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Opinioni

Chi sono e cosa vogliono i Forconi

Dopo tre giorni di protesta cresce la mobilitazione dei forconi. Ma chi sono, cosa vogliono in concreto e soprattutto come e fino a quando continuerà la mobilitazione?
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Per provare a capirci qualcosa in più sul complesso della questione forconi occorre prima di tutto fare un passo indietro e tornare al gennaio dello scorso anno, quando una serie di manifestazioni e di presidi aveva bloccato in parte la circolazione delle merci in Sicilia e "lanciato" la protesta dei forconi. Come scrivemmo allora, "la paternità” dell'iniziativa viene immediatamente attribuita a Mariano Ferro, personaggio in passato vicino all'ex Governatore Raffaele Lombardo, e fin dall'inizio viene presentata come una protesta più o meno spontanea contro “lo Stato che ci vuole distruggere e la Regione che ci ha dimenticato”. A mobilitarsi agricoltori, pastori, ma anche operai ed autotrasportatori, gente che si definisce “nè di destra nè di sinistra, ma le vittime del sistema che non vogliono morire di depressione nè suicidarsi“. Il nucleo originario è costituito da associazioni di autotrasportatori, categoria tra le più provate dalla crisi economica, nonché da altri gruppetti di categorie più o meno dipendenti dall'intervento pubblico. Scrive Stefano Lepri su La Stampa: "È una protesta che guarda al passato, già tenta di riassumere il Censis; anzi è un passato che si rivolta contro sé stesso. Nelle sessioni di bilancio parlamentari come di fronte ai consigli comunali da anni prevalgono, a svantaggio degli elettori, gruppi di interesse piccoli e compatti, capaci non soltanto di gestire pacchetti di voti ma di bloccare il Paese con le loro agitazioni".

In partenza la mobilitazione dei forconi aveva anche una forte componente siciliana e meridionalista, poi lentamente evaporata man mano che la protesta cresceva e si allargava a macchia d'olio sul territorio. Paradossalmente il nucleo più attivo infatti si è concentrato a Torino, patria "degli invasori piemontesi che hanno depredato il Meridione" e dello Stato "accentratore e dispotico che ha martoriato una terra ricca di risorse naturali". Il termine "forconi", insomma, ingloba ormai un coacervo di istanze, tensioni, rivendicazioni e soggetti politici di diversa formazione e provenienza. Tanto che, sostanzialmente, bisognerebbe non utilizzare neanche il termine "forconi" dal momento che il movimento è molto più composito.

Alla mobilitazione hanno infatti aderito, con tempismo piuttosto sospetto, formazioni direttamente riconducibili alla destra extraparlamentare, gruppi nazionalisti e "radicali", come Forza Nuova, Casapound e Movimento Sociale Europeo. Ma allo stesso tempo è segnalata, più o meno diffusamente, la presenza di ultras delle squadre di calcio (a Torino come a Bergamo e Brescia), di attivisti "culturali" e dei centri sociali, nonché la partecipazione di qualche rappresentante istituzionale (consiglieri comunali e qualche Sindaco, in particolare) e politico (c'è una apertura di Fratelli d'Italia). Da qualche ora poi, Grillo ha virato in maniera convinta sulla protesta per quel che riguarda l'aspetto "ideale", senza per il momento spingersi a fornire supporto organizzativo, istituzionale e "umano" (non c'è ancora la chiamata alle armi del popolo grillino, per capirci).

Va però detto che c'è una forte componente del movimento dei forconi che rifiuta l'appartenenza politica e sottolinea i caratteri "spontanei" della protesta ed una costruzione dal basso, soprattutto attraverso i social network. Le pagine a sostegno della protesta hanno caratteristiche comuni e in queste ore stanno rilanciando continuamente immagini e slogan dai presidi, accogliendo con toni trionfalistici i discussi e controversi "gesti di solidarietà" delle forze dell'ordine e utilizzando sostanzialmente la stessa linea comunicativa. Su tutto domina il tricolore e la condanna ai "politici corrotti e ladri" e alle istituzioni "marce e illegittime", ma soprattutto torna ricorrente il tema della "congiura" dei media che non parlano della protesta e censurano le vere dimensioni della rivolta. E torna l'obiettivo: "La caduta del Governo e la cacciata dei politici". Il clima è quello dello "stato d'assedio" e della repressione del dissenso: che del resto è da sempre uno dei metodi per cementare le coscienze verso un obiettivo comune. Resta sempre nell'aria il concetto del "né di destra né di sinistra", anche se sarebbe utile richiamare il pensiero di Quadruppani: "Ci sono due modi di non essere né di destra né di sinistra: un modo di destra e uno di sinistra. […] C'è un modello riscontrabile ad esempio negli indignados spagnoli. Quelli del “non siamo di destra né di sinistra: siamo los de abajo», ovvero quelli di sotto, quelli che vengono dal basso […] ’è un modo più «normalizzante» e di destra(nonché largamente maggioritario) di dichiararsi né di destra né di sinistra. Qui l’attitudine è: «rossi e neri sono tutti uguali» (cfr. la celeberrima scena di Ecce Bombo in cui Nanni Moretti attribuisce a generici «film di Alberto Sordi» la responsabilità di tale cliché). Si afferma l’equivalenza e l’indistinguibilità tra diversi percorsi e storie. Si getta tutto nel mucchio, occultando il conflitto primario – quello a cui i concetti di «Destra» e «Sinistra» continuano ad alludere, anche se più flebilmente che in passato, ossia la lotta di classe – in nome di surrogati, diversivi, conflitti sostitutivi come quello tra la «gente» e i «politici», la «casta» etc”. Ecco, la protesta di questi giorni appartiene decisamente a questa seconda categoria.

Sulla leadership poi il discorso è complesso. Nelle ultime ore sta prendendo forza la figura di Danilo Calvani, di Latina, che ha annunciato i prossimi passi e si è lanciato in ardite proposte. Ma la questione è complessa e, al netto della presenza di gruppi organizzati e dotati dei loro canali comunicativi, sostanzialmente la difficoltà maggiore consiste proprio nell'individuare figure di riferimento e finanche una "linea politica", un insieme di rivendicazioni, un gruppo di proposte sulle quali discutere e confrontarsi. Poche ore fa, ad esempio è ricomparsa sul gruppo ufficiale del coordinamento questa denuncia, da formalizzare alla procura della Repubblica: "Per ostacolare il Colpo di Stato Finanziario che ha di fatto terminato la democrazia partecipativa e la sovranità delle istituzioni Governo e Parlamento in Italia, culminato con gli eventi del 12-16 novembre 2011". Il problema è che si riferisce ancora al Governo Monti. In generale però il problema aperto è: cosa vogliono davvero i forconi? Cosa potrebbero ottenere in concreto?

Per il momento poco, o nulla. Perché, malgrado i blocchi e le manifestazioni, ancora non è chiara l'esatta dimensione del consenso e non mancano i veri e propri "buchi nell'acqua": Roma e Napoli su tutti. Ma soprattutto, nonostante i tentativi di "mettere il cappello" alla mobilitazione da parte dei gruppi politici (ora anche il Cavaliere sembra possa "sostenere idealmente la protesta"), non si capisce in che modo possa concretizzarsi una protesta tanto generica quanto radicale. Così come non si comprende nemmeno quali siano "i tempi ed i modi" con i quali proseguirà la protesta. Ad oltranza non è una risposta. O meglio, non è una risposta adesso.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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