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Carlo Calenda dice che gli elettori hanno sbagliato alle Regionali in Lombardia e Lazio

Carlo Calenda, leader del Terzo polo di Azione e Italia viva, in un’intervista al Corriere della Sera commenta il risultato delle elezioni regionali in Lazio e Lombardia: “Non ho timore di dirlo: si vota per appartenenza, come al palio di Siena. Così i candidati contano poco”.
A cura di Luca Pons
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Nel voto delle elezioni regionali di Lombardia e Lazio hanno sbagliato gli elettori? Sì, secondo Carlo Calenda, leader del Terzo polo composto da Azione e Italia viva. Lo schieramento guidato da Calenda ha ottenuto un risultato nel complesso deludente sia in Lombardia, dove la sua candidata Letizia Moratti non ha raggiunto il 10% dei voti, sia nel Lazio, dove il Terzo polo ha ottenuto meno del 5% dei voti correndo insieme al centrosinistra per sostenere Alessio D'Amato. Per il leader centrista, però, la colpa è anche degli elettori: "Non ho timore di dirlo. È la maledizione italiana: si vota per appartenenza. Sono di destra voto la destra, sono di sinistra voto la sinistra, prescindendo dal candidato e dalla qualità delle sue proposte. E poi mi lamento di chi governa".

"Avevamo i candidati migliori e non è importato a nessuno, si vota come al Grande fratello"

In un'intervista al Corriere della Sera, Calenda ammette: "Abbiamo perso. Quello regionale è un voto difficilissimo per noi. Le preferenze pesano e noi invece dipendiamo da un voto di opinione. La peggiore condizione possibile per chi vuole spezzare il bipolarismo". In Lombardia, "non mi aspettavo il risultato nei termini in cui si è delineato. Neppure mi aspettavo che Fontana addirittura prendesse di più, in percentuale, di cinque anni fa. Si può dire che il presidente uscente abbia governato bene? No, non si può".

Nonostante il Terzo polo avesse candidato "i due assessori regionali che meglio hanno gestito il Covid, per guidare due Regioni, enti in cui il bilancio è quasi tutto assorbito dalla sanità", questo "non è importato a nessuno. Fontana e Rocca erano forse candidati migliori? Non credo". Il problema, per Calenda, è che "si vota come al Palio di Siena, il voto è fideistico", e così "i candidati contano poco". Questo genera un sistema "che porta a un'astensione sempre più alta con votanti sempre più divisi tra guelfi e ghibellini e al declino del Paese. Forse siamo condannati e io sono un irrimediabile idealista. Ma non mi arrendo".

Calenda, infatti, si ripropone l'obiettivo di "scardinare questo sistema: l'unica lezione che ricavo da queste elezioni è che il partito unico non può più aspettare". D'altra parte, secondo il leader del Terzo polo "il centrodestra è incapace di produrre un'azione di governo sensata. Ma perché gli elettori se ne rendano conto, visto che si vota alla ‘Grande fratello', per affezione, ci vorrà del tempo".

Su Twitter, Calenda ha ribadito oggi: "Se stamattina volete sostenere che il voto a Fontana è basato sui risultati del buon governo, fatelo. Gli elettori decidono ma non hanno sempre ragione. Altrimenti non saremmo messi così".

L'alleanza con il Pd resta possibile, "ma danno sempre la colpa delle sconfitte a qualcun altro"

Per quanto riguarda l'alleanza con il Partito democratico, "queste elezioni non hanno insegnato che andando insieme si vince. Al contrario. Fossimo stati alleati del Pd in Lombardia, Fontana avrebbe vinto ugualmente e noi avremmo indebolito la capacità di rappresentare ognuno la propria quota". Per questo, l'intenzione è di "collaborare col Pd dove le candidature sono valide e i programmi chiari e condivisibili".

L'obiettivo "non è distruggere il Pd. L'Italia ha bisogno di un partito socialdemocratico, come di un partito liberale. Il problema del Pd è piuttosto che i suoi dirigenti, dopo ogni sconfitta, spiegano che hanno perso per colpa di qualcun altro".

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