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Pensioni, 1,5 miliardi di euro per il finanziamento della flessibilità in uscita

Tra le ipotesi al vaglio dei tecnici il finanziamento del cosiddetto Ape, ovvero l’assegno pensionistico che permetterà a chi lo desideri di anticipare la propria entrata in pensione, che sembra essere ormai certo. Costerà alle casse dello Stato circa 600 milioni di euro.
A cura di Charlotte Matteini
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Con la legge di stabilità arriverà anche la mini-riforma delle pensioni, che verrà finanziata con un miliardo e mezzo di fondi pubblici. Sarebbe questa, secondo indiscrezioni, la cifra massima che i tecnici concederebbero per finanziare il cosiddetto Ape, ovvero l'assegno pensionistico per la flessibilità in uscita, e altre forme di anticipo contributivo. Le altre misure al vaglio del governo, proposte durante l'ultimo tavolo di concertazione tra gli esponenti del governo e i maggiori sindacati italiani, sono essenzialmente due: l'aumento delle quattordicesime per le pensioni più basse oppure le ricongiunzioni gratuite, per renderle più appetibili a quella fetta di pubblico che vorrebbe usufruire di uno "sconto" sugli anni contributivi da versare ma è impossibilitata a ricongiungere gli anni universitari perché l'operazione risulta essere troppo onerosa al momento.

Per quanto riguarda l'assegno pensionistico per la flessibilità in uscita, che garantirebbe a chi ne dovesse far richiesta l'entrata in pensione da 1 fino a 3 anni prima rispetto alla data imposta dalla riforma Fornero, sembra ormai essere quasi certo il suo finanziamento in legge di stabilità. Secondo quando emerso dalle prime bozze allo studio dei tecnici di Palazzo Chigi e dell'Istituto di previdenza sociale guidato da Tito Boeri, il lavoratore che voglia anticipare la propria entrata in pensione si vedrà erogare un "finanziamento" a condizioni agevolate da uno degli istituti di credito che il Governo coinvolgerà nell'iniziativa. In poche parole, l'Inps erogherà l'assegno pensionistico secondo le solite modalità, importo che verrà però parzialmente finanziato dalla banca coinvolta nel progetto e a cui andrà restituito il prestito concesso pagando delle rate prestabilite per un lasso di tempo variabile, a seconda del numero di anni contributivi che si desidera farsi anticipare dall'istituto di credito. La misura dovrebbe costare allo Stato circa 600 milioni di euro, che verranno impiegati per sostenere la flessibilità in uscita di alcune categorie particolarmente svantaggiate, come i disoccupati di lungo corso e i lavoratori con redditi molto bassi.

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