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Il governo chiederà i 5 miliardi di Ici arretrata alla Chiesa?

La Corte di Giustizia Ue ha intimato all’Italia di recuperare l’Ici non versata dalla Chiesa negli anni 2008-2011 per un ammontare pari a circa 4-5 miliardi di euro. A quanto pare il recupero delle somme sarà abbastanza improbabile principalmente perché nell’esecutivo si sospetta che questa decisione sia in realtà una polpetta avvelenata lanciata da Bruxelles.
A cura di Charlotte Matteini
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Nella giornata di ieri, una sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione europea ha stabilito che l'Italia dovrà recuperare dalla Chiesa l'Ici non versata tra il 2008 e il 2012 per un valore pari a circa 4-5 miliardi di euro. In sostanza, con la sentenza di ieri, la Corte ha annullato la sentenza del tribunale Ue del 2016 nonché la decisione della Commissione del 2012 che stabilì che “a seguito delle denunce ricevute, l'esenzione dell'Ici per coloro che svolgevano nei loro immobili attività commerciali costituiva un aiuto di Stato illegale”, pur sancendo “l’impossibilità di recupero dell’aiuto a causa di difficoltà organizzative nei confronti degli enti non commerciali, come nei casi di scuole, cliniche e alberghi". Queste strutture, dunque, ora saranno costrette ad adeguarsi al nuovo corso.

A distanza di qualche anno, dunque, la Corte ha sancito che il problema era frutto delle sole difficoltà interne all’Italia, difficoltà che non possono giustificare un eventuale mancato recupero delle somme. “Una sentenza storica e ora, se l'Italia non dovesse recuperare gli aiuti, si aprirebbe la via della procedura di infrazione, con altri costi a carico dei cittadini”, ha dichiarato all'Ansa l'avvocato Edoardo Gambaro che, assieme all'avvocato Francesco Mazzocchi, ha presentato il ricorso. A distanza di 24 ore dalla diffusione della notizia, una domanda rimane senza risposta: il governo procederà con il recupero della famigerata Ici non pagata tra il 2008 e il 2011?

A quanto pare il recupero delle somme è abbastanza improbabile. Al momento nessun esponente di primo piano del governo Conte ha commentato la sentenza della Corte di Giustizia e il quotidiano La Stampa sostiene che questa decisione per l'esecutivo sia una vera e propria polpetta avvelenata lanciata dall'Ue:

«Per questo è un cavallo di Troia», spiega una fonte dell’esecutivo, «perché in Europa sono ben coscienti che non potremo mai chiedere così tanti soldi alla Chiesa cattolica, specie prima delle elezioni europee». Il sospetto che si tratti di un boccone avvelenato lanciato da Bruxelles circola con forza sulla sponda grillina di Palazzo Chigi.

«La questione è in mano a Gianluca Perilli», assicurava in mattinata il capogruppo M5S a Palazzo Madama Stefano Patuanelli. Nel pomeriggio, però, lo staff di Perilli assicura che «il senatore vuole mettere in chiaro che non si sta occupando di nessun provvedimento inerente alla sentenza. Se ne era occupato in passato».

Oltre alla posizione del governo, potrebbero esserci altre complicazioni. Spiega Paolo Madron di Lettera 43: 

Quei soldi arriveranno nelle casse dello Stato? La risposta è no. Primo perché quella sentenza deve essere ratificata dalla Commissione Ue (cosa assai improbabile, visto che il parlamento europeo finisce il suo mandato a maggio), secondo perché nessuno, nemmeno i mangiapreti pentastellati che sorreggono questa maggioranza, ha voglia di mettersi a litigare col Vaticano. La prima reazione dell’esecutivo è stata infatti quella tipica di chi soffre da sindrome di complotto: l’ennesima, spudorata e financo sacrilega iniziativa di Bruxelles per infilare altri bastoni tra le ruote di questa maggioranza poco rispettosa dei suoi dettami. Breve e coincisa la risposta del governo nel caso la Ue ci imponesse l’inusitato prelievo. Con i fanti si scherza ma i santi, quelli, non si toccano.

Che cosa succederà se il governo non dovesse disporre il recupero delle somme? Alla domanda ha risposto il radicale Maurizio Turco:

Cosa dovrà fare lo Stato ora?
Dovrà andare a bussare alla porta di tutti i soggetti senza fini di lucro con immobili commerciali esentati. Molti nel frattempo non funzionano più. Molti altri si sono riconvertiti in alberghi, vedremo come andrà". 

E voi cosa farete?
Noi avviseremo la Corte dei Conti che ci sono 3 miliardi e 600 milioni ballerini, come minimo. Poi denunceremo la Repubblica italiana per danno erariale preventivamente, nel caso in cui non dovessero procedere celermente con il recupero. Si dovrà acquisire la sentenza e quando verrà notificata la gireremo alla Corte dei Conti perché vigili e raccolga la nostra denuncia".

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