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Sparatoria a Napoli con tre feriti, le indagini sulle rapine delle bande del buco

Massimo riserbo di Procura e investigatori sul ferimento di tre uomini ieri a Capodimonte; non è escluso collegamento con l’agguato avvenuto a Secondigliano.
A cura di Nico Falco
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Immagine di repertorio
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Una discussione degenerata in lite, o forse la punizione per uno "sconfinamento": resta ancora tutta da chiarire la sparatoria che si è consumata nel pomeriggio di ieri sul corso Amedeo di Savoia, stradone del centro di Napoli che collega il rione Sanità al quartiere di Capodimonte. I feriti sono tre, sono stati ricoverati in ospedale: si tratta di Gennaro Esposito, 61 anni, Vincenzo Grandelli, 57 anni, e Antonio Russo, 56 anni. Sono stati colpiti tra glutei e gambe, sono arrivati con mezzi propri all'"Ospedale dei Pellegrini"; Esposito, il più grave, è stato successivamente trasferito all'"Ospedale del Mare", dove è stato ricoverato in prognosi riservata. I tre hanno precedenti per reati contro il patrimonio.

I precedenti: le rapine con la tecnica del buco

Al momento nulla trapela dagli ambienti investigativi: le forze dell'ordine e la magistratura hanno deciso di tenere il più alto riserbo sulla vicenda. Qualcosa, però, arriva dal passato e colloca almeno due dei feriti nel mondo delle rapine con la tecnica "del buco", quella dei criminali che si muovono nel sottosuolo e arrivano in banche, negozi e uffici postali passando dal pavimento; precedenti indagini hanno evidenziato che non si tratta di rapinatori improvvisati, tutt'altro: sono "colpi" che vanno progettati nei dettagli, necessitano di appoggi logistici e solitamente chi si occupa delle varie fasi è uno "specialista", organizzato in "batterie" di rapinatori.

Grandelli ed Esposito erano stati arrestati nel 2009, accusati di una rapina commessa proprio con questa tecnica. E, ancora, il nome di Grandelli è tra i destinatari di ordinanza cautelare eseguita nell'ottobre 2018 contro una "batteria". Le indagini erano partite da una rapina tentata nel febbraio 2018 in una banca di piazza Medaglie d'Oro, al Vomero, saltata perché i dipendenti si erano accorti dei rumori provenienti dal sottosuolo.

I componenti erano stati individuati e monitorati ed era scattata la trappola in occasione della rapina successiva, fissata per il luglio dello stesso anno. Gli arresti erano però sfumati perché i pali, appostati in strada, erano stati controllati da altre forze di polizia che non erano al corrente del piano e quindi i criminali avevano deciso di rimandare tutto.

L'agguato a Secondigliano: possibile collegamento

E c'è l'altro ferimento, avvenuto nelle stesse ore di ieri, su cui indagano i carabinieri e che resta, anche quello, da inquadrare. Vittima Mariano Errichelli, 24 anni, figlio di Antonio Errichelli detto ‘o Cinese, esponente di primo piano del clan Licciardi ucciso in un agguato nel 2014 sul corso Secondigliano. Anche questo episodio sarebbe avvenuto nel quartiere della periferia Nord, ma per il momento restano sconosciuti dinamica e matrice. E non si esclude che possa esserci un collegamento con quello del corso Amedeo di Savoia.

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