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Manovra economica 2023

La Lega vuole usare la manovra per mettere in carcere chi va all’estero per la maternità surrogata

Il senatore leghista Simone Pillon ha presentato un emendamento alla manovra per punire le coppie che vanno all’estero per accedere alla maternità surrogata o alla fecondazione eterologa.
A cura di Marco Billeci
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Riecco Pillon. Dopo aver "vinto", con l'aiuto dei franchi tiratori, la battaglia sul ddl Zan, con tanto di esultanza scomposta in aula, il senatore leghista è pronto per una nuova crociata. Quella contro il cosiddetto "turismo riproduttivo". Fumo negli occhi, per il politico ultrà della famiglia tradizionale e fondamentalista cattolico, che ora cerca di impedire i viaggi delle coppie all'estero, nei Paesi dove pratiche come la fecondazione eterologa o la maternità surrogata sono consentite. Oltre al merito, è discutibile anche lo strumento scelto da Pillon per condurre la sua battaglia: un emendamento alla legge di bilancio. Non si capisce cosa c'entri con i conti dello Stato, la richiesta di punire chi va fuori dai confini per cercare di diventare padre o madre.

L'emendamento presentato da Pillon e firmato anche dai colleghi di partito Ferrero, Faggi, Testor, Tostatto è tra quelli "segnalati" dalla Lega, è cioè una delle richieste di modifica alla legge di bilancio, prioritarie per il partito di Salvini. Il testo si compone di cinque punti. Al primo, i firmatari propongono di introdurre nel codice penale i divieti e le sanzioni previsti dalla legge sulla fecondazione assistita, rendendo così le condotte sanzionate da quella legge un vero e proprio reato penale. Soprattutto, viene previsto un notevole innalzamento delle pene per chi "in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità". Per queste persone, comprese, pare di capire, anche quelle che si rivolgono a Paesi dove queste pratiche sono legali, sarebbe prevista in Italia la reclusione da tre a sei anni e una multa da 800.000 a un milione di euro.

Non solo. Il terzo punto della proposta di Pillon è il divieto per l'ufficiale di stato civile di iscrivere o trascrivere atti di nascita che riportano due persone dello stesso sesso o  più di due persone, anche se di sesso diverso. Tradotto, se l'emendamento fosse approvato, le anagrafi comunali non potrebbero più riconoscere i figli di coppie omosessuali che hanno optato per la maternità surrogata o i nati da fecondazione eterologa all'estero, cosa che oggi invece accade in diversi Comuni, pur in assenza di una normativa precisa. Inoltre, coloro che dichiarano la propria paternità o maternità su un minore dovrebbero autocertificare  il proprio legame biologico con esso.

C'è da dire che l'emendamento della Lega ha poche speranze di superare l'esame del Senato, sia perché appunto sembra palesemente estraneo alla materia della manovra sia perché difficilmente in ogni caso potrebbe trovare i voti necessari all'approvazione. Se invece Pillon dovesse riuscire nel suo blitz, il senatore sarebbe disposto a far spendere allo Stato 2 milioni di euro all'anno, per assicurarsi che gli Uffici Anagrafe possano verificare le informazioni fornite ed evitare aggiramenti della normativa. Soldi, si specifica nel testo della Lega, da sottrarre al Fondo Sociale per l'Occupazione e la Formazione. Insomma, per il leghista la priorità dell'Italia non è certo il tasso di disoccupazione, ma ostacolare la natalità, in un Paese che secondo i recenti dati Istat nel 2020 ha segnato il record negativo di nascite dall'Unità d'Italia.

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