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Bonus 600 euro, il presidente dell’Inps Tridico nella bufera: Renzi chiede le sue dimissioni

La vicenda dei deputati che hanno richiesto il bonus da 600 euro riservato alle partite Iva ha portato al centro della polemica l’operato dell’Inps e del suo presidente, Pasquale Tridico. Di cui Italia Viva e Matteo Renzi chiedono le dimissioni, mentre neanche il Movimento 5 Stelle (che l’ha scelto) lo difende. E c’è chi insinua ci sia un legame tra il bonus ai deputati e il referendum sul taglio dei parlamentari.
A cura di Stefano Rizzuti
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Prima cinque. Poi tre. Sospetti su chiunque, ma nessuna conferma e nessun nome. Una notizia trapelata, ma con settimane – se non mesi – di ritardo rispetto a quando è stata scoperta. Una serie di sospetti, dubbi, incoerenze sul bonus da 600 euro richiesto da alcuni deputati e da tanti amministratori locali che ora rischiano di travolgere l’Inps. E, in primis, il suo presidente Pasquale Tridico. Già, perché è proprio lui a finire sotto accusa. Dell’opposizione, certo. Ma anche della maggioranza. A richiedere il bonus riservato alle partite Iva durante l’emergenza Covid-19 sarebbero stati cinque deputati, ma solo tre lo avrebbero effettivamente ricevuto. Solo voci, però, che dall’istituto di previdenza trapelano (spesso attraverso fonti parlamentari) ma che nessuno conferma.

Così per Tridico è inevitabile finire nella bufera. Prima fa emergere il caso, poi non fornisce i nomi. Ma intanto, stando a quanto emerso, assicura ad alcuni esponenti (leggi Rosato e quindi Italia Viva) che nessuno dei suoi è coinvolto. Così l’operazione rischia di portare a una vera e propria delazione a carico di tutto il Parlamento e non solo dei 5 (o 3 che siano) richiedenti. Non a caso, qualcuno sospetta che l’obiettivo sia in qualche modo promuovere il taglio dei parlamentari in vista del referendum di settembre con un’operazione anti-casta. Solo voci e insinuazioni, certo. Ma intanto gli attacchi diventano bipartisan e persino i 5 Stelle e Luigi Di Maio, che Tridico l’ha voluto alla guida dell’Inps, mettono ora in dubbio il numero uno dell’istituto di previdenza.

Tridico finisce sotto attacco: Renzi chiede le dimissioni

Ad attaccare Tridico c’è in prima linea Matteo Renzi, da tempo critico nei confronti dell’operato del presidente dell’Inps. E non usa mezzi termini neanche questa volta: “Mi colpisce il clima populista di caccia alle streghe che l'Inps ha instaurato. Dire e non dire, annunciare e non smentire, far circolare notizie false: ad esempio nessuno di Italia Viva ha preso quei soldi, ma perché siamo stati coinvolti anche noi? Chi dovrebbe riflettere sulle proprie dimissioni non sono solo i tre parlamentari interessati ma anche e soprattutto il presidente Inps che da mesi dimostra di essere totalmente impreparato e incompetente. Deve andare a casa. Nei posti di responsabilità vanno messi quelli bravi, non i signorsì”.

La probabile convocazione di Tridico in commissione

Ma anche Di Maio, pur non tirando in ballo esplicitamente Tridico, chiede con forza che i nomi vengano “resi pubblici”. Anche il M5s, che ha voluto Tridico all’Inps, ora lo prende d’assedio. Tridico dovrebbe essere chiamato in Parlamento. Forse in un’audizione secretata in commissione Lavoro. La richiesta di convocazione ancora non c’è, ma è stata annunciata da più parti – da Fratelli d’Italia con Walter Rizzetto a Italia Viva con Gianfranco Librandi – e potrebbe arrivare presto.

Il sospetto: operazione per rafforzare sì al referendum

Tra i sospetti avanzati c’è quello riguardante il referendum di settembre sul taglio del numero dei parlamentari. Qualcuno si chiede come mai la notizia sia emersa solo ora, se l’Inps sapeva tutto già dalla primavera. C’è, quindi, chi parla di un’operazione anti-casa per rafforzare le posizioni del sì al referendum. Simone Baldelli, di Forza Italia, attacca: “Qualcuno ben informato sostiene che questa vicenda, ammesso che sia vero, sia stata fatta venir fuori proprio adesso per far montare la rabbia popolare contro il Parlamento e portare acqua al Sì”. E anche Gianfranco Rotondi, intervistato da Fanpage.it, non esclude il possibile nesso tra questa vicenda e il referendum.

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