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Il sindaco leghista di Riace Antonio Trifoli dichiarato decaduto

Antonio Trifoli, il sindaco leghista, eletto dopo Mimmo Lucano alle Amministrative di Riace, è ufficialmente decaduto dalla sua carica. Lo ha stabilito il tribunale di Locri che ha giudicato la sua candidatura illegittima in quanto Trifoli come dipendente a tempo determinato del Comune non aveva diritto ad accedere all’aspettativa non retribuita per motivi elettorali.
A cura di Francesco Di Blasi
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Antonio Trifoli, il sindaco leghista, eletto dopo Mimmo Lucano alle Amministrative di Riace, è ufficialmente decaduto dalla sua carica. Lo ha stabilito il tribunale di Locri che ha giudicato la sua candidatura illegittima in quanto Trifoli era dipendente comunale. Come dipendente a tempo determinato del Comune non aveva diritto ad accedere all’aspettativa non retribuita per motivi elettorali. Inoltre, Trifoli, avendo lavorato come vigile urbano secondo il Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali non poteva candidarsi nel Comune in cui ha svolto le proprie mansioni.

Dopo oltre un mese dall'udienza i giudici hanno quindi accolto i ricorsi presentati da Maria Spanò, ex candidata sindaco della lista “Il cielo sopra Riace” e da una parte di cittadini che avevano contestato la candidatura del candidato leghista, sospettando delle irregolarità che adesso sono state confermate.

La sentenza di dodici pagine presentata dai giudici ha dichiarato immediatamente decaduto Trifoli. Tuttavia non si tratta di una sentenza immediatamente esecutiva perché la sua efficacia rimane sospesa fino alla celebrazione dell’eventuale appello. La Prefettura tuttavia, che già si era costituita parte in giudizio contro Trifoli, adesso potrebbe decidere di procedere in tempi brevi al commissariamento del comune italiano.

Antonio Trifoli, come uno dei suoi ultimi atti aveva fatto chiudere un ambulatorio medico gratuito che offriva assistenza a migranti e cittadini indigenti. L'ambulatorio sociale Jimuel era formato da medici volontari che erano stati invitati a trasferirsi in un altro locale, che però non era abilitato. In quell'occasione, Isidoro Napoli, responsabile della struttura, aveva commentato: "Non abbiamo mai chiesto a nessuno la dichiarazione dei redditi, aprivamo a tutti. La scelta fatta dall'amministrazione danneggia le fasce più deboli della popolazione".

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