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Il procuratore Paci spiega perché limitare le intercettazioni è un regalo che il governo farà alla mafia

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio vuole limitare le intercettazioni su reati comuni per evitare “costi esorbitanti” assicurando che quelle legate alle indagini sulla criminalità organizzata non sono in discussione. Ma se così fosse le indagini di mafia sarebbero veramente al sicuro da qualsiasi cambiamento?
A cura di Giorgia Venturini
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Limitare le intercettazioni per ridurre i costi. Limitare le intercettazioni per ridurre l'abuso su reati minori. Assolutamente indispensabili, e quindi intoccabili, le intercettazioni nella lotta alla mafia e al terrorismo. Può essere riassunta così l'intenzione del ministro della Giustizia Carlo Nordio di cambiare quel sistema investigativo che ha permesso negli anni di arrestare criminali e latitanti. Le sue intenzioni le ha affidate a un discorso in Parlamento puntando sul fattore economico e sulla privacy: "Costi esorbitanti" e "diffusioni alla stampa di segreti individuali e intimi che non hanno niente a che fare con le indagini". Ma è veramente così?

La risposta arriva da molti procuratori. Prima tra tutti il procuratore capo di Palermo, Maurizio De Lucia, che ha sottolineato più volte l'importanza delle intercettazioni nelle indagini che hanno portato all'arresto di Matteo Messina Denaro. E ancora, il membro del Consiglio Superiore della Magistratura Nino Di Matteo a Fanpage.it ha sostenuto che "le intercettazioni sono e devono restare uno strumento fondamentale, non solo per il contrasto alle mafie ma anche per il contrasto alla criminalità comune e alla criminalità dei cosiddetti colletti bianchi".

Insomma, distinguere reati di mafia da reati comuni in tema di intercettazioni non può che essere un regalo che il governo può fare alla criminalità organizzata. Perché? Basti pensare come alcune indagini per mafia siano iniziate con l'intercettazione su reati "comuni", come bancarotta fraudolenta o ricettazione. Eppure il ministro della Giustizia, da ex magistrato, dovrebbe saperlo.

Così come non può aver dimenticato che grazie alle intercettazioni la Giustizia è riuscita a confiscare patrimoni da milioni, se non miliardi, di euro. Denaro che non fa altro che rigonfiare la casse dello Stato. E qui si risolverebbe anche il problema dei "costi esorbitanti". A quale spreco di denaro pubblico quindi si riferisce il governo?

A spiegare a Fanpage.it quello che sta accadendo e a spiegare l'importanza delle intercettazioni è il procuratore capo di Reggio Emilia, Calogero Gaetano Paci, già procuratore a Palermo e Reggio Calabria nonché coordinatore di importanti indagini che hanno portato all'arresto di latitanti della criminalità organizzata in tutta Italia.

Procuratore come vede la decisione del ministro Nordio?

Penso che limitare le intercettazioni sia una decisione completamente sbagliata. La nostra classe politica dovrebbe prendere atto che il sistema italiano delle intercettazioni è tra i più garantiti al mondo. E non lo dico io, ma lo dice lo stesso Parlamento italiano che in passato – prima ancora delle più recenti modifiche introdotte nel 2017 che hanno accentuato il profilo garantistico delle intercettazioni – ha nominato un comitato ristretto all'interno del Senato presieduto dal senatore Salvi che aveva il compito di fare una verifica comparata del sistema italiano con quello di altri Paesi proprio sul tema delle intercettazioni.

Allora emerse che il sistema italiano è tra quelli che assicura più garanzie perché può contare su una serie di rigorosi controlli: in poche parole, il pubblico ministero deve sempre chiedere al giudice l’autorizzazione. Invece in altri ordinamenti – anche in Paesi come Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania e Francia – la polizia giudiziaria autonomamente può disporre intercettazioni senza passare da un controllo giurisdizionale.

Se si dimentica questo non si ha ben chiaro di cosa si stia parlando. Tutte le garanzie italiane vennero poi accentuate con la legge Orlando nel 2017. E con le successive modifiche del 2019.

Piuttosto che limitare le intercettazioni come si possono ridurre gli abusi?

Ci sono altre soluzioni piuttosto che limitare le intercettazioni in generale. La nostra classe politica può perseguire casi in cui c'è stato un cattivo uso delle intercettazioni, o meglio una cattiva gestione da parte di chi aveva l'obbligo di seguire particolari procedure. Basterebbe fare delle singole contestazioni a chi ha violato le norme. Mi sembra invece che la proposta massimalista del governo sia sproporzionata.

Come si fa a mettere in discussione lo strumento intercettivo in un Paese come il nostro dove esistono fenomeni criminali sistemici radicati nelle strutture economiche e nelle istituzioni politiche? Ed è ancora più inconcepibile pensare di limitare lo strumento proprio nel momento in cui, grazie al PNRR, nel nostro Paese, arriveranno ingenti flussi economici su cui la criminalità organizzata ha puntato l’attenzione come dimostrano numerose inchieste iniziate per reati ordinari.

Sempre facendo riferimento a quanto sostenuto dal ministro, i mafiosi parlano al telefono?

Incredibile inoltre sostenere – come dice il ministro Nordio – che i mafiosi al telefono non parlino di reati. Le intercettazioni servono a sapere di cosa parlano i mafiosi con i loro complici, solo dopo è possibile fare ipotesi di reato.

Limitare le intercettazioni su reati comuni non è una decisione che danneggia anche le indagini su reati legati alla criminalità organizzata?

I reati "ordinari" possono essere reati spia riconducibili alla criminalità organizzata. Si pensi ai reati legati al traffico di stupefacenti, alle truffe on line in materia bancaria e alle scommesse clandestine. Si pensi alle attività di indagine legate ai compro oro che costituiscono l'anello finale di illeciti riconducibili alla criminalità organizzata. Perché spesso i reati economici poi si scoprono avere una matrice mafiosa.

Ora lei è a Reggio Emilia, anche qui le intercettazioni sono indispensabili per arrestare i latitanti di ‘ndrangheta?

A Reggio Emilia esiste la più alta concentrazione di imprese legate alla ‘ndrangheta dopo Milano e Brescia. Gli arresti in materia di criminalità organizzata spesso partono da indagini che hanno come oggetto la falsificazione delle fatture per prestazioni inesistenti. Si inizia a indagare su una singola società che fa false fatture e poi, tramite un lavoro estremamente complesso e analitico, si ricostruiscono tutte le attività illecite di queste cartiere, fino ad arrivare a scoprire la presenza della criminalità organizzata.

Questo per dire che è assurdo pensare di distinguere le intercettazioni su reati comuni dalle intercettazioni su reati legati alla criminalità organizzata.

La criminalità organizzata non è un compartimento stagno con il resto della criminalità. Non opera con un ideale parametro di separazione che non si contamina al resto. La criminalità organizzata ha l'interesse di monopolizzare i mercati illegali e legali. Pensare quindi che la criminalità organizzata sia isolata dal resto di altri crimini ci porta solo a fare scelte sbagliate.

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