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Garante Privacy: “Digitale al nostro servizio, ma c’è un prezzo. Minori vittime di distorsioni web”

“Il digitale ha dimostrato di poter essere al servizio dell’uomo, ma non senza un prezzo di cui bisogna avere consapevolezza: l’accentramento progressivo di un potere che non è più soltanto economico, ma anche sociale e persino decisionale”: lo ha detto Pasquale Stanzione, presidente Garante per la protezione dei dati personali, presentando la relazione annuale.
A cura di Annalisa Girardi
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Come ogni anno il Garante della Privacy ha presentato una relazione in cui sono state tirate le somme di quanto accaduto nei 12 mesi precedenti quando si tratta di dati personali. In particolare, per quanto riguarda questa edizione, si sono valutati gli effetti del Covid e i risvolti della pandemia sulla privacy: "La pandemia ha dimostrato l'indispensabilità dei servizi da loro forniti ma anche l'esigenza di una strategia difensiva rispetto al loro pervasivo ‘pedinamento digitale', alla supremazia contrattuale, realizzata con pubblicità mirata", ha detto Pasquale Stanzione, presidente Garante per la protezione dei dati personali, presentando la relazione.

In particolare nel 2020 sono stati registrati dati allarmanti per quanto riguarda episodi di pedopornografia e di cyberbullismo. In particolare, rispetto al 2019, l'anno scorso si è registrato un aumento di circa il 132% di casi trattati dal Centro nazionale per il contrasto della pedopornografia. Allo stesso tempo si è riscontrato un +77% di casi di cyberbullismo, furto d'identità digitale, sextorsion. "Sono dati allarmanti, che non possono non esigere un'assunzione di responsabilità collettiva rispetto a soggetti, quali i minori, le cui vulnerabilità possono renderli le vittime elettive delle distorsioni del web", ha aggiunto Stanzione.

Che si è poi espresso anche in merito alle situazioni, ormai sempre più frequenti, di gogna mediatica a cui possono essere esposte le persone da parte dei media o sui social: "Mai come in relazione a questi aspetti il giornalismo deve assolvere al suo alto dovere di informazione nel rispetto del canone di essenzialità, senza cedere alla tentazione della spettacolarizzazione e del sensazionalismo che rischia di far degenerare la pietra angolare delle democrazie in gogna mediatica". 

Rispetto al processo di digitalizzazione che fa parte del rilancio post-Covid, l'Autorità ha commentato: "Le riforme indicate dal Piano nazionale di ripresa e resilienza – tra le quali l'innovazione digitale occupa, comprensibilmente, una posizione centrale – devono essere realizzate considerando anche, tra i parametri essenziali, la protezione dei dati, quale fattore di vantaggio competitivo per il sistema-Paese". E infine: "Il digitale ha dimostrato di poter essere al servizio dell'uomo, ma non senza un prezzo di cui bisogna avere consapevolezza: l'accentramento progressivo, in capo alle piattaforme, di un potere che non è più soltanto economico, ma anche – e sempre più – performativo, sociale, persino decisionale. Un potere che si innerva nelle strutture economico-sociali, fino a permeare quel ‘caporalato digitale‘ rispetto ai lavoratori della gig economy, protagonisti del primo sciopero contro l'algoritmo: gli ‘invisibili digitali',come da taluno sono stati definiti".

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