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Il Veneto vuole vietare per legge burqa e niqab in tutta Italia

La proposta arriva dalla Lega Nord e vuole integrare le norme penali che vietano il “travisamento del volto senza giustificato motivo” nei luoghi pubblici. Martedì prossimo ci sarà il voto finale dell’assemblea regionale. Prevista la reclusione da 4 a 12 mesi con multa da 10 mila a 30 mila euro per chi, con violenze e minacce, costringa le donne di religione islamica all’occultamento del volto.
A cura di Claudia Torrisi
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Burqa vietato a Sesto San Giovanni

In Veneto è in discussione una proposta per vietare in Italia burqa e niqab, come già succede in Francia e Belgio. Il consigliere regionale della Lega Nord, Alberto Villanova, l'ha illustrata in questi giorni e martedì prossimo ci sarà il voto finale dell'assemblea regionale. Poi si passerà al Parlamento.

La proposta vuole integrare le norme penali (tra cui la legge 152/1975) che vietano il "travisamento del volto senza giustificato motivo" nei luoghi pubblici, aggiungendo all'elenco in cui figurano caschi e passamontagna anche burqa e niqab, e prevedendo la pena della reclusione da quattro a dodici mesi con multa da 10 mila a 30 mila euro per chi, con violenze e minacce, costringa le donne di religione islamica all’occultamento del volto.

"Questo Progetto di Legge intende far chiarezza, per ragioni di sicurezza, sulla disciplina applicabile in tema di riconoscibilità delle persone e di mezzi per l’occultamento del volto", ha spiegato il relatore Villanova, secondo cui occorre "puntualizzare il concetto relativo ai mezzi idonei a travisare o mascherare il volto visto che la legge vigente parla esclusivamente di caschi protettivi e poi, genericamente, accenna a qualsiasi altro mezzo idoneo. Con la nostra proposta indichiamo come mezzi idonei anche indumenti particolari, come il burqa e il niqab che per le loro caratteristiche rendono di fatto impossibile il riconoscimento delle persone".

Nonostante il Consiglio di Stato si sia espresso nel 2008 sull'interpretazione della clausola "senza giustificato motivo" facendovi rientrare la matrice religiosa o culturale, negli anni alcune amministrazioni locali hanno agito contro donne che coprivano il volto con il velo. Ad esempio a Novara è stata comminata una multa di 500 euro a una donna che era entrata in un ufficio postale con il burqa. In Lombardia, invece, esiste un divieto di entrare a volto coperto nelle strutture regionali, tra cui anche gli ospedali.

La proposta del consigliere veneto ha raccolto a livello nazionale il favore delle destre. Barbara Saltamartini, deputata leghista, si è detta "assolutamente d'accordo perché il velo integrale è simbolo di oppressione e sottomissione, che limita la libertà della donna". Il burqa e il niqab, ha aggiunto, "sono la negazione dei valori fondanti della società occidentale. Sino a quando le comunità islamiche non sottoscriveranno le intese con lo Stato italiano e non riconosceranno la parità uomo-donna come uno dei principi cardine della nostra società, nessun dialogo sarà mai possibile". Dello stesso avviso anche la deputata di Forza Italia Daniela Santanché secondo cui questa è "la strada giusta": "Giace in Parlamento (correva l’anno 2007) la mia prima proposta di legge per vietare il burqa su tutto il territorio nazionale. Ho provato una volta a indossarlo ed è una prigione portatile. Sarebbe una legge di liberta perché la maggioranza delle donne lo mette per costrizione e non per convinzione".

Dal Partito democratico, invece, sono arrivate critiche alla proposta che, secondo Alessia Morani, componente della commissione Giustizia, non è altro che "l'ennesimo provvedimento di pura propaganda della Lega che rimbalza dalla Lombardia al Veneto". La deputata Pd ha ricordato che "esiste già una legge nazionale e non è necessario altro. Evidentemente la campagna elettorale permanente di Matteo Salvini non si ferma neppure di fronte alla evidente inutilità delle azioni dei suoi rappresentanti istituzionali. L'importante per il Carroccio è mostrare la faccia feroce, poi se non serve a niente non importa". Secondo i consiglieri del Movimento 5 stelle "il codice penale punisce già queste fattispecie, non servono appendici anti-islamiche". Tra l'altro, "finora lo 0% delle proposte regionali si sono tradotte in leggi dello Stato, stiamo discutendo un tema per altro importante nel posto sbagliato".

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