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Emergenza Covid-19, il ministro Boccia: “Chi cerca di far cadere governo fa sciacallaggio politico”

“Sulle emergenze nazionali si obbedisce e si dice signor sì. Altrimenti si finisce come la Regione Marche che ha tentato di utilizzare un caso per costruire una narrazione politica sulla testa di tutti i marchigiani ed è finita come è finita”: così il ministro per gli Affari regionali e le autonomie Francesco Boccia, ha commentato ai microfoni di Fanpage.it il rapporto tra Stato e Regioni nella settimana dell’emergenza coronavirus.
A cura di Annalisa Girardi
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"Questa situazione deve farci riflettere sui poteri dello Stato quando c'è un'emergenza, che in situazioni di questo tipo i poteri dello Stato vadano rafforzati è indubbio": così il ministro per gli Affari regionali e le autonomie Francesco Boccia, raggiunto dai microfoni di Fanpage.it ha commentato quanto sta accadendo in questi giorni, in cui Regioni e governo centrale si stanno trovando a dover affrontare l'epidemia del coronavirus. Una coordinazione non sempre semplice, come dimostrano i recenti scambi tra il governatore delle Marche, Luca Ceriscioli, l'esecutivo, e il Tar in merito alla chiusura di scuole e musei.

"Sulle emergenze nazionali si obbedisce e si dice signor sì. Altrimenti si finisce come la Regione Marche che ha tentato di utilizzare un caso per costruire una narrazione politica sulla testa di tutti i marchigiani ed è finita come è finita", afferma Boccia, rivendicando quanto fatto dal governo per far fronte all'emergenza  coronavirus in questi giorni. E sottolineando la condivisione dell'ordinanza unica contro la diffusione del Sars-Cov-2, per "omogenizzare il comportamento sul territorio nazionale". Boccia quindi rimarca: "Abbiamo chiesto di non chiudere scuole e uffici pubblici perché non aveva alcun senso chiudere in Regioni che non solo non avevano contagiati, ma anche dove erano chiari i legami con i focolai che abbiamo circoscritto al Nord". Il ministro punta quindi il dito contro il governatore marchigiano: "Tutte le Regioni non cluster hanno firmato un'ordinanza che dà più sicurezza ai cittadini. L'unico presidente di Regione che non ha ascoltato, nonostante avesse condiviso il confronto che c'era stato è stato Ceriscioli. Mi è dispiaciuto perché quando si hanno responsabilità istituzionali bisogna rispettare fino in fondo lo Stato. Ceriscioli ha preso in ostaggio i marchigiani. Lo dico senza giri di parole".

Secondo Boccia le ordinanze regionali hanno trasformato il Paese in una specie di Arlecchino, mentre era necessario uniformare la strategia a livello nazionale. Fino alla fine della settimana sono ancora in atto le misure emanate dalle Regioni del Nord, in cui per prime si è diffuso il contagio: "Ma alcune tra queste ci hanno già anticipato che da lunedì potrebbero uniformarsi all'ordinanza unica. Dobbiamo tutti lavorare per far ripartire l'Italia, per far sì che le attività economiche ripartano da lunedì", torna a ripetere Boccia, rassicurando sul fatto che ci siano solo alcuni focolai e che questi siano già stati circoscritti. "Mentre nelle aree circoscritte bisognerà avere un po' più di pazienza, per il resto ora siamo pronti a ripartire. Non possiamo farci sopraffare dagli speculatori. Gli sciacalli ci sono sempre stati in momenti difficoltà", prosegue Boccia. Il ministro affronta quindi il tema dei "giochini di palazzo" di questi giorni, affermando che dovrebbero "far vergognare chi li fa". E ancora: "Non riesco nemmeno a dare un giudizio a tale sciacallaggio politico".

Parlando della questione autonomie, che secondo molti è stato il fattore alla base delle difficoltà nel far fronte all'emergenza, Boccia sostiene che in realtà "l'organizzazione territoriale della sanità stia tenendo bene e stia funzionando", anche se chiaramente la questione dell'autonomia vada approfondita. "Quello che sto dicendo alle Regioni in queste ore è di essere unite e parlare con una sola voce perché stiamo trattando un'emergenza nazionale. Io sono il loro primo difensore quando si rispettano le regole del gioco. Quando, come è successo per la Regione Marche, c'è un accordo tra tutti e poi qualcuno lo viola forse perché pensa di ottenere un po' di consenso in più, inevitabilmente lo Stato tira fuori i muscoli, ed è quello che abbiamo fatto", conclude Boccia.  

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