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20 migranti riportati indietro dai libici, Sea Watch: “Navi italiane vicine non sono intervenute”

I venti migranti che si trovavano ieri in difficoltà nel Mediterraneo sono stati catturati dai libici e riportati indietro. La denuncia dell’ong Sea Watch: “Confermato il respingimento illegale in Libia. L’Italia ha rifiutato il coordinamento, due navi italiane nelle vicinanze non sono intervenute”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Le persone che si trovavano ieri in mare, e che sono state raggiunte dalla cosiddetta Guardia costiera libica, sono state effettivamente vittime di un respingimento illegale in Libia. È stata l'ong Sea Watch per prima a denunciare l'episodio: "20 persone sono in pericolo in mare. Moonbird era sulla scena e ha documentato la presenza di due mercantili italiani che aspettano un intervento della cosiddetta guardia costiera libica. Temiamo un altro respingimento illegale".

Questa mattina l'ong ha comunicato gli ultimi aggiornamenti: "Confermato il respingimento illegale in Libia. L'Italia ha rifiutato il coordinamento, due navi italiane nelle vicinanze non sono intervenute e la cosiddetta guardia costiera libica ha catturato le persone. Ennesima grave violazione del diritto internazionale e marittimo", ha scritto sul suo profilo Sea Watch.

Si tratta probabilmente dello stesso gruppo di persone di cui dà conto la Guardia costiera libica. Il portavoce delle Forze navali libiche, generale Masoud Abdel Samad, ha annunciato il salvataggio di 27 migranti di diverse nazionalità africane, diretti verso le coste europee su un gommone. In un post su Facebook pubblicato oggi, Abdel Samad ha dichiarato: "Non appena ricevuta una richiesta di soccorso, la motovedetta Fezzan si è recata sul posto, dopo essere stata dotata delle capacità necessarie per l'operazione di ricerca e salvataggio".

Terminata l'operazione, i migranti sono stati sbarcati al punto di approdo della base navale di Tripoli e sono stati trasferiti all'Agenzia anti-immigrazione illegale (Dcim) libica. Abdel Samad ha fatto sapere che le autorità libiche stanno effettuando "molte operazioni di salvataggio, nonostante il grandissimo afflusso di imbarcazioni con Migranti clandestini". 

Onu: "Libia non è un porto sicuro"

In un video messaggio trasmesso durante la conferenza di Berlino sulla Libia il 23 giugno, il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha sollecitato le autorità unitarie transitorie della Libia a consentire "l'immediato rilascio" dei migranti e dei richiedenti asilo arbitrariamente detenuti.

In un'intervista concessa ieri ad ‘Agenzia Nova', Stephanie Williams – ex capo pro-tempore della missione Onu in Libia (Unsmil), considerata la promotrice dell'accordo che ha portato alla nascita del primo governo unitario libico in sette anni – ha detto che "l'Onu ha sempre detto che i centri di detenzione vanno chiusi e che la Libia non è un porto sicuro. Abbiamo visto, durante il nostro periodo in Libia, una sovra-enfasi sui centri di detenzione, dove una minoranza di migranti è imprigionata in condizioni davvero terribili, come ben documentato dalle agenzie Onu e dalle organizzazioni per i diritti umani. Ma ci sono anche 800 mila migranti che vivono all'aperto in Libia".

La soluzione per questa "tremenda crisi dei diritti umani", secondo Williams, passa dalla stabilizzazione del Paese. "Serve un governo unito, sovrano e rappresentativo che lavori per l'unificazione delle istituzioni di sicurezza, si impegni nell'attuazione dello stato di diritto, lavori al disarmo delle milizie e alla loro integrazione all'interno di forze di sicurezza disciplinate. Questo è anche un modo per contrastare il fenomeno dei trafficanti di esseri umani, carburante, droga e armi".

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