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Il sindaco-carabiniere candidato FDI nelle Marche che si crede sceriffo e mette alla gogna un presunto ladro

Il sindaco di Colli del Tronto e carabiniere Andrea Cardilli, candidato regionale per FDI nelle Marche, ha pubblicato sui social la foto di un sospetto ladro. Il post, rimosso poco dopo, viola una serie di leggi dopo aver scatenato polemiche politiche potrebbe causare a Cardilli possibili guai legali. Ora infatti c’è chi accusa il sindaco di credersi “sceriffo”.
A cura di Davide Falcioni
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Sindaco in carica del comune di Colli del Tronto (Ascoli Piceno); membro dell'Arma e Segretario Nazionale USIC (Unione Sindacale Italiana Carabinieri); infine candidato di Fratelli D'Italia alle prossime elezioni regionali delle Marche a sostegno di Francesco Acquaroli. È il "curriculum" di Andrea Cardilli, romano di nascita, marchigiano d'adozione, "folgorato sulla via di Damasco" da Giorgia Meloni dopo un breve passato anche nelle fila del centrosinistra (IDV). Ebbene, Cardilli è stato protagonista ieri di un'iniziativa destinata a far discutere. E, forse, anche a causargli qualche guaio con la giustizia.

In piena campagna elettorale per un posto da consigliere regionale ad Ancona, il primo cittadino piceno e carabiniere ha indossato anche i panni di "sceriffo" e ha pubblicato sui social la foto a volto scoperto di un uomo sospettato – e forse neanche formalmente indagato – di aver commesso dei furti d'appartamento nel suo territorio. "Questo è il soggetto che continua a fare i furti nelle abitazioni più isolate e verso la campagna… va sempre a piedi oppure con scooter insieme ad altra persona". Infine l'appello in (quasi) perfetto stile far west: "Se vi capita di vederlo in giro contattatemi oppure chiamate il 112″.

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Poche ore dopo essere stato pubblicato in un gruppo Facebook con quasi 2.500 iscritti, il post con la foto del presunto ladro è stato rimosso. E non è escluso che a chiederne la rimozione possa essere stato lo stesso Cardilli, temendo conseguenze. Come è noto, un rappresentante delle istituzioni – carabiniere e per di più sindaco – non può pubblicare sui social la foto con volto scoperto di una persona sospettata di aver commesso un reato.

Come Cardilli dovrebbe sapere, infatti, la presunzione di innocenza, sancita dalla Costituzione, impedisce di presentare come colpevole chi non è stato ancora neanche giudicato. Inoltre, la normativa sulla protezione dei dati personali vieta la diffusione di immagini di sospettati al di fuori delle procedure ufficiali, che spettano soltanto agli uffici competenti e non certo a un candidato in campagna elettorale. L’Arma dei Carabinieri, infine, prevede regolamenti molto chiari sull’uso dei social: un militare non può rendere pubbliche informazioni o fotografie relative a indagini o persone coinvolte in procedimenti penali. Ma non si tratta solo di un problema "interno" all’Arma. Indossando anche la fascia tricolore, Cardilli rappresenta l'autorità politica e amministrativa di riferimento per la comunità di Colli del Tronto. Il sindaco e candidato FDI rischia ora conseguenze disciplinari e penali: dalla violazione della privacy alla diffamazione, senza dimenticare l'abuso d'ufficio.

Stralcio del modello "Privacy" dell’Arma dei Carabinieri
Stralcio del modello "Privacy" dell’Arma dei Carabinieri

In attesa di possibili sviluppi il caso diventa politico. Fonti dell' opposizione consiliare ricordano che "pubblicare sui social la foto a volto scoperto di una persona definendola ‘ladro' non è un atto di responsabilità istituzionale ma una scelta avventata e strumentale" perché "un primo cittadino ha il dovere di collaborare con le forze dell’ordine, non di sostituirsi a esse. La sicurezza non può essere trattata come materiale da campagna elettorale. Non a caso, poche ore dopo, il post è stato rimosso: segno evidente di quanto fosse scorretto e rischioso quell’atto".

Secondo l'opposizione "si è trattato di una mossa chiaramente finalizzata a guadagnare visibilità. Invece di proteggere la comunità, si è voluto usare la paura dei cittadini per conquistare qualche titolo di giornale. Ancora più grave è che il sindaco in questione è anche un appartenente alle forze dell’ordine. Chi indossa una divisa conosce bene le regole: l’identificazione e la diffusione delle immagini dei sospetti spettano esclusivamente alla magistratura e agli organi di polizia, mai a singoli amministratori. La sua professione richiede equilibrio e rispetto delle procedure, non esternazioni che rischiano di ledere la dignità delle persone e di compromettere indagini in corso".

Infine una critica a Fratelli D'Italia, partito a cui appartiene (da poco) anche Cardilli, che "invoca da sempre uno ‘Stato di polizia'. Ecco il risultato: un sindaco che si arroga il diritto di indicare pubblicamente il ‘colpevole', senza processo, senza garanzie, trasformando la paura in consenso politico. Ma lo Stato di diritto funziona diversamente: con le regole, con la magistratura, con le forze dell’ordine, non con i post sui social a caccia di applausi".

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