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Ius soli, news sulla riforma della cittadinanza

Ius soli, Mdp sfida Gentiloni: “Parlamento resti aperto ad agosto per approvarlo o non si farà mai più”

Il rinvio della discussione sullo Ius Soli annunciato da Gentiloni porta malumori nella maggioranza. “Resta il dispiacere per non essere riusciti a dare una risposta a una richiesta di riconoscimento di diritti”, scrive il presidente del Pd Matteo Orfini.
A cura di Stefano Rizzuti
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Lo Ius Soli "non si farà mai più": così la pensa Arturo Scotto, deputato di Mdp e sostenitore dell'approvazione della legge sulla cittadinanza. Parlando con Fanpage.it, Scotto torna sulle parole del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e sulla sua volontà di rinviare la discussione dello Ius Soli all'autunno: "È evidente che con questo rinvio a ottobre non si farà mai più lo Ius Soli, perché a ottobre si farà la sessione di bilancio, molto probabilmente ci saranno altri provvedimenti importanti come la legge elettorale, altre questioni che emergeranno: lo Ius Soli finirà nel dimenticatoio". Il deputato di Mdp lancia allora una proposta alle forze parlamentari:  "Se il tema sono i tempi per l’approvazione, come ha detto Gentiloni, si può anche votare il provvedimento ad agosto, il Parlamento resti aperto per approvarlo perché i diritti hanno la precedenza su tutto". Il rischio, secondo Scotto, è che "a ottobre ci saranno altre incombenze e quello che ha detto il presidente del Consiglio ora verrà ripetuto. Dubito fortemente che il Senato a ottobre, a tre mesi dalla campagna elettorale, si metta a fare una operazione del genere".

Scotto sottolinea che Mdp chiederà in conferenza dei capigruppo al Senato di andare avanti. "È solo una dichiarazione del presidente del Consiglio – argomenta – ma come si sa, in questo Paese c'è una divisione dei poteri e il Parlamento può con la sua autonomia decidere di continuare, noi saremo su questa posizione". L'ipotesi che la discussione ad agosto del provvedimento sullo Ius Soli sia vana a causa del clima difficile che si è creato all'interno della maggioranza non preoccupa Scotto, secondo cui questo clima "non è legato al merito del provvedimento: deriva da una crisi economica e sociale che produce in questo passaggio storico una domanda di protezione da parte dei cittadini e questa domanda di protezione è indirizzata contro gli ultimi e le persone più fragili, perché c’è chi soffia sul fuoco. Il tema è l’uguaglianza. Se un cittadino si sente trattato male e immagina che venga privilegiato qualcun altro è perché non ci sono politiche di uguaglianza ed equità, la sfida che dovremmo intraprendere è questa qua".

Il problema politico è "molto semplice: la destra sta giocando col fuoco", sostiene Scotto spiegando che queste forze politiche si basano su un sistema che vuole "alimentare tensioni e paura":  "Ci troviamo di fronte a una operazione costruita ad arte e che fonda le radici dentro queste debolezze. La sinistra non dovrebbe farsi dettare l’agenda dalla destra, quando accade questo i cittadini scelgono sempre l’originale". E su questo l'esponente di Mdp fa riferimento al linguaggio utilizzato da Matteo Renzi: "C’è un adeguamento del messaggio, aiutarli a casa loro è un messaggio in cui l’agenda della destra è più credibile. Quando c'è un adeguamento dell'agenda di sinistra con l'agenda della destra, si induce i cittadini a pensare che le proposte della destra siano più credibili semplicemente perché le ha sdoganate la sinistra".

Scotto rimprovera Renzi sul tema sostenendo di aver "sempre pensato che su un punto Renzi teneva sul piano culturale: quello contro gli ‘imprenditori' della paura, contro i Salvini e i Grillo, soprattutto sul terreno dell'immigrazione nonostante lui abbia responsabilità significativa come lo smantellamento di Mare Nostrum". Secondo il deputato di Mdp, "sul punto culturale Renzi ha sempre retto, oggi vedo uno slittamento pericoloso, a casa loro è uno slogan della destra, insidioso, perché non fa i conti con le grandi trasformazioni che attraversano l’Italia e il mondo".

La politica non deve seguire i sondaggi sullo Ius Soli, secondo Scotto: "Se la politica si mette sempre a inseguire i sondaggi non diventa più nulla. Scelte che apparivano impopolari nella società italiana in passato sui diritti civili, perché facevano fare un salto in avanti troppo grande – penso al divorzio, l’aborto ma anche alle unioni civili – poi si sono rivelate molto popolari. La politica deve guidare, non devono essere i sondaggi a farlo".

"Ho l’impressione che anche questa volta Alfano rischi di essere uno specchietto per le allodole", aggiunge ancora Scotto ragionando sulla possibilità che il Pd ha ceduto di fronte a una sorta di ricatto di Alfano e del suo partito. "Questo ingrediente c'è – spiega – ma, come è del tutto evidente, quando il Pd ha preso scelte importanti che hanno portato uno spostamento del partito sul piano culturale, e penso a Jobs Act, buona scuola e sblocca Italia, Alfano era un attore secondario. Un alleato che portava i voti ma che non sedeva al tavolo delle decisioni". Secondo Scotto c'è una "decisione presa in maniera molto lucida a spostare e mettere su un binario morto un provvedimento che oggi probabilmente considerano impopolare".

La delusione di Matteo Orfini

L'amarezza e il timore di Scotto sembrano essere condivisi anche da qualcuno nel Pd. Su tutti, dal presidente del partito Matteo Orfini, che il giorno prima delle parole di Gentiloni aveva ribadito che sullo Ius Soli si sarebbe andato avanti nonostante la perdita di voti. Orfini torna sull'argomento questa mattina con un post su Facebook: “Come la penso sullo Ius Soli è noto. Cosa penso della scelta di rinviare è dunque facilmente intuibile. Ma su una cosa bisogna essere chiari: dire andiamo a settembre, facciamo qualche modifica e poi lo approviamo – come sostiene qualcuno nella maggioranza di governo – significa far saltare la legge, rinvio dopo rinvio".

"Resta il dispiacere profondo per non essere ancora riusciti a dare risposta a una sacrosanta richiesta di riconoscimento di diritti negati", lamenta poi Orfini pur sottolineando che Gentiloni "ha detto una cosa diversa", ovvero che il provvedimento va approvato dopo l'estate, costruendo le condizioni per farlo: "Lavoro che a questo punto spetta al presidente del Consiglio fare e che sono certo farà con la abituale saggezza". Per Orfini, però, resta "l'amarezza di veder festeggiare chi sulla pelle di quei bambini ha scatenato una indegna gazzarra razzista. Ma noi non ci arrendiamo e continuiamo a lavorare per portare a casa l'approvazione di una legge che renderà più forte e più giusto il nostro paese", conclude.

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