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Bonus ai parlamentari, Rotondi: “Manovra pro referendum? Quel che sputtana le Camere aiuta la causa”

Gianfranco Rotondi – politico di lungo corso e deputato di Forza Italia – è stato tra i primi a lanciare sui social l’idea di una connessione tra il leak sui cinque parlamentari che avrebbero richiesto il bonus Covid da 600 euro e il prossimo referendum sul taglio dei parlamentari. “Non è una manovra, ma qualcuno ha cavalcato la notizia”, dice Rotondi a Fanpage. E avverte: “I cinque furbetti sono dei cretini, ma alla fine con le cause di risarcimento all’Inps ci guadagneranno”
A cura di Marco Billeci
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In parlamento per sei legislature, ora tra i banchi di Forza Italia alla Camera ma anche animatore della nuova Democrazia Cristiana, Gianfranco Rotondi è uno di quelli che di sicuro sa fiutare i venti della politica. Sui social, è stato tra i primi a ipotizzare un collegamento tra la notizia dei cinque parlamentari che hanno richiesto il bonus Inps per gli autonomi da 600 euro il referedum sul taglio dei parlamentari del prossimo 20 settembre.

 “Ma sì, è di tutta evidenza che ci sono montati su perché tutto quello che sputtana il parlamento in questo momento aiuta la causa – dice Rotondi a Fanpage -. Non voglio arrivare a dire che la notizia è uscita ad arte dall’Inps, parlare di manovra è esagerato, ma esistono le coincidenze”.

Ma lei crede davvero che al referendum possa vincere il No?

Non dico vincere, ma ho dato un’occhiata al trend dei social e il No è avanti, anche se certo non è un dato indicativo in assoluto. La spiegazione è che l’elettorato favorevole al taglio dei parlamentari è un elettorato generalista, non è motivato, mentre ai referendum di solito vota soprattutto l’elettorato antagonista. In più l’esito sembra scontato e quindi molti sostenitori del Sì andranno al mare, mentre voterà chi vede l’occasione per dire un vaffa al governo.

E secondo lei qualcuno si è spaventato da questa dinamica?

Esatto, qualcuno ha detto: qui finisce che abbiamo montato la festa e invece ce la fanno. Quindi, anche se non credo che questa storia dei bonus sia stata fatta uscire ad arte, quando è venuta fuori è stata cavalcata. Adesso però l’Inps avrà un bel po’ di problemi legali, la vedo nera per loro.

Ritiene illegittimo il comportamento dell’istituto?

Certo. Un conto è la questione politica e tutti quanti non possiamo che dire che questi che hanno fatto richiesta del bonus sono cinque pazzi. Ma in punta di diritto, l’Inps ha violato il dovere di tutelare la privacy di cittadini che hanno seguito una pratica conforme alla legge. Ora ai vertici dell’istituto conviene fare i nomi dei cinque deputati coinvolti.

Perché?

Perché denunciando la circostanza senza dire i nomi, diffamano in un colpo solo centinaia di parlamentari di Lega, 5 Stelle e Italia Viva. Così rischiano un’azione collettiva da parte dei componenti di tutti questi gruppi. Se fanno i nomi almeno ne devono risarcire solo cinque, costa di meno.

Dice che alla fine questi cinque parlamentari potrebbero pure guadagnarci con le cause di risarcimento?

Assolutamente, che si vada in tribunale mi sembra una cosa certa. Non parliamo poi se alla luce della polemica, un bravo avvocato dice: secondo me la notizia è stata fatta uscire per una finalità politica, si va a finire a mille e una notte.

Lei frequenta le aule parlamentari da tanti anni. In molti leggono in questa vicenda l’ennesimo segnale della decadenza della classe politica.

È uno scadimento intellettuale, perché questi hanno fatto una cosa cretina, senza giustificazioni. Per carità la Prima Repubblica ha fatto la tangente Enimont…

Un tempo si sbagliava da professionisti

 Il finanziamento illecito dei partiti era un peccato di sistema, i politici della Prima Repubblica sono stati condannati perché non potevano non sapere, non perché si sono messi i soldi in tasca.

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