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Balneari, Berti (M5s) a Fanpage: “Concessioni non devono essere a vita, è indegno per Paese moderno”

“A chi non piacerebbe operare in un oligopolio, con pochissima concorrenza? Un appalto non può durare a vita. È profondamente ingiusto e indegno per un Paese moderno”: lo dice Francesco Berti, deputato del Movimento 5 Stelle, in un’intervista con Fanpage.it parlando della riforma delle concessioni balneari.
A cura di Annalisa Girardi
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Dopo la riforma proposta dal governo in Consiglio dei ministri, la Camera ha approvato la mozione di maggioranza sull'applicazione della direttiva Bolkestein in merito alle concessioni balneari. Un tema che continua a dividere le forze politiche in Parlamento e su cui anche ieri in Aula non sono mancate le polemiche. Fanpage.it ha fatto il punto della situazione con Francesco Berti, deputato del Movimento Cinque Stelle e capogruppo in commissione Politiche Ue.

In Cdm è arrivato il via libera alla riforma delle concessioni: siete soddisfatti del compromesso raggiunto?

È un buon compromesso dove siamo riusciti a dare certezze al settore balneare andando, però, a rispettare i principi costituzionali. Deve essere chiaro che non accetteremo furbizie e vigileremo perché le gare pubbliche siano concluse e le nuove concessioni assegnate entro il 31 dicembre 2023. È stato detto, invece, che le gare partiranno dal 2024, in tempo per il cambio di governo. In questa sfumatura di pochi mesi, coincidente con la fine della legislatura, alcuni cercano spazio per sfuggire dalla direttiva Bolkestein, anche a costo di far decadere decine di migliaia di concessioni e creare un caos giuridico inimmaginabile. Non lo permetteremo.

Anche l’Ue ha parlato di segnali incoraggianti sulla riforma: si è scongiurata una procedura d’infrazione?

Abbiamo evitato che migliaia di imprenditori andassero incontro a infrazioni e, quindi, al massacro economico. Del resto l'Unione Europea guarda all'applicazione concreta, cioè ai regolamenti attuativi e all'effettivo svolgimento delle procedure trasparenti, pubbliche e basate sul merito. Se qualche lobby e qualche funzionario che non ha a cuore l'interesse pubblico pensano di sviare queste procedure, su cui si è faticosamente trovato un accordo politico, rischia di far cadere l'Italia in procedura di infrazione.

Il ministro Garavaglia dice che ci dovranno essere delle correzioni nel passaggio in Parlamento: temete un passo indietro rispetto alla formula accordata dal governo?

Questo modo di fare non è serio. L'Italia deve mettere mano al settore da 16 anni. Se si vota all'unanimità in Consiglio dei ministri, annunciare di ribaltare la decisione è folle, oltre che irresponsabile. In questo modo le persone rischiano di non capire più niente. Lo spazio di modifica in Parlamento è strettissimo, se non nullo.

La maggioranza rischia di spaccarsi su questo tema?

Per non inciampare al primo voto segreto c'è bisogno di capire quali sono gli interessi in gioco e comprendere che è impossibile andare avanti con proroghe illegittime secondo il diritto italiano ed europeo. Il punto è che ci sono alcuni parlamentari che sono essi stessi concessionari. Se i partiti, che dovrebbero rappresentare l'interesse generale, seguono la via tracciata da chi è in palese conflitto di interesse rischiano di perdere il focus sull'interesse pubblico.

Qual è secondo lei il problema più grave del sistema di concessioni in vigore attualmente?

È profondamente ingiusto che alcuni privati detengano le concessioni perpetuamente, è indegno per un Paese moderno. L'attuale sistema, innanzitutto, non permette allo Stato centrale di monitorare il settore nella sua interezza. Le informazioni sono sparse in due database (Demanio e Ministero dei Trasporti), è impossibile capire chi paga o chi no. Come si fa a rinnovare automaticamente la concessione a chi non ha pagato il canone, spesso di poche centinaia di euro l'anno? Dobbiamo garantire gli investimenti degli attuali concessionari, ma garantire anche opportunità di impresa a chi non è "figlio/a di.." e, soprattutto, garantire un servizio accessibile. Non è possibile che in alcune zone, non di prima fascia, una cabina, un ombrellone e una sdraio costino 2000€ a stagione. Quindi avanti con le riforme.

Alcune forze politiche, ma anche i sindacati, parlano di svendita delle spiagge e di penalizzazioni per imprese che hanno già sofferto duramente durante la pandemia: lei cosa risponde?

Con l'emendamento approvato in CdM non ci sarà nessuna svendita, ma una procedura ad evidenza pubblica basata nel merito. Chi ha valorizzato il bene pubblico, creato posti di lavoro, tutelato le nostre coste dal dissesto idrogeologico e dall'erosione non ha niente da temere. Tutte le imprese hanno sofferto in pandemia, mica solo quelle balneari. Il punto è un altro. A chi non piacerebbe operare in un oligopolio, con pochissima concorrenza? Chi lavora con la Pubblica Amministrazione sa bene che un appalto dura al massimo un paio d'anni, non a vita. E invece ci sono alcune persone che pensano di poter avere l'esclusiva sulle coste. Questo non è serio per un Paese moderno.

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