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Flat tax, sottosegretario Bitonci: “Dal 2020 Irpef dimezzata per 3 milioni di italiani”

Il sottosegretario all’Economia, Massimo Bitonci, ha spiegato in che modo la Lega prevede di realizzare la flat tax: un’aliquota al 15% in tre anni e una soluzione compatibile con quoziente familiare. L’iniziale riduzione dell’Irpef riguarderà i redditi fra i 35mila e i 50mila euro: si tratta di circa 3 milioni di italiani che vedranno i versamenti dovuti quasi dimezzati.
A cura di Annalisa Girardi
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In foto: il sottosegretario all'Economia, Massimo Bitonci.
In foto: il sottosegretario all'Economia, Massimo Bitonci.

La Lega continua a spingere per realizzare la flat tax, misura cardine del partito di Matteo Salvini, che dal voto europeo dello scorso 26 maggio sottolinea la necessità di instaurare quanto prima il regime fiscale a tassa piatta. Il sottosegretario all'Economia, Massimo Bitonci, ha spiegato come ciò dovrebbe accadere. Parlando di un piano triennale a partire dal 2020, che in primo luogo riguarderà i redditi individuali (Irpef), il sottosegretario al Mef ha specificato che la misura arriverà poi a comprendere "una soluzione compatibile con il quoziente familiare". Inizialmente, si prevede una aliquota al 15% per coloro che percepiscono un reddito fra i 35mila e i 50mila euro. Al momento questi soggetti versano in media un tasso del 24%: si tratterebbe quindi di circa 3 milioni di italiani per cui le tasse dovute saranno quasi dimezzate. Poi si implementeranno dei modelli che tengono conto dei componenti del nucleo familiare.

In un'intervista pubblicata questa mattina sul Messaggero, Bitonci chiarisce che il punto centrale del progetto leghista sia quello di "ridurre il carico fiscale sul ceto medio". Più precisamente, per quella fascia di contribuenti che va dai 15mila ai 50mila euro. Infatti, la flat tax, sebbene inizialmente prevede una riduzione dell'Irpef per i redditi dai 35mila ai 50mila euro, "avrebbe un impatto anche nella fascia tra i 15mila e i 35mila euro", in cui l'aliquota versata è in media intorno al 16-17%. Bitonci ha anche precisato che "un passo in avanti potrebbe consistere nell'applicare un'aliquota ridotta del 15% sull'incremento di reddito maturato da un anno all'altro", sottolineando che in questo modo si potrebbe anche avere "un impatto positivo nella lotta all'evasione fiscale" e una "spinta alla produttività".

Il deputato del Carroccio non si è sbilanciato sui costi della misura, una questione delicata dal momento che, per evitare la procedura d'infrazione per disavanzo eccessivo del debito, l'Italia ha dovuto contenere le spese in modo da risanare il bilancio. Una linea che dovrà mantenere anche per la legge di Bilancio del prossimo autunno. "Andranno trovate soluzioni per le coperture", afferma Bitonci. "È chiaro che vanno messe risorse", continua il sottosegretario, specificando che però queste non dovranno andare a pesare sulle detrazioni da lavoro dipendente o su altre voci, come ad esempio le spese sanitarie. Al centro, deve rimanere sempre il contribuente, aggiunge Bitonci, per cui la misura si deve tradurre in una riduzione del carico fiscale, così come in una semplificazione.

Tria: "Riduzione Irpef per le classi medie"

Anche il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, era intervenuto qualche giorno fa sulla questione. In un'intervista a Repubblica aveva ribadito che "la riduzione dell'Irpef, soprattutto per le classi medie, anche attraverso una riduzione delle aliquote e un accorpamento degli scaglioni" fosse una priorità. Anche da parte sua, il ministro aveva confermato che si stesse procedendo allo studio su come realizzare la flat tax "in modo progressivo, ma allo stesso tempo significativo", precisando che comunque "sulle classi di reddito inferiori, anche grazie alla ‘no tax area', la pressione effettiva dell'Irpef è già sotto il tetto del 15%".

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