali della giornata. In Italia, nel 2021.

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Giornalista, mi occupo di politica su Fanpage.it. Appassionato di temi noiosi, come le storie e i diritti degli ultimi: dai migranti ai giovani lavoratori sfruttati. Ho scritto "Il sound della frontiera", un libro sull'immaginario americano e la musica folk.
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