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Europarlamento boccia emendamento contro ‘utero in affitto’: ma alcuni Pd e M5S votano con la Lega

Un emendamento, a prima firma della leghista Simona Renata Baldassarre che condannava la maternità surrogata bollandola come “reato universale che compromette l’integrità fisica delle donne e i diritti del bambino” è stato respinto dalla maggioranza del Parlamento Ue: 429 no, 142 sì e 87 astenuti. Ma tra i sì spuntano alcuni eurodeputati M5s e Pd.
A cura di Annalisa Cangemi
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Un emendamento alla Relazione annuale su Diritti umani e democrazia nel mondo e politica dell'UE in materia è stato bloccato dalla maggioranza del Parlamento europeo. Si trattava di un testo che condannava la maternità surrogata, detta anche ‘utero in affitto' quando si vuole attaccare tale pratica, in quanto "reato universale che compromette l'integrità fisica delle donne e i diritti del bambino, aumentando lo sfruttamento commerciale del corpo delle donne e riducendo la persona a una merce". Parole dure queste, contenute in un testo a prima firma dell'eurodeputata leghista Simona Renata Baldassarre, che però non è passato.

"La battaglia contro l'utero in affitto, cioè la schiavitù del terzo millennio, non ha colore politico, non è di parte, non è ideologica, ma riguarda la dignità umana – dichiara l'europarlamentare della Lega a Fanpage.it – Prova ne è anche il voto del Parlamento Europeo, trasversale nei no e nei sì". I favorevoli e contrari all'emendamento si trovano infatti in tutti gli schieramenti, e il risultato finale, se si scorre la lista dei voti, è tutt'altro che omogeneo. A testimonianza del fatto che le sensibilità, all'interno di grossi partiti come Pd e M5s, possono essere anche molto distanti tra loro. L'emendamento, bocciato con 429 no, 142 sì e 87 astenuti, era stato presentato da un gruppo di 41 parlamentari provenienti da gruppi politici e nazionalità differenti.

Ecco il testo della proposta di Risoluzione:

Emendamento 27 bis. sottolinea che è necessario proteggere la dignità di ogni essere umano; condanna la maternità surrogata quale reato universale che compromette l'integrità fisica delle donne e i diritti del bambino, aumentando lo sfruttamento commerciale del corpo delle donne e riducendo la persona a una merce; respinge qualsiasi uso improprio del
corpo umano che comporti lo sfruttamento riproduttivo per un mero ritorno economico o di altro tipo, e chiede maggiori garanzie per i diritti delle donne, in particolare per quelle vulnerabili che vivono nei paesi in via di sviluppo; ritiene che la pratica della gestazione per conto terzi dovrebbe essere affrontata con l'ausilio di strumenti legislativi internazionali per la protezione dei diritti umani;

Tra coloro che avrebbero voluto inserire il paragrafo nella Relazione annuale, oltre naturalmente a esponenti di Identità e Democrazia, di cui fa parte anche la Lega, figurano anche iscritti al Pd e al M5s: per il gruppo Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici (S&D) ha votato a favore Caterina Chinnici, Elisabetta Gualmini, Franco Roberti, Patrizia Toia; della delegazione di parlamentari del M5s, che attualmente appartiene al gruppo dei Non-Iscritti, hanno votato a favore della proposta emendativa Marco Zullo (che è anche tra i firmatari del testo), Sabrina Pignedoli, Daniela Rondinelli, Mario Furore. All'inizio di dicembre, dopo la scissione, quattro eurodeputati ex pentastellati, Ignazio Corrao, Eleonora Evi, Piernicola Pedicini e Rosa D’Amato sono transitati tra le fila del gruppo parlamentare dei Verdi. Da quanto emerge dall'elenco i quattro ex M5s, a differenza dei colleghi, si sono astenuti.

Singolare anche il comportamento del PPE, la ‘casa' europea di Forza Italia: Massimiliano Salini è stato l'unico eurodeputato a sostenere l'emendamento. "Sono dispiaciuta anche per le scelte di alcuni colleghi di FI, che hanno preferito astenersi, piuttosto che combattere una sacrosanta battaglia di civiltà. E prendo anche atto che a Bruxelles sui temi che riguardano la famiglia, la confusione regna sovrana: sull’utero in affitto, a parte qualche deputato ‘libero', 5Stelle e Pd non sono riusciti a esprimere una posizione unitaria", commenta Simona Renata Baldassarre, che aggiunge: "Il nostro impegno non si ferma qui, continueremo a denunciare questo business da 6 miliardi di dollari l’anno, a fare informazione e controinformazione, sensibilizzando la politica e l'opinione pubblica".

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