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Acca Larentia, Morassut (Pd): “Meloni e La Russa condannino saluti romani, tollerarli è inaccettabile”

Roberto Morassut, deputato del Pd, ha risposto alle domande di Fanpage sulle commemorazioni di Acca Larentia. La risposta del governo Meloni e di Fratelli d’Italia dovrebbe essere molto più chiara e netta nei confronti dei saluti romani e delle manifestazioni “squadristiche e paramilitari”, dice Morassut: “Altrimenti viene il dubbio che queste prese di distanza siano opportunistiche”.
A cura di Luca Pons
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Anche quest'anno la commemorazione per le vittime di Acca Larentia ha portato uno strascico di polemiche, per le manifestazioni piene di rimandi al fascismo che si sono svolte. Roberto Morassut, deputato del Pd, è cresciuto (ed è stato eletto) nel quartiere dove è avvenuta la strage. A Fanpage.it ha spiegato le iniziative del Partito democratico sul tema, e ha condannato l'atteggiamento di Giorgia Meloni e Ignazio La Russa: "Dalle figure più importanti e più autorevoli di quel partito mi aspetterei nette e chiare parole di condanna di certe manifestazioni squadristiche e paramilitari". Altrimenti, "viene il dubbio che queste prese di distanza siano opportunistiche".

"Questa adunata, questa manifestazione squadristica e paramilitare – mi pare l'unico modo di chiamarla – si svolge ogni anno, e quando avvengono queste cose fanno un'impressione forte, soprattutto perché hanno una certa matrice politica. Si vedono radunate tante persone che inneggiano con simboli di violenza politica: le camicie nere, i gagliardetti, le parole d'ordine fanno riferimento a una ideologia che ha dentro segni di violenza politica. Peraltro, tutte cose vietate dalla Costituzione e dalle leggi in vigore", ha detto Morassut.

Si aspettava una reazione diversa da parte del governo Meloni?

Non voglio fare una polemica spicciola, ma mi ha stupito che la presidente del Consiglio – che peraltro è di Roma e che con quella storia ha avuto relazioni, perché viene da una forza politica di estrema destra – non abbia sentito il bisogno di dire una frase semplice rivolta a questi militanti: "Ragazzi, queste cose non si possono più fare". Invece finora ha taciuto.

Fabio Rampelli ha detto che i saluti romani "non c'entrano nulla" con Fratelli d'Italia. È sufficiente come presa di posizione?

Io credo alle parole di Rampelli, che considero coerente da questo punto di vista. Però a questo punto rivolgo delle domande: se così è, allora tanto più in queste circostanze ci vogliono delle nette distinzioni. In primo luogo dalle figure più importanti e più autorevoli di quel partito, che oggi ricoprono cariche elevatissime, e cioè la presidente del Consiglio e il presidente del Senato. Da loro mi aspetterei nette e chiare parole di presa di distanza, di condanna di certe manifestazioni squadristiche e paramilitari.

Anche Ignazio La Russa ha allontanato FdI dalla manifestazione, poi ha ricordato che legalmente il saluto romano non è sempre considerato apologia di fascismo.

Questo pattinare, questo ondeggiare, questo modo sofistico di distinguersi sulla parola…non è convincente. La coerenza è un'altra cosa. Se si vuole dare un messaggio netto bisogna usare parole chiare. Se c'è una presa di distanza lo si dica, e si condannino queste manifestazioni che inducono alla violenza politica, ideologica e verbale, anche se possono non essere manifestazioni violente in sé. Non bisogna impuntarsi sui se e sui ma, altrimenti viene il dubbio che queste prese di distanza siano opportunistiche.

La sua storia personale e politica è molto legata al luogo della strage di Acca Larentia.

Io me lo ricordo quell'episodio, quello è il mio quartiere, e tra l'altro sono eletto in quel collegio. In quegli anni io ero un simpatizzante del Partito comunista, avevo quasi 15 anni. E mi mi ricordo l'effetto che l'attacco ebbe nel quartiere: ulteriori contrapposizioni, il pericolo che noi vivevamo quando andavamo a scuola, perché il liceo Augusto era circondato da sezioni missine. Mi ricordo i rischi che si correvano, la paura dei nostri genitori, il clima nelle strade. Tutto questo non deve più avvenire. Bisogna onorare la memoria di tre ragazzi che sono morti, come altri ragazzi di sinistra, negli anni della violenza politica. Sono passati tanti anni, bisogna costruire una memoria condivisa su quella stagione.

In che modo?

Il terrorismo politico in Italia è stato un fenomeno per gran parte segnato dalla presenza di regie occulte che hanno tirato i fili, a volte a destra, a volte a sinistra, a volte alimentando la violenza o addirittura armandola, per destabilizzare il Paese. Quei morti, da una parte o dall'altra, alla fine vanno ricordati insieme. La memoria condivisa va fondata sul fatto che una generazione, seppur su opposte sponde politiche e ideologiche, è stata segnata dalla violenza politica, e molte vite si sono perse negli anni del terrorismo. Su questo non ci possono essere divisioni. Io sogno il momento in cui potremo finalmente, senza distinzioni, commemorare e onorare la memoria di questi ragazzi, sia di destra che di sinistra. Ma non di fronte ad adunate politiche, che invece ravvivano i segni di quelle contrapposizioni e di quella violenza.

Il Pd presenterà un'interrogazione al governo, in Aula oggi, a prima firma Elly Schlein. Che risposta sperate di ottenere?

Il tema è dare effetto alle disposizioni che, a livello costituzionale e legislativo, esistono. In primo luogo sulla tentata ricostituzione del partito fascista, ma anche sull'ostentazione della simbologia fascista, che è perseguita dalla legge. Questa tolleranza non è accettabile. Noi chiediamo conto al governo e alle autorità di spiegare perché queste manifestazioni alla fine vengano tollerate. Anche se capisco che la pubblica sicurezza abbia il problema di gestire certe situazioni difficili, si applicano le leggi esistenti. Bisogna dare il segno che la nostra Repubblica è una Repubblica democratica antifascista.

Avete anche depositato una proposta di legge per reprimere l'apologia di fascismo.

Sì, direi che l'abbiamo ri-depositata. C'era già stata nelle scorse legislature un'iniziativa simile, a prima firma dell'onorevole Fiano. Il Parlamento non l'aveva approvata, credo che per i tempi della legislatura. Noi riproponiamo questo tema fondamentale, perché sostanzialmente si tratta solo di applicare le disposizioni contenute nella Costituzione.

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