video suggerito
video suggerito

Aumentano nel 2024 i casi di minacce ad amministratori locali: il 52% nei piccoli Comuni, Sicilia la più colpita

Dal 15esimo rapporto di ‘Avviso Pubblico’ del 2024, ‘Amministratori sotto tiro’, emergono 5.716 atti intimidatori, di minaccia e violenza nei confronti di amministratori locali, funzionari e dipendenti pubblici e personale della pubblica amministrazione, in tutto il territorio nazionale. I piccoli Comuni, quelli al di sotto dei 20mila abitanti, si confermano i più vulnerabili.
A cura di Annalisa Cangemi
0 CONDIVISIONI
Immagine

È stato presentato questa mattina il report ‘Amministratori sotto tiro' 2024, nella sede della FNSI, con i dati raccolti da ‘Avviso Pubblico' sulle intimidazioni mafiose e criminali subite dagli amministratori in Italia. Nel dossier, che l'associazione realizza dal 2010, sono ben 5.716 gli atti intimidatori, di minaccia e violenza censiti sul territorio nazionale, nei confronti di amministratori locali, funzionari e dipendenti pubblici e personale della Pubblica Amministrazione, in un periodo compreso dal 2010 al 2024. Si parla in media di 381 intimidazioni l’anno, 32 ogni mese, una al giorno. Questi episodi riguardano 1.683 comuni italiani, il 21.3% del totale.

C'è un dato che balza all'occhio: rispetto al 2023, quest'anno c'è stato un incremento del 4% degli atti intimidatori, di minaccia e violenza, rivolti nel corso dell'anno contro sindaci, assessori, consiglieri comunali e municipali, amministratori regionali, dipendenti della Pubblica amministrazione, da 315 a 328. L'aumento si segnala anche rispetto al 2022, quando i casi segnalati erano stati 326.

Quali sono le Regioni più colpite secondo il report di Avviso Pubblico

Le quattro regioni in cui gli amministratori locali sono stati più esposti a intimidazioni sono quelle in cui sono nate le cosiddette mafie storiche, e cioè Sicilia, Calabria, Campania e Puglia, hanno fatto registrare 3.286 casi dal 2010 al 2024, il 57.5% del totale nazionale.

Come si vede dalla tabella, ne sono stati segnalati 913 in Sicilia, 844 in Calabria, 835 in Campania e 694 in Puglia.

Immagine

La prima regione del Centro-Nord è la Lombardia, con 337 casi, seguita da
Lazio (315), Toscana (231) e Veneto (230). Nelle province di Napoli, Cosenza, Reggio Calabria e Palermo, le uniche a superare i
200 casi, sono stati censiti in tutto 1.168 atti intimidatori, oltre il 20% del totale. A Palermo se ne segnalano 223, a Reggio Calabria 241, a Cosenza 273, a Napoli ben 431.

Le prime 10 posizioni vedono ancora una volta una forte presenza di territori appartenenti alle quattro regioni in cui sono nate le cosiddette mafie storiche, ad eccezione di Roma (6° posto con 180 casi censiti in 15 anni) e Nuoro (10° posto con 139 casi censiti). Si sottolineano inoltre il 12° posto di Milano (126 casi) e il 14° di Torino (116).

Immagine

Quali sono le province con più Comuni colpiti da intimidazioni

Se prendiamo in esame i Comuni, ce ne sono 19 che secondo il report sono stati colpiti da atti intimidatori per almeno dieci anni: è il caso di Acerra, Bari, Bologna, Brindisi, Catania, Catanzaro, Corigliano Rossano, Foggia, Gela, Genova, Milano, Modena, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Roma, Siderno, Torino e Vittoria.

Cosenza è la provincia con il maggior numero di Comuni colpiti (61), seguita Napoli e Reggio Calabria (60 a testa). La Campania è la Regione con il maggior numero di Comuni colpiti (216), seguita da Sicilia (213) e Calabria (204). Ma, in termini di percentuale tra numero dei Comuni colpiti e totale dei Comuni presenti nella regione, è la Puglia a far registrare il dato più alto (62%), seguita da Sicilia (54%) e Calabria (50%).

Immagine

Intimidazioni in crescita quest'anno

Come dicevamo, nel 2024 si registra un incremento delle intimidazioni, da 315 dell'anno scorso alle 328 censiti nell'ultimo report. Dopo cinque anni consecutivi in costante calo, i casi dunque tornano a crescere, anche se il dato del 2024 si mantiene ben distante dal picco registrato nel 2018 (574 intimidazioni).

Contestualmente, si legge nel dossier, si registra un ulteriore calo del numero dei Comuni interessati (206, – 2% rispetto al 2023) e delle province coinvolte (69, – 10% in confronto all’anno precedente). Diminuisce anche il numero delle Regioni coinvolte (16, non sono stati registrati atti minatori in Valle d'Aosta, Trentino Alto Adige, Molise e Basilicata). Rispetto al 2023 la ripartizione dei casi per macroaree geografiche vede un leggero aumento delle intimidazioni nel Mezzogiorno (62,5% del totale nazionale), soprattutto per effetto dell’aumento dei casi censiti nelle Isole (da 55 a 68 casi).

La Sicilia è la Regione più colpita da atti intimidatori

La Sicilia è la Regione più colpita da atti intimidatori nel 2024, riprendendosi il primato che era già stato suo nel 2022: sono 51 i casi censiti da Avviso Pubblico sull'isola (+46% rispetto al 2023). Segue la Calabria (43), unica regione delle quattro in cui sono nate le cosiddette mafie storiche in cui si registra un calo rispetto all'anno precedente, e poi Campania e Puglia (41 casi censiti ciascuna). Insieme raccolgono il 53% degli atti di intimidazione censiti nel 2024 sul territorio nazionale.

Il Veneto (23 casi) si prende il titolo di Regione più colpita dell'area Centro-Nord. A seguire il Lazio (21, dato raddoppiato rispetto al 2023) e la Lombardia (19). Chiudono le prime 10 posizioni Sardegna (17), Toscana (16) ed Emilia-Romagna (15). Agrigento, territorio particolarmente bersagliato già da alcuni anni, è la provincia in cui si sono verificati più atti intimidatori nel 2024 con 26 casi distribuiti in 11 Comuni. Nella graduatoria provinciale seguono Cosenza (21), Caserta e Lecce (16), Napoli (15), Foggia (14) e Padova (13).

In generale, nel 2024, risultano in calo il numero di minacce e le aggressioni nei confronti del personale della Pubblica Amministrazione: il 16,5% del totale. Tra i soggetti maggiormente presi di mira da minacce e intimidazioni dirette si confermano gli amministratori locali (64% dei casi). Tra questi sono i Sindaci (61%) i più bersagliati, seppur con un calo di 8 punti percentuali rispetto al 2023. Il 13% dei casi totali ha visto coinvolti candidati e candidate alle Elezioni Amministrative, un dato più che raddoppiato rispetto all’anno precedente.

Il 25% delle intimidazioni parte da cittadini e cittadine

Il 25% delle intimidazioni totali(dato in calo rispetto al 26% nel 2023) ad amministratori locali e personale della Pa, arriva da cittadini e cittadine: è quanto emerge dal Rapporto 2024 ‘Amministratori sotto tiro'. Il 36% di questa tipologia di atti intimidatori, denuncia il rapporto, trae origine dal malcontento suscitato da una scelta amministrativa sgradita ai cittadini. Un altro 26% proviene da estremisti o sedicenti tali, che utilizzano spesso simboli inneggianti tanto all'anarchia quanto al fascismo. Il 20%, si sottolinea nel rapporto, è riferibile ad un vero e proprio disagio sociale, come la richiesta di un sussidio economico, di un posto di lavoro o le aggressioni e le minacce derivanti lo scorso anno dalla cancellazione del reddito di cittadinanza.

I piccoli Comuni si confermano i più vulnerabili

I piccoli Comuni si confermano i più vulnerabili. Dal report emerge che il 52% dei casi censiti nel 2024 si è verificato in Comuni al di sotto dei 20mila abitanti. Il 27% in Comuni tra i 20mila e i 50mila abitanti. Il restante 21% in Comuni con oltre 50mila abitanti.

Una minaccia su cinque avviene in Comuni sciolti per mafia

Un'intimidazione su cinque è avvenuta in Comuni sciolti per mafia. Secondo il 15esimo rapporto di Avviso Pubblico, il 21% dei 328 casi censiti nel 2024 sono avvenuti in Comuni che in un passato più o meno recente sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose. Questi atti intimidatori hanno coinvolto ben 43 Comuni.

Le diverse tipologie di intimidazioni: incendi al primo posto (17%)

Gli incendi tornano ad essere la tipologia di intimidazione più utilizzata per minacciare gli amministratori locali e il personale della pubblica amministrazione nel nostro Paese (17% dei casi), ma il quadro si presenta molto diversificato con altre sei tipologie, che risultano al di sopra del 10%: lettere/mail/biglietti intimidatori (13%), utilizzo dei social network (13%), danneggiamenti di auto, case, altri mezzi (12%), scritte offensive e minacciose sui muri e le strade delle città (12%), aggressioni fisiche (11%).

Immagine

Analizzando i contesti territoriali si conferma una volta ancora una differenza sostanziale tra Nord e Sud. Gli incendi, che si confermano la prima tipologia di minaccia al Sud e nelle Isole (un caso su quattro), non sono fra le cinque tipologie più comuni nel Centro-Nord. Analogamente scritte offensive e lettere/messaggi minatori, che insieme rappresentano circa il 40% dei casi censiti al Centro-Nord, al Sud e nelle Isole non si collocano fra le prime cinque tipologie più utilizzate.

0 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views