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D’Uva a Fanpage.it: “Di Maio parlerà con i moderati e rimarrà ministro. Il M5S? Ha perso la bussola”

L’ex capogruppo alla Camera del M5S e ora membro di “Insieme per il futuro” spiega ai microfoni di Fanpage.it i motivi della scissione guidata da Luigi Di Maio.
A cura di Giacomo Andreoli
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"L'idea del partito di lotta e di governo non ci ha mai convinto. Oggi con questo nuovo gruppo parlamentare guardiamo ai moderati, senza pensare alle poltrone". L'ex capogruppo alla Camera del M5s e fedelissimo di Luigi Di Maio, Francesco D'Uva, spiega così la scissione guidata dal ministro degli Esteri e la formazione del nuovo gruppo "Insieme per il futuro". Ai microfoni di Fanpage.it D'Uva si dice convinto che il Movimento 5 stelle abbia perso la bussola e che il "nuovo corso" di Giuseppe Conte abbia fallito. Quindi rifiuta le accuse di aver pensato ad interessi personali e rivendica che i 62 parlamentari scissionisti hanno ritenuto più importante di qualsiasi cosa "l'interesse dell'Italia e non di partito".

Perché avete deciso di fare la fatidica scissione dal M5s?

Questo gruppo parlamentare nasce in un momento in cui il Paese ha bisogno di stabilità, non di continui distinguo sulla linea governativa. L'idea del partito di lotta e di governo non ha mai convinto noi 62 parlamentari che oggi diciamo "arrivederci" al Movimento 5 stelle. Quello che vogliamo è prendere le distanze da tutto il mondo che tende a destabilizzare il Paese, che siano no vax o filo-putiniani. Vogliamo dare più stabilità al governo per dare più forza all'Italia.

Escludete di poter ricomporre in futuro con Grillo, Conte e gli altri?

Credo che il Movimento 5 stelle abbia cominciato a fare un'inversione a U rispetto a quello che era il percorso naturale che doveva seguire. Una forza politica che ha ricevuto la responsabilità di governare dal 2018 è diventata di lotta e di governo, con troppi distinguo sulla linea politica internazionale e geopolitica atlantista. Così si è persa la bussola e se quella è la direzione è difficile parlare di futuro riavvicinamento. Noi vogliamo allontanarci da qualsiasi distinguo e qualsiasi ambiguità.

Come rispondete a chi dice che Di Maio ha pensato solo alla poltrona e alcuni di voi a un terzo mandato?

Su 62 parlamentari 40 sono al primo mandato, quindi il problema non si pone. Di Maio poteva andare praticamente ovunque, in qualsiasi forza politica, a farsi ricandidare con un seggio certo. Ha le porte aperte dovunque perché apprezzato in Parlamento per il percorso di maturazione che ha intrapreso in questi anni. La sua, quindi, non è una scelta di comodo, ma coraggiosa. Il nostro gruppo parlamentare non prevede alcun tipo di garanzia sul futuro e chi dice il contrario mente. Tutti noi lo abbiamo fatto per fare il bene del Paese, a differenza di chi, non riuscendoci, ha provato solo a fare il bene del partito.

E voi invece diventerete un partito? E dialogherete con i centristi, a partire da Brugnaro e Tabacci?

Noi nasciamo come gruppo parlamentare e il percorso è in divenire. Vogliamo però parlare con tante realtà che vogliono essere moderate e che vogliono ragionare. Gli estremisti e gli ambigui, invece, non ci interessano.

Ma rimarrete comunque nell'alleanza progressista guidata dal PD, assieme al M5S?

Per ora ragioniamo come gruppo parlamentare di maggioranza, poi si vedrà. Un eventuale programma o partito sono ancora tutti da vedere. Ad oggi dobbiamo pensare a delle battaglie importanti da portare avanti sui tavoli europei: penso al tetto al prezzo del gas. Queste battaglie funzionano se i ministri che si siedono ai tavoli hanno dietro di loro un Paese che li sostiene.

Non siete troppo pochi per poter esprimere un ministro così importante come quello degli Esteri?

Di Maio rimarrà ministro. Mi sembra che siamo molti parlamentari e un ministro importante come Speranza è stato indicato da un gruppo con meno membri. Solo Salvini può fare un discorso di questo tipo, chi sa come funziona in politica e in Parlamento non si sogna di pensarlo in maniera seria. Qui si sta provando a sostenere un Paese in un momento di emergenza e bisogna lavorare per questo, non per prendersi gli applausi dall'ambasciatore russo.

In due anni se ne sono andati i due grandi big del M5s: Di Battista e Di Maio. Ora rimane solo Grillo e un leader che è dentro solo da qualche anno. Che futuro può avere il Movimento?

La nostra è una scissione, non ce ne siamo andati tanto per farlo. Noi vogliamo guardare avanti, gli altri guardano indietro e vogliono tornare a radicalizzarsi. Il Movimento così torna alle origini pre-2018, quando c'era un altro mondo e chi rimarrà deciderà il da farsi prendendosi le sue responsabilità. Noi crediamo invece che per fare il bene del Paese la strada bisogna proseguire sul percorso intrapreso.

Una sorta di "nuovo corso", ma fatto meglio rispetto a Conte, insomma?

Il "nuovo corso" di Conte più che una fase è stata un gruppo: c'era chi vi partecipava e chi no. Quindi parlare in quei termini non mi interessa. La nostra è la continuità naturale di una maturazione in essere, contro chi vuole tornare indietro. Noi siamo entrati nelle Istituzioni per fare il bene del Paese, non per altri motivi. Il momento storico e le esigenze del Paese sono cambiate e noi ci adeguiamo a quello che serve. Siamo convinti sia la cosa giusta da fare.

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