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Elezioni, Lepore (Pd) favorito a Bologna: “Il centrosinistra vincerà in tutte le città”

Intervista al candidato del centrosinistra a Bologna per le elezioni amministrative del prossimo 3 e 4 ottobre. Matteo Lepore, assessore uscente del Pd, è favorito nettamente nei sondaggi rispetto al principale avversario, l’imprenditore Fabio Battistini, sostenuto dal centrodestra. La coalizione del quarantunenne dem comprende anche il Movimento 5 Stelle.
A cura di Beppe Facchini
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Ultima settimana di campagna elettorale anche a Bologna, con una partita a otto per la carica di sindaco, che nei fatti si riduce a due soli contendenti: Matteo Lepore e Fabio Battistini, imprenditore appoggiato dal centrodestra, che per alcuni sondaggi non arriverebbe neppure al ballottaggio. Lepore, quarantunenne assessore a sport e cultura uscente e vincitore delle primarie contro la sindaca renziana della vicina San Lazzaro, Isabella Conti, è il favorito anche nella corsa a Palazzo D'Accursio, contando su una coalizione che comprende il “suo” Pd insieme al M5S, oltre a Psi-Volt, Europa Verde, Coalizione Civica Coraggiosa Ecologista e Solidale e le liste Anche Tu Conti e Matteo Lepore Sindaco.

Insomma, a Bologna probabilmente non ci sarà partita. È così? “No, io penso che la partita sia in corso. Chiaramente, speriamo finisca con un risultato positivo per la coalizione progressista”.

A proposito: il suo programma punta a rendere Bologna la città più progressista di Italia. Concretamente cosa vuol dire? “La città più progressista di Italia è un progetto, un'idea politica e anche un'idea di partecipazione democratica. Noi vogliamo una città che esca da questa pandemia con dei servizi socio-sanitari più forti, con una scuola comunale più forte, con un Comune da combattimento, che tutela il lavoro che già esiste e ne crea di nuovo. E poi progressista per me significa non lasciare indietro nessuno, ma anche e soprattutto creare progresso, perchè noi effettivamente usciamo da una pandemia grazie ad una scoperta scientifica: il vaccino. Bologna ha centomila studenti universitari e ricercatori universitari e sta per inaugurare un tecnopolo con un super computer che avrà il 90% della capacità di calcolo dell'intero Paese. Dunque, noi dobbiamo mettere le nostre intelligenze, le nostre ricerche scientifiche e la nostra conoscenza a servizio del Paese, per il progresso dell'umanità. Possiamo vincere delle sfide per l'umanità a partire da Bologna”.

Politicamente Bologna può anche essere un laboratorio per una nuova stagione giallo-rossa o per diventare "la culla di un nuovo Ulivo", come spesso si sente dire in questa campagna elettorale?

"Credo che la nostra sia la coalizione politica più larga in Italia. Abbiamo sette liste, che non sono solo liste civiche ma di partiti e movimenti, e io di questo sono orgoglioso, perchè nasce da un lavoro lungo un anno, da una fabbrica del programma. Ma credo che la vera svolta si avrà alle elezioni amministrative a livello nazionale: io penso effettivamente che nelle cinque città più grandi dove si andrà al voto vincerà il centrosinistra fra il primo e il secondo turno. E la vera svolta si avrà quando i cinque sindaci del centrosinistra potranno lavorare insieme agli altri progressisti che già governano altre città per cambiare questo Paese, perchè credo che sia possibile vincere anche alle elezioni politiche nazionali, con un progetto progressista e democratico".

Il Pd è il partito che può realizzare davvero un progetto progressista in Italia? Con una segreteria guidata da Bonaccini, da tempo accostato al ruolo di leader, ci potrebbe essere una spinta ulteriore a questo progetto?

"Beh, attualmente abbiamo un segretario che si chiama Enrico Letta e credo che stia facendo molto bene. Credo che abbia ben capito che occorre essere progressisti nei valori e riformisti nel metodo. E credo che il suo compito, dopo queste amministrative, sia quello di costruire un'alleanza larga che sappia parlare a tutto il Paese. Perchè il Pd deve scegliere a mio parere due cose: deve avere un profilo netto dove sia indicato chiaramente chi vuole rappresentare, e noi dobbiamo partire dalle persone più deboli, da quelle che sono colpite dalla crisi e le persone che lavorano e che fanno impresa. Seconda cosa deve scegliere di essere finalmente un partito nazionale. E un partito nazionale non può rinunciare al Sud, a rappresentare le aree interne, a essere la locomotiva del Nord, a governare nelle grandi città come nei piccoli e medi comuni, perchè lo ricordo: l'80% degli italiani e delle italiane vive qui. Quando il Pd si è dimenticato queste cose ed ha pensato solo all'io e non a una politica del noi, si è perso per strada perdendo milioni di voti. A Bologna siamo usciti dalla Ztl, è Salvini che deve chiedere il permesso quando viene in città, non noi quando andiamo nelle periferie. Daremo il nostro contributo e credo che il Pd abbia un grande futuro davanti, se sarà Paese".

Visto che ha citato il leader della Lega: quando è in città Matteo Salvini parla soprattutto di sicurezza.  Si tratta di un tema solo di destra? A Bologna c'è un problema sicurezza?

"Salvini non sa cosa dice quando parla di Bologna, perchè non è una città che vive. È un leader nazionale che viene qui ogni 4-5 anni, scortato dalla polizia. Quindi non propriamente la persona più in grado di esprimere pareri che abbiano un senso. La sicurezza dei cittadini è un diritto e chi governa una grande città ha il compito, in particolare il sindaco, di avere un progetto di sicurezza integrata che metta insieme dall'ordine pubblico ai servizi sanitari, dalla gestione delle case popolari al tema della scuola. Il nostro compito è stare vicino alle persone là dove ci sono i problemi e anche a Bologna, in questo anno e mezzo di pandemia, ci sono problemi che si sono aggravati. Abbiamo chiuso tutto, le scuole, gli spazi sportivi, il commercio. E quell'antidoto che di solito a Bologna sconfigge i problemi, e cioè la socialità, purtroppo durante il lockdown e la pandemia è venuto meno. Dunque si sono aggravate alcune questioni come lo spaccio di stupefacenti. Noi abbiamo l'impressione che la criminalità organizzata abbia conquistato terreno in alcuni quartieri, quindi il nostro compito è stroncarla. Affrontare la questione senza ignorare i problemi. In questa campagna elettorale io di certo non fuggo dai problemi, ma anzi sono il primo a porli. Perchè so che questa città ha grandissime risorse, se non nasconde la testa sotto al tappeto".

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Il lavoro invece è rimasto un tema di sinistra?

"Il lavoro è una priorità di chi se ne occupa. Se la sinistra non se ne occupa, il problema non è il lavoro, è la sinistra. Io credo che il futuro del Pd sia quello di un partito laburista, innovativo. Come l'Emilia-Romagna e come Bologna, mi permetto di dire. Noi qui siamo riusciti da sempre a tenere insieme i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici con la voglia di fare impresa, ad esempio. Qui abbiamo inventato le zone artigianali, abbiamo inventato gli ITS, gli istituti tecnici che specializzano quelle figure professionali che mancano nelle aziende che vogliono crescere nell'ambito manifatturiero. Quindi io credo sia possibile in modo concreto essere riformisti, progressisti, occuparsi di lavoro e rafforzare il Partito Democratico, perchè come dice la nostra Costituzione all'articolo 1, se ti occupi di lavoro ti stai occupando di democrazia e le due cose sono assolutamente tenute assieme".

Tra i candidati nella sua coalizione, c'è anche Mattia Santori, il leader delle Sardine, che appena è partita la campagna elettorale ha proposto un nuovo stadio di frisbee, scatenando numerose reazioni, anche ironiche. Da assessore allo sport uscente, è davvero una proposta così assurda o fuoriluogo?

"Conoscere Bologna e frequentare le sue scuole, come faccio ad esempio da tempo da assessore, significa sapere che il frisbee è lo sport più amato dagli studenti delle medie e superiori della città. Abbiamo realizzato alla Bolognina un campo dove tutte le scuole bolognesi hanno cominciato a giocare, abbiamo vinto con la nostra università almeno tre titoli europei e alcuni anche a livello mondiale di ultimate frisbee, che è uno degli sport più in voga tra gli adolescenti, e visto il bisogno che abbiamo di sostenere i nostri ragazzi e di dar loro spazi per lo sport, occuparsi di questo come di altri sport in crescita fra i più giovani, credo sia molto importante. Poi, se sia uno stadio da 40mila posti o uno bello come quello che abbiamo già realizzato a Bologna… penso di dover tenere i piedi per terra. Certo è che il frisbee non è una stupidaggine".

Pensa che l'Italia abbia fatto abbastanza per la liberazione di Patrick Zaki, cittadino onorario di Bologna, e fino a che punto può davvero incidere un sindaco e un'amministrazione comunale?

"Io credo che si debba sempre fare il massimo e che non basti mai l'impegno che si mette in campo per difendere i diritti umani. Il rettore e il sindaco si sono molto spesi insieme ad Amnesty e a tutta la comunità bolognese. Bologna ogni giorno ricorda Patrick e ne chiede la liberazione. Il ministro Di Maio e il Governo si sono molto impegnati, ma non basta mai quello che viene fatto finchè Patrick non avrà la libertà".

Se eletto, quale sarà il primo atto da sindaco?

"Le priorità sono molto chiare: il lavoro delle persone e la salute. Quindi, nei primi cento giorni, se eletto sindaco, io intendo mettere in campo sia una proposta forte per salvaguardare il lavoro che già esiste, con un fondo straordinario condiviso con la Regione, sia una riorganizzazione dei nostri servizi socio-sanitari. Perchè dobbiamo investire sull'umanizzazione della sanità, dopo il covid. Significa che anche in Emilia-Romagna, un modello andato nettamente meglio rispetto ad esempio alla Lombardia, dobbiamo investire sulla prossimità. Dobbiamo assumere infermieri di comunità, psicologi di comunità, ostetriche di comunità. Bologna deve essere prossima alle persone e questo per me significa affermare il diritto alla fragilità, cioè nessuno si deve vergognare di essere fragile. Perchè la fragilità può toccare chiunque, lo abbiamo capito con il covid".

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