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Comunali Roma 2016, salta la cena con Marino: caos dentro Sinistra Italiana

Confusa e senza una candidatura forte, a sinistra del Pd nella capitale regna il caos: salta la cena tra l’ex sindaco Ignazio Marino, pronto a scendere in campo con una lista civica, e i dirigenti romani di Sel, che continuano a non trovare una quadra.
A cura di Giulio Cavalli
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Se si dovesse appoggiare l'orecchio sul muro della stanza delle trattative a sinistra di Giachetti (Giachetti incluso) per le prossime elezioni amministrative romane si avrebbe l'onore di assistere ad uno dei più avvincenti radiodrammi degli ultimi anni. L'unica differenza è che qui pare che si complotti a come perdere e peggiorare la situazione ad ogni passo.

Ricapitolando: Giachetti dovrebbe essere "l'uomo forte" di Renzi e del PD che asfalta gli avversari politici, E invece no. La candidatura del vicepresidente della Camera (che dichiara di essere pronto a dimettersi da parlamentare se eletto, altrimenti nisba) fatica a prendere quota e nonostante la sicumera davanti alle telecamere i ben informati raccontano di un Giachetti piuttosto dimesso, quasi spaventato e ben consapevole che Renzi sia pronto a scaricarlo piuttosto che farsi trascinare in una brutta sconfitta.

Poi c'è la sinistra. O meglio: Sinistra Italiana che si porta appresso le altre sigle con una certa baldanza essendosi autoeletta portatrice degli interessi collettivi (ah, la partecipazione…) e che si ritrova a gestire le scissioni interne sempre più confuse: Fassina vuole correre per "giocarsi il progetto di leadership nazionale della sinistra" (cit.), Fratoianni cerca di mediare tra la fassinaggine di Fassina e un bel pezzo di SEL che non ne vuole sapere, il sellino Smeriglio prova a mettere un po' d'ordine ma il caos ormai è epico: solo l'altro ieri la cena con Ignazio Marino è saltata perché durante la giornata un appello interno a SEL ha praticamente smentito le rassicurazioni che lo stesso Fratoianni aveva dato per ottenere l'incontro.

Ah, un piccola precisazione: in questo vortice di tavoli saltati e tavoli presunti Civati e i suoi non sono mai stati interpellati, tanto che proprio ieri Possibile si ritrovava costretta ad emettere una nota stampa in cui chiariva di non saperne nulla. Ah, l'unità della sinistra.

Poi c'è Ignazio Marino che, superato lo shock di SI che gli proponeva le primarie e poi gli comunicava che Fassina non avrebbe voluto farle, ora comincia ad avere dubbi sull'opportunità di una sua candidatura principalmente per due motivi: la disponibilità economica e l'uscita del libro che risentirebbe dell'ingresso in politica attiva chiudendo molte delle ospitate già programmate.

Ah, poi c'è Bray: anche l'ex ministro si è dovuto confrontare con un quadro più che confuso e ha colto questa trattativa che al momento attuale ha moltissimi tavoli, un solo candidato e pochi voti (l'ultimo sondaggio assesta Fassina al 4%, per dire). Proprio ieri Massimo Bray ha avuto un incontro con Giachetti (seguite il filo) che gli ha proposto di "entrare in squadra" per la stesura del programma. Insomma, al Pd hanno pensato bene di allearsi con la sinistra per prendere i voti di sinistra, come se intanto non stesse succedendo nulla sul piano nazionale. Dicono che Bray abbia risposto con qualcosa di simile ad una sonora risata. Dicono.

E ora? A sinistra per la labirintite dei dirigenti tutti sembrano convergere su Fassina su cui in realtà non converge quasi nessuno. Giachetti è confuso. Bertolaso e la Meloni si scannano. Alla grillina Raggi basterebbe stare zitta per vincere. Una cosa così.

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