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Cappato è giunto in commissariato per autodenunciarsi: “Lo Stato non può fare finta di niente”

Il tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni ha annunciato che alle 14.45 di questo pomeriggio si presenterà spontaneamente alle forze dell’ordine per autodenunciarsi e dichiarare di aver aiutato Fabiano Antoniani a ottenere il suicidio assistito in Svizzera.
A cura di Charlotte Matteini
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marco cappato

UPDATE Come annunciato, Marco Cappato è giunto al Commissariato di Milano Duomo, in via Fosse Ardeatine 4, autodenunciandosi per aver aiutato Dj Fabo a ottenere il suicidio assistito in Svizzera.

"Io non ho girato la testa dall'altra, mi sono preso le mie responsabilità. Anche lo Stato italiano deve prendersi le sue responsabilità", ha dichiarato Cappato davanti al commissariato milanese. "Spetta allo Stato italiano il compito di decidere se girare la testa dall'altra parte oppure consentirmi di difendere le mie ragioni in un'aula di Tribunale". "La soluzione non può essere che se tu hai 10mila euro e la condizione di trasportabilità allora vai in Svizzera, altrimenti resti inchiodato a un letto e devi subire un suicidio nelle condizioni più terribili oppure una tortura di vita che non vorresti. Lo Stato non può fare finta di niente", ha proseguito Cappato.

"Andrò a difendere davanti a un giudice quello che ho fatto. Lo potrò fare in nome dei principi costituzionali di libertà e responsabilità fondamentali che sono più forti di un Codice penale scritto in epoca fascista dove non si fa differenza tra l'aiuto a un malato che vuole interrompere una sofferenza e lo sbarazzarsi di una persona di cui ci si vuole liberare. Il Codice penale non fa questa differenza, la Costituzione sì".

Marco Cappato, tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni e radicale di lungo corso, ha dichiarato con un breve post su Facebook di essere intenzionato ad autodenunciarsi per aver aiutato Fabiano Antoniani, conosciuto con il nome d'arte Dj Fabo, a ottenere il suicidio assistito accompagnandolo in una clinica svizzera ed esaudendo il suo desiderio. "Alle 14:45 vado dai carabinieri ad autodenunciarmi per ‘l'aiuto al suicidio' di Fabo". Con il post su Facebook, quindi, Cappato ha ufficialmente confermato l'intenzione avanzata nel pomeriggio di ieri.

Già nel dicembre 2015, l'allora consigliere comunale di Milano Cappato aveva aiutato l'infermiera 59enne e militante radicale Dominique Velati, affetta da un cancro al colon incurabile, ad accedere al suicidio assistito in una clinica di Berna, dov'è deceduta il 15 dicembre dello stesso anno. Anche in quell'occasione, di ritorno da Berna, l'esponente radicale si autodenunciò per aver commesso il reato. Per il codice penale italiano, infatti, l'aiuto fornito da Marco Cappato potrebbe configurarsi come "istigazione al suicidio", reato per cui è previsto il carcere fino a 12 anni complessivi per "chiunque determina altri al suicidio o rafforza l'altrui proposito di suicidio, ovvero ne agevola in qualsiasi modo l'esecuzione, è punito, se il suicidio avviene, con la reclusione da cinque a dodici anni".

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