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Il Pdl mette il bavaglio a Berlusconi, secondo Giuliano Ferrara

Il direttore del Foglio spiega il perché dell’annullamento dell’atteso discorso dell’ex premier alla Camera. Il Cav. sarebbe stato “zittito” dal proprio partito, a seguito delle dichiarazioni non proprio ispirate alla fiducia verso il nuovo Governo Monti. Una”fine ingloriosa” secondo Ferrara.
A cura di Biagio Chiariello
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silvio zittito dal proprio partito secondo ferrara

La giornata di ieri sarà ricordata per l'ufficialità del 61esimo Governo italiano. Con una maggioranza da record, l'aula della Camera ha detto sì all'esecutivo tecnico guidato da Mario Monti. In realtà i cronisti hanno sottolineato anche un altro episodio degno di nota. Non stiamo parlando del lutto al braccio di Domenico Scilipoti. Ma dall'assenza del premier uscente dai banchi di Montecitorio. Silvio Berlusconi non ha preso la parola durante le dichiarazioni di voto per la fiducia al neonato governo. Il suo discorso era forse il più atteso di tutti, ma alla fine il Cavaliere è stato zitto. Al suo posto Angelino Alfano, per un discorso che tutti i pidiellini hanno apprezzato. Tutti tranne uno: Giuliano Ferrara che con un editoriale audio sul Il Foglio.it ha svelato tutta il suo sdegno, spiegando anche il motivo del "bavaglio" a Silvio: «Alla Camera si è celebrata nella forma più incredibile – dice Ferrara – la fuga ingloriosa dei berluscones da ogni loro possibile e residua responsabilità. Una classe dirigente che non è una classe dirigente, che ha perso il governo che aveva vinto dopo regolari elezioni politiche»

Cos'è è accaduto dunque? Secondo Ferrara a zittire Berlusconi ci avrebbe pensato lo stato maggiore del Pdl. Il Cavaliere negli ultimi giorni ha scelto di indirizzarsi verso una strada tortuosa fatta di «spine staccate» (battuta puntualmente replicata da Monti che ha fatto sapere di non essere un «rasoio»), di «democrazia sospesa», di campagna elettorale già cominciata per prepararsi al voto primaverile. Dichiarazioni fin troppo scomode alla vigilia del voto di fiducia. Meglio far esprimer altri, che manifestino il proprio appoggio al nuovo esecutivo senza troppi giri di parole.

Avete condotto al disastro una grande avventura politica, e alla fine avete anche ammazzato, imbavagliandolo, il suo e vostro padre, Berlusconi. L’ipocrisia, peraltro da noi scarsamente frequentata anche nelle dure battaglie difensive di questi anni, è finita. Non siete una classe dirigente. Non leggete i libri e i giornali e i documenti giusti, non leggete la realtà che confligge con la vostra vanità, siete stati ineffettuali e autoreferenziali, non sentite il peso della opinione popolare e non sapete trattare le élite, vi siete comportati da isterici in difetto di volontà. L’attenuante del circo mediatico-giudiziario e di una Repubblica dei parrucconi, che vi hanno perseguitato con notorio accanimento, è appunto solo l’attenuante di un giudizio di severa e inappellabile condanna. Non altezzoso, ma definitivo. Militante, per così dire. Punto.

Alla fine Silvio si è dovuto adeguare, gioco forza, alla linea del proprio partito. «Staccare la spina? Mai detto». Del resto Monti lo ha anche ringraziato «per senso di responsabilità istituzionale». E lui assicura «un sostegno collaborativo e leale» al governo di Mario Monti.

Se qualcuno non se ne fosse ancora accorto il leader comunicativo che ha fatto la storia degli ultimi 20 anni è ormai caduto.

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