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Cosa prevede la proposta del M5s per far pagare l’Imu alla Chiesa

Il Movimento 5 Stelle ha presentato una proposta di legge con cui punta a recuperare l’Ici non pagata dalla Chiesa tra il 2006 e il 2011 e, allo stesso tempo, evitare che l’Imu sugli immobili religiosi sfruttati commercialmente venga elusa. La norma obbligherebbe le società religiose a farsi convalidare i propri bilanci da un certificatore esterno, che in caso di falso ne risponderebbe personalmente con una detenzione dai 3 ai 5 anni.
A cura di Francesco Di Blasi
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Si cercano fondi per la prossima manovra di bilancio e un nutrito gruppo di senatori del Movimento 5 Stelle ha avanzato una proposta: puntare sul recupero di qualche miliardo dalle tasse non pagate dalla Chiesa. Il disegno di legge, che promette di recuperare risorse per 5 miliardi di euro, potrebbe diventare un emendamento alla legge di Bilancio su cui si sta ancora lavorando. Il ddl, che porta la firma di Elio Lannutti, ma anche di Danilo Toninelli, ha un obiettivo preciso: aumentare il recupero fiscale che proviene dalla Chiesa in modo da evitare che l'incremento del gettito provenga dai cittadini. Secondo Lannutti "si eviterebbero gli aumenti della cedolare secca, della tassa sulle transazioni immobiliari, dei bolli sugli atti giudiziari, del biodiesel e della plastic tax".

In cosa consiste la proposta del M5s

Oltre a puntare sul recupero dell'Imposta comunale sugli immobili (Ici) che la Chiesa, insieme a diversi enti no profit, non ha pagato tra il 2006 e il 2011, il ddl punta soprattutto a far pagare l'Imposta municipale (Imu) che ha sostituito la vecchia Ici. Questo tipo di tassa è applicata sugli immobili sfruttati commercialmente dagli enti religiosi, ma secondo i senatori pentastellati sarebbe troppo spesso elusa. Il decreto legge "Salva Italia" del governo Monti, con il quale si sanciva la perdita dell'esenzione sugli immobili ecclesiastici fino ad allora sfuggiti al fisco, presenterebbe – secondo i firmatari – troppe "scappatoie" per eludere il pagamento della tassa anche quando si produce reddito. Per risolvere la questione i senatori vogliono introdurre una figura terza che controlli i bilanci delle società e delle associazioni religiose. La norma comprenderebbe tutte le società legate alla Chiesa con un giro d'affari superiore ai 100.000 mila euro annui, quest'ultime sarebbero obbligate a farsi convalidare i propri bilanci da un certificatore esterno responsabile, che in caso di falso ne risponderebbe personalmente con una detenzione dai 3 ai 5 anni. Molti immobili appartenenti alla Chiesa prevedono sia attività sociali che attività di impresa e, secondo il principio di "ripartizione" previsto dal decreto "Salva Italia", solo queste ultime dovrebbero pagare l'imposta. Questa natura ibrida di alcuni immobili, come ad esempio un oratorio dove però esiste anche un'attività commerciale (alberghiera, convegnistica, ecc.), renderebbe facile la possibilità di elusione da parte della Chiesa.

La sentenza della Corte di Giustizia europea

La proposta di legge di ispira alla sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione europea che aveva stabilito il recupero da parte dello Stato italiano dell'imposta non versata dalla Chiesa tra il 2006 e il 2011 perché considerata un aiuto di Stato irregolare. I giudici della Corte dell'Unione europea nel 2018 con questa sentenza annullarono la decisione della Commissione del 2012 e la sentenza del Tribunale Ue del 2016 che avevano sancito “l’impossibilità di recupero dell’aiuto a causa di difficoltà organizzative”. Queste "difficoltà" sono state giudicate "mere difficoltà interne all'Italia". Sarebbero circa 5 i miliardi di euro che verrebbero recuperati se venisse applicato ciò che la sentenza stabilisce. A dirlo sono i dati dell'Anci che ha calcolato l'Ici non versata dagli enti religiosi tra il 2006 e il 2011.

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