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La consigliera veneta Bigon rimossa dal suo ruolo nel Pd dopo aver affossato la legge sul fine vita

La consigliera regionale in Veneto è stata rimossa dal suo ruolo di vicesegretaria provinciale del Pd a Verona, dopo aver espresso il voto decisivo per la bocciatura della legge sul fine vita.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Nel Partito Democratico scoppia un nuovo caso sul fine vita. La decisione di Anna Maria Bigon, consigliera regionale in Veneto, di astenersi sulla proposta di legge sul suicidio assistito fortemente appoggiata dal presidente leghista Luca Zaia, ha aperto una crepa nei rapporti tra anime dem che rischia di diventare rapidamente un abisso. Dopo il caso della legge sul fine vita bocciata dal consiglio regionale veneto – la cui votazione è terminata con 25 favorevoli e 22 contrari, ma per via dei tre astenuti, che si sono sommati agli sfavorevoli, non è passata – si è parlato a lungo della posizione di Bigon. È stata l'unica, nel Pd, ad astenersi, risultando così decisiva. Insomma, se avesse seguito le indicazioni del suo gruppo, la legge sarebbe passata.

Sul fine vita, così come su molti altri temi, nel Partito Democratico ci sono visioni differenti. Sono quelle rappresentate dalle ormai celebri correnti, alcune delle quali non hanno preso bene la notizia arrivata oggi. Bigon, infatti, è stata rimossa dal suo incarico di vicesegretaria provinciale del Pd a Verona. "Abbiamo appreso della decisione del segretario provinciale del Pd di Verona, Franco Bonfante, di sollevare dal suo ruolo Bigon – scrivono in una nota congiunta i vertici dem in Regione e al Nazareno, il segretario del Veneto Andrea Martella e il responsabile nazionale dell'organizzazione del Pd Igor Taruffi – Scelta che non è frutto di decisioni nazionali e regionali, ma compiuta da Bonfante in totale autonomia".

In serata sono arrivate le prime, durissime, repliche interne: "La decisione del segretario provinciale di Verona di revocare l'incarico di vice ad Anna Maria Bigon motivata come ‘conseguenza politica' della sua scelta in aula è un brutto segnale – commenta il senatore Graziano Delrio – È certamente decisione sua, come rivendica e come chiarito dai vertici regionali e nazionali del partito, ma resta inammissibile che si voglia processare una persona per le sue idee e non può essere accettato. Ad Anna Maria confermo la mia vicinanza e condivisione per le scelte compiute in piena libertà".

"Non ho personalmente condiviso la decisione di Anna Maria Bigon ma su un tema come il fine vita nel Partito Democratico l'esercizio della libertà di coscienza non può essere punito – twitta la deputata Debora Serracchiani – Rispetto l’autonomia del livello provinciale, ma chiedo al segretario del Pd veronese di ripensarci".

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