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Decreto Sicurezza Bis, verso il voto definitivo in Senato: governo pone la fiducia

Decreto Sicurezza bis verso l’approvazione definitiva in Senato: il governo ha posto la questione di fiducia sul disegno di legge di conversione del dl. I numeri sono però incerti: i senatori pentastellati dissidenti potrebbero non votare la fiducia, mandando sotto la maggioranza giallo-verde. In soccorso della Lega potrebbero arrivare però i senatori azzurri vicini a Giovanni Toti.
A cura di Annalisa Cangemi
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AGGIORNAMENTO: Oggi potrebbe arrivare l'ok definitivo al decreto Sicurezza bis. Dopo il via libera della Camera, nell'Aula di Palazzo Madama i lavori sono iniziati alle 12, con l'esame delle pregiudiziali di costituzionalità al decreto. la Lega vuole fare in fretta, per far sì che il provvedimento caro a Matteo Salvini venga approvato prima della chiusura del Senato per la pausa estiva, altrimenti decadrebbe. A nome del governo, il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro, ha posto la questione di fiducia sul disegno di legge di conversione del decreto legge sicurezza bis. Il presidente del Senato, Elisabetta Casellati, ha quindi sospeso la seduta e convocato la Conferenza dei capigruppo per stabilire l'iter del prosieguo dei lavori. La mossa è stata decisa dal governo per compattare la maggioranza e accelerare l'iter. Il voto è previsto per stasera, o al più tardi per domani mattina, una volta conclusa la discussione generale.

Il dl Sicurezza bis approderà in Aula senza essere stato discusso ed esaminato in commissione Affari Costituzionali e dunque senza un mandato al relatore. A spiegarlo è Ignazio La Russa (Fdi) al termine della seduta della I Commissione di Palazzo Madama: "Abbiamo votato solo gli ordini del giorno, tutti respinti mentre i 1240 emendamenti non sono stati esaminati perché manca ancora il parere della commissione Bilancio. Dunque si va in Aula senza relatore. Come volevasi dimostrare. Ma tanto siamo abituati", ha detto La Russa. E a chi gli domandava se si aspetta sorprese da questa giornata, il vicepresidente del Senato di Fdi ha detto: "Quelle solo a Pasqua".

Ma la spaccatura tra Lega e M5S sembra essersi acuita nelle ultime ore, con i dissidenti pentastellati indecisi sul da farsi: il numero dei senatori del Movimento che non sarebbero d'accordo con il contenuto del provvedimento è incerto, ma potrebbe essere maggiore di 5. La maggioranza in sostanza conta su numeri risicati: tenendo conto che il totale dei seggi è di 321, il quorum necessario (senza considerare eventuali assenze) sarebbe di 161 voti. Tra i 107 senatori pentastellati e i 57 della Lega (il fondatore della Lega Umberto Bossi da tempo non vota) la maggioranza arriverebbe a 164 voti. Si capisce bene come l'esito del voto non sia affatto scontato.

Ma c'è anche un'altra possibilità: alcuni senatori di Forza Italia, vicini al governatore della Liguria Giovanni Toti – che in questi giorni ha annunciato la nascita del suo movimento ‘Cambiamo!' – potrebbero lasciare l'Aula, facendo così abbassare il quorum. Anche altri senatori azzurri potrebbero uscire dall'Aula, per scongiurare la caduta del governo e quindi le elezioni anticipate. I senatori di Fratelli d'Italia hanno invece fatto sapere che probabilmente sceglieranno la strada dell'astensione, perché condividono in larga parte il contenuto del decreto.

Ma la Lega ostenta sicurezza: "Probabilmente sarà messa la fiducia, per l'elevato numero di emendamenti che le minoranze hanno presentato. E quando c'è la fiducia c'è anche la presenza di Matteo, è un decreto che riguarda il suo ministero. Tutto qui", ha detto a ‘La Stampa' Massimiliano Romeo, capogruppo leghista in Senato. Sul fatto che però senza la fiducia il Carroccio potrebbe incassare anche il sì di FI e FdI, ha detto: "Con la fiducia non occorre la maggioranza assoluta, basta quella semplice. A nostro giudizio i numeri dovrebbero esserci senza particolari problemi. Siamo consapevoli che nel Parlamento ci sono altre forze che avrebbero votato questo provvedimento importante per la difesa dei confini e del territorio nazionale, ma essendoci un numero così elevato di emendamenti e scadendo il decreto il 10 agosto non possiamo correre il rischio: siamo costretti a mettere la fiducia". "Non temiamo imboscate", ha aggiunto sui Cinque stelle, "prevarrà il senso di responsabilità. Il contratto di governo segna la strada da percorrere".

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