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“Il Mes conveniva approvarlo, ma non era aria”: l’ammissione del ministro Giorgetti

Il ministro dell’Economia Giorgetti, dopo la bocciatura del Parlamento alla ratifica della riforma del Mes, ammette: “Avevo interesse che il Parlamento lo approvasse, ma è evidente che non fosse aria”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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A volte ritornano. A volte molto presto. Manovra appena approvata in Senato, esce il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, e si ferma a parlare con i cronisti. Gli chiedono del Mes, dopo una settimana di fuoco caratterizzata dalla bocciatura del Parlamento. Il titolare del Tesoro dà notizie a raffica. Primo: non era d'accordo con il voto della maggior parte del centrodestra – compreso il suo partito, la Lega, che intanto festeggia – che ha affossato la ratifica. Secondo: non è stata messa alcuna parola definitiva sul Meccanismo europeo di stabilità, anzi, probabilmente se ne tornerà a parlare più avanti.

"Il ministro dell'Economia e delle Finanze aveva interesse che il Mes fosse approvato per motivazioni di tipo economico e finanziario, ma per come si è sviluppato il dibattito negli ultimi giorni, giurì d'onore e cose di questo tipo, mi è sembrato evidente che non c'era aria per l'approvazione – dice Giorgetti parlando di sé in terza persona – Per motivazioni anche non solo economiche". Quanto alle critiche delle opposizioni, che gli chiedono più o meno in coro di dimettersi, il ministro chiosa: "I consigli delle opposizioni sono sempre utili, però permettetemi che poi decido io".

Poi torna sul Meccanismo bocciato dal Parlamento: "Tutto si può migliorare, anche il Mes", dice Giorgetti a chi gli chiede se il Mes si possa ancora modificare o si possa riaprire la partita. "Questi trattati sono stati fatti in certi periodi storici, probabilmente anche la storia chiede altri tipi di risposte – continua il ministro dell'Economia – Anche il Patto di stabilità, perché si è cambiato? Perché quando fu fatto col vecchio Patto c'era una situazione totalmente diversa e oggi ci sono altri tipi di necessità, anche per le ambizioni che ha l'Europa".

Le opposizioni, ovviamente, insorgono. "Siamo veramente vicini al baratro. Chi è Giorgetti? Non lo sa neanche lui. Se fosse il ministro dell'Economia si sarebbe dimesso – commenta Carlo Calenda a Tagadà su La7 – Sul Mes abbiamo visto una caciara indegna, con Tajani che si è astenuto e i M5S che lo han fatto approvare in Ue e poi non lo votano. Per ragioni elettorali ognuno coltiva l'orticello. Tra Meloni e Salvini ha vinto Salvini ed ha perso l'Italia. Dalla Ue più che la procedura di infrazione temo il TSO: pensano che siamo matti…".

A chiedere le dimissioni è anche il segretario di +Europa, Riccardo Magi: "Il ministro Giorgetti ci rivela due cose, anzi tre: la prima è che ratificare il Mes era nell'interesse dell'Italia; la seconda, che l'Italia non ha ratificato il Mes non per ragioni tecniche, ma per l'ideologia anti europea e complottista che muove l'azione di questo governo; terzo, Giorgetti ammette candidamente che la sua opinione non conta nulla e che le sue valutazioni non hanno alcun peso all'interno dell'esecutivo, al contrario dei suoi colleghi no euro Borghi e Bagnai, che determinano le scelte economiche ed europee del governo Meloni. A questo punto Giorgetti ha una sola strada davanti: le dimissioni".

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