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Crisanti a Fanpage.it: “Zaia voleva che venissi denunciato, ha usato fondi pubblici per danneggiarmi”

Il parlamentare Pd e microbiologo Andrea Crisanti, intervistato da Fanpage.it, prosegue la polemica con il presidente del Veneto Luca Zaia: “Hanno presentato un documento accusatorio nei miei riguardi, ora Zaia si sta arrampicando sugli specchi. Ha usato fondi pubblici e le leve del potere per danneggiare un privato cittadino”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il microbiologo e senatore Pd Andrea Crisanti ha replicato su Fanpage.it alle parole del presidente del Veneto Luca Zaia, a proposito dell'utilizzo dei tamponi rapidi antigenici per lo screening nella sua Regione tra la prima e la seconda ondata del Covid. Per Crisanti quei tamponi non andavano bene per uno screening di massa, essendo efficaci solo al 70%.

Tra Crisanti e Zaia è scoppiata una nuova polemica dopo la puntata di Report del 2 gennaio, in cui sono state rese note delle intercettazioni tratte da alcune conversazioni telefoniche tra il presidente del Veneto e il dg di Azienda Zero Toniolo. Da quelle intercettazioni emerge un linguaggio ostile del governatore nei confronti del microbiologo, al punto che Crisanti è stato costretto a dimettersi dal suo incarico all'Università di Padova, per potersi difendere nella vicenda, evitando ripercussioni sull'Ateneo.

In una telefonata Zaia si rivolge a Roberto Toniolo: "Sono qua a rompermi i coglioni da sedici mesi, stiamo per portarlo allo schianto e voi andate a concordare la lettera per togliere le castagne dal fuoco al senato accademico, per sistemare Crisanti". La lettera a cui fa riferimento Zaia è quella in cui il dg di Azienda Zero scrive all'Ateneo di Padova per rassicurarlo, dicendo che non c'è stata alcuna denuncia nei confronti di Andrea Crisanti, bensì un esposto.

Ieri il governatore del Carroccio ha fornito una spiegazione per quelle dichiarazioni. Cosa significa la frase "stiamo per portarlo allo schianto", in riferimento a Crisanti? Il presidente del Veneto dà quest'interpretazione:

"Significa che lui sosteneva di essere stato denunciato dalla Regione. Ne è partito un dibattito sui giornali molto importante, che ha coinvolto anche il Senato accademico di Padova. Nonostante noi avessimo detto che non era vero, la polemica proseguiva. E dunque, il linguaggio in una conversazione privata può essere stato un po' forte, ma significa semplicemente quello: che andando a vedere le carte, il professor Crisanti ci avrebbe dovuto dar ragione. Non era una denuncia".

Secondo Crisanti questa ricostruzione è del tutto falsa: "Dalle intercettazioni telefoniche di Zaia emerge chiaramente che lui voleva che io fossi denunciato. Il problema è tutto lì. Zaia si arrabbia con Toniolo perché quest'ultimo ha mandato una lettera all'Università di Padova dicendo che quella presentata da lui non era una denuncia ma un esposto. In quelle conversazioni Zaia dice chiaramente che voleva fosse una denuncia, l'hanno presentata tre volte, due volte a Venezia. Hanno presentato un documento accusatorio nei miei riguardi, ora Zaia si sta arrampicando sugli specchi. Ha usato fondi pubblici e le leve del potere per danneggiare un privato cittadino, che aveva avuto l'ardire di non condividere le loro scelte".

Crisanti spiega perché la mortalità in Veneto è dipesa da errori nell'uso dei tamponi rapidi

Da quanto è iniziato lo scontro tra Zaia e Crisanti, in soccorso del governatore sono scesi in campo diversi esperti. È il caso del professor Angelo Dei Tos, preside della Scuola di Medicina all'Università di Padova, secondo cui "non c'è nessun dato che sostenga un presunto eccesso della mortalità legato all'uso di tamponi rapidi". 

Crisanti ha risposto così: "Questo non è vero, esistono una serie di modelli matematici che dicono chiaramente che la mortalità è legata all'incidenza. E siccome in Veneto l'incidenza è stata elevatissima, e abbiamo avuto 1600 morti in più delle altre Regioni, è evidente che lì c'è stato qualcosa di anomalo. Hanno sbagliato, punto. In Veneto durante la seconda ondata sono state fatte una serie di cose sbagliate, perché abbiamo avuto molti più decessi della media nazionale", ha dichiarato a Fanpage.it.

"Sono stati usati i tamponi nel modo sbagliato, è stato fatto un errore. L'Oms, l'Ue, le stesse istruzioni d'uso che sono state date dalla Abbott dicevano chiaramente che i tamponi dovevano essere usati solo per la diagnosi, perché con quella sensibilità non avevano la capacità predittiva negativa necessaria per essere usati in prevenzione", ha aggiunto.

Alcuni esperti però hanno fatto notare che visto che in quella fase della pandemia c'era la necessità di fare il maggior numero di tamponi possibile, usare i test rapidi era l'unica strada. "Non è vero, sui tamponi sono state fatte delle scelte sbagliate – ha ribadito Crisanti, secondo cui oggi siamo in una situazione completamente diversa: "Oggi i tamponi rapidi vengono usati per diagnosi, e poi abbiamo il vaccino. In una situazione in cui non ci sono i vaccini non puoi usare i tamponi rapidi che non funzionano come mezzo di contrasto dell'epidemia".

"Il risultato di un test non è mai assoluto, ma è in funzione di probabilità. Se un test ha una specificità del 98% significa che se testiamo 100 persone due persone escono positive per condizioni che non sono correlate alla malattia, cioè sono due falsi positivi. Qual è la probabilità che una persona testata sia un vero positivo? La probabilità è uno su tre, cioè il 30%. Lo stesso ragionamento si applica sul valore predittivo negativo: più il test ha una sensibilità bassa, minore è la probabilità predittiva negativa di un test in condizioni di alta trasmissione. Questo lo sanno tutti, è l'abc dell'epidemiologia".

Il professor Dei Tos ha però provato a smontare ancora i risulti dello studio di Crisanti:

"Crisanti sostiene che l'aver deciso di utilizzare in certa fase anche i test rapidi abbia determinato un aumento della mortalità. Questo lo aveva formalizzato in un lavoro mai pubblicato, e che due anni dopo, quando è stato pubblicato su ‘Nature communications' non riportava più questo risultato, cancellato probabilmente dalle valutazioni successive".

Secondo Crisanti però Dei Tos non sta riportando i fatti in modo corretto: "Il professore non dovrebbe avventurarsi su materie che non conosce, o è ignorante o è in malafede. Il lavoro io l'ho pubblicato, i dati usciti su ‘Nature communications' sono identici a quelli iniziali. Anzi, il lavoro pubblicato su Nature rafforza il risultato dello studio: abbiamo aggiunto un modello matematico che dimostra chiaramente che la strategia utilizzata ha aumentato i contagi. L'unica differenza che si trova sullo studio, e che non abbiamo messo sull'articolo su Nature, sono solo alcune parole: ‘Il Veneto ha registrato una mortalità elevatissima durante la seconda ondata, in coincidenza con l'uso di questi test'. Abbiamo tolto questa frase perché nel primo lavoro questa era un'ipotesi, nel secondo lavoro abbiamo dimostrato che l'incidenza è aumentata, e la mortalità è una funzione dell'incidenza. E lo studio uscito su Nature ha dimostrato chiaramente che l'uso dei tamponi ha aumentato l'incidenza".

Per Dei Tos "La minore specificità dei test rapidi è un fatto unanimemente noto, ma può essere compensata dalla frequenza del tampone". Interpellato sul punto Crisanti ci ha spiegato però che questo in Veneto non è stato fatto: "Può essere compensata dalla frequenza in alcune circostanze, ma non è quello che è successo".

"L'intervento del professor Dei Tos mi dimostra che ho fatto bene a dimettermi. Se lui dice una baggianata di questo tipo devo poter essere libero di rispondergli che o è in malafede o non conosce l'epidemiologia", ha sottolineato ancora Crisanti.

Crisanti contro la strategia del governo Meloni per gestire il Covid-19

Il parlamentare del Pd ha anche criticato la strategia del governo, che per prevenire una nuova ondata di Covid-19, visto l'aumento dei casi in Cina, ha stabilito l'obbligo di tampone per chi arriva in aereo dal Paese asiatico. Contemporaneamente però le regole sull'isolamento e sulle quarantene sono state allentate. 

"Le due misure sono in contraddizione – ha detto Crisanti a Fanpage.it – è un pasticcio fatto da persone che di sanità pubblica ne capiscono poco. L'obbligo di tampone per i passeggeri che arrivano dalla Cina è a impatto zero, anche perché un'altra volta vengono usati i tamponi rapidi, e solo per gli scali diretti. E poi la capacità italiana di effettuare il sequenziamento è limitatissima. Fortunatamente ci sono gli americani e gli inglesi, che hanno una capacità di sequenziamento e controllo elevatissima, quindi ce lo diranno loro se emergono nuove varianti".

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