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Perché ci sono le commissioni quando paghiamo con carta, e come Giorgia Meloni potrebbe eliminarle

Nel secondo episodio degli Appunti di Giorgia, il presidente del Consiglio ha parlato del tetto del contante e del perché lo Stato non può cancellare le commissioni dai pagamenti digitali.
A cura di Valerio Berra
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“Attenzione a continuare ad abbassare il denaro contante e costringere a pagare con la moneta elettronica. Ha un problema di commissioni, essendo moneta privata è sempre un servizio offerto”. Gli Appunti di Giorgia, episodio due. Giorgia Meloni ha pubblicato nelle scorse ore un video in cui difende la scelta del governo di aumentare il tetto dei pagamenti con il contante. Nel suo intervento parla di moneta elettronica, moneta privata e di commissioni obbligatorie per tutti i pagamenti che non avvengono attraverso un contante.

Una breve cronologia. Attualmente il tetto per i pagamenti in contanti è fissato a 2.000 euro. Il 1° gennaio del 2023 questa soglia doveva dimezzarsi ed arrivare così a 1.000 euro, un lascito dell’ultimo governo infilato come emendamento durante il processo di conversione in legge del decreto Milleproroghe. Nelle ultime settimane il governo guidato da Giorgia Meloni ha impresso una virata, spingendo il tetto del contante verso i 10.000 euro, poi aggiustandosi a 5.000 euro.

La differenze tra servizio privato e moneta privata

Carlo Alberto Micheli è un fiscalista, esperto di criptovalute e in generale di tutto quello che riguarda il mondo dei pagamenti elettronici. Insieme a lui abbiamo provato a capire quali sono i processi di pagamento a cui si riferisce Meloni. Partiamo dal ruolo della banca: “La banca non eroga una moneta diversa da quella corrente. La valuta che utilizza sono sempre gli euro. Quello che però una banca può garantire è un servizio di pagamento e noi paghiamo per quel servizio”. Più che una "moneta privata”, si capisce meglio questo concetto parlando di “servizio privato".

Quando paghiamo con il Pos quindi non siamo noi che ci occupiamo di fatto del pagamento ma paghiamo una banca per farlo. E per questo quando paghiamo esistono delle commissioni. In questo senso, secondo Micheli, bisogna intendere le parole di Meloni secondo cui sarebbe “incostituzionale” per lo Stato togliere le commissioni: “Il diritto è una scienza argomentativa. Anche io sono d’accordo sul fatto che lo Stato non potrebbe obbligare un privato, come la banca, a erogare gratis un servizio, come i pagamenti elettronici”.

In questo senso quindi, togliere le commissioni dai pagamenti con il Pos sarebbe anticostituzionale, visto che l’articolo 41 della Costituzione spiega: “L'iniziativa economica privata è libera".

Il passaggio all’euro digitale

Un strada per eliminare le commissioni sui pagamenti elettronici però esiste: si tratta dell’euro digitale, anche se ora è un progetto ancora in fase primordiale. Come ricorda Agenda Digitale, il 7 novembre la presidente della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde ha presentato l’euro digitale con queste parole: “L’euro digitale non è un progetto a sé stante, limitato al settore dei pagamenti. Si tratta piuttosto di un’iniziativa veramente europea che tocca varie politiche e investe la società nel suo complesso”. Con un’estrema semplificazione, l’euro digitale sfrutterebbe la stessa filosofia delle criptovalute ma non la stessa tecnologia.

Al momento però, spiega Micheli, le domande su come la Bce implementerà questa valuta sono ancora parecchie: “L’euro digitale consentirebbe il passaggio di denaro da un soggetto all'altro, bisogna capire però se ci sarà un intermediario e quale sarà. Con un QR Code, potremo scambiare del denaro senza intervento della banca. Si dovrà capire anche come verranno gestiti i Wallet, i portafogli elettronici che dovranno custodire queste monete”.

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