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Conflitto Israelo-Palestinese

Cosa prevede la trattativa tra Israele e Hamas su ostaggi e cessate il fuoco a Gaza

È attesa per oggi la risposta di Hamas alla proposta discussa negli ultimi giorni da Israele, Egitto, Qatar e Stati Uniti: la liberazione degli ostaggi in cambio dell’annullamento dell’attacco a Rafah.
A cura di Davide Falcioni
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La liberazione degli ostaggi nelle mani di Hamas dallo scorso sette ottobre in cambio di un cessate il fuoco e, di conseguenza, dell'annullamento dell'attacco a Rafah, la città nel sud della Striscia di Gaza in cui hanno cercato riparo almeno 1,7 milioni di palestinesi oggi ridotti allo stremo. Sarebbe questo il focus delle febbrili trattative in corso negli ultimi giorni e proprio per oggi si attende una risposta da parte di Hamas: a guidare la delegazione del partito armato che amministra la Striscia sarà Khalil al-Hayya e, secondo Al Jazeera, l'organizzazione avrebbe dichiarato di essere disposta a "discutere positivamente la nuova proposta".

Anche una fonte israeliana ha confermato al Times Of Israel che "l'unico modo per evitare l'ingresso a Rafah" da parte dell'esercito dello stato ebraico "è raggiungere un accordo sugli ostaggi". La stessa fonte ha confermato che c'è una forte pressione internazionale affinché l'operazione non abbia luogo. "Nessuno – ha ammesso – vuole che Israele entri a Rafah". Anche per questo, spiega il Times Of Israel, nella sua controproposta Israele ha fatto "grandi concessioni", incluso il ritorno dei palestinesi sfollati nel nord della Striscia: si tratta di una delle principali richieste di Hamas.

Le tensioni all'interno del governo israeliano

Anche all'interno dell'esecutivo israeliano però aumentano le pressioni affinché, dopo quasi sette mesi, la liberazione degli ostaggi diventi prioritaria. Proprio per questo Benny Gantz, ministro del gabinetto di guerra ed ex capo di stato maggiore della difesa, ha apertamente dichiarato che la restituzione delle persone ancora nelle mani di Hamas "è più importante dell'operazione militare a Rafah". Non solo. Il ministro ha aggiunto anche che "il governo non avrebbe diritto di esistere se i suoi membri impedissero un'intesa sugli ostaggi".

"Entrare a Rafah – ha scritto su X Gantz – è importante nella nostra lunga campagna contro Hamas, ma il ritorno degli ostaggi catturati il 7 ottobre è di importanza più grande".

Di tutt'altro avviso però il ministro delle Finanze israeliano, l'esponente di estrema destra Bezalel Smotrich, il quale ha esortato Netanyahu a non fare marcia indietro rispetto all'assalto a Rafah, affermando che accettare la proposta di cessate il fuoco dell'Egitto costituirebbe un'umiliante sconfitta contro Hamas. "Senza sradicare l’entità governativa a Gaza", ha detto Smotrich in un video indirizzato a Netanyahu "un governo guidato da te non avrà il diritto di esistere".

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Negli ultimi giorni sono stati intensificati gli sforzi diplomatici per raggiungere una tregua e un accordo sul rilascio degli ostaggi a Gaza. Il sito di notizie statunitense Axios, citando due funzionari israeliani, riferisce che l'ultima proposta di Israele include la volontà di discutere il "ripristino di una calma sostenibile" a Gaza dopo il rilascio degli ostaggi. È la prima volta in quasi sette mesi di guerra che i leader israeliani affermano di essere aperti a discutere la fine della guerra.

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