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Campi Flegrei

Campi Flegrei, il disastro Musumeci e le sue mille sfumature di allerta, da arancione a gialla

Dall’allarme di una settimana fa al salto carpiato delle ultime ore: storia del ministro della Protezione Civile Musumeci e delle allerte gialla e arancione ai Campi Flegrei.
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«Zona arancione? Non ho elementi per dirlo e non è mia competenza». «Deputato, attenzione, la commissione grandi rischi non dice arancione, ma "colore di livello superiore"…». Così parlò Sebastiano Musumeci detto Nello, ministro della Protezione Civile e del Mare nel governo di Giorgia Meloni. L'argomento è il destino di mezzo milione di persone: tante sono quelle che vivono nella caldera dei Campi Flegrei che attraversa parte della Napoli occidentale e i comuni di Pozzuoli e Bacoli e oggi è sotto intensa attività bradisismica.

Una settimana fa il ministro, in un comunicato stampa che sarebbe stato meglio non inviare con così tanta superficialità ha scatenato il panico nell'area flegrea, paventando un imminente passaggio ad uno stato d'allerta superiore a quello attuale (oggi è giallo, restano solo arancione e poi rosso ovvero l'imminente eruzione).

La nota del 31 ottobre scorso della Protezione civile diceva così:

La attività vulcanica nei Campi Flegrei, connessa al bradisismo, risulta essere in costante evoluzione. Non si esclude che, se dovesse perdurare tale situazione, si possa passare al livello di allerta arancione.

Il governo, con le sue strutture operative e scientifiche, segue costantemente la situazione, in continuo contatto con le istituzioni locali.

Oggi, in commissione Ambiente della Camera e in un successivo incontro coi sindaci dell'area, Musumeci ha dovuto mordere il freno delle sue mille sfumature di allerta arancione. Necessariamente.

Marco Sarracino, deputato napoletano del Partito Democratico, in Commissione parlamentare pone un problema che pare semplice, ma evidentemente non lo è. Chiede al ministro: «Se possibile, ce la mandate la relazione della commissione Grandi Rischi? La comunicazione dev'essere univoca: il passaggio dall'allerta gialla ad arancione è una cosa concreta?».

Già: com'è possibile che ai parlamentari, in questi giorni impegnati nella conversione a legge del decreto non sia stata trasmessa una relazione così impattante, così determinante, tale da far ipotizzare un repentino passaggio ad allerta superiore ai Campi Flegrei?

Ma Musumeci Nello sfodera una calma olimpica, è serafico: «Abbiamo trasmesso il comunicato agli enti interessati, alla Regione Campania che lo ha trasmesso ai sindaci». Forse al Dipartimento della Protezione civile pagano ancora internet al minuto o il telefono a gettone: ci voleva molto a render nota questa relazione dei misteri anche al resto d'Italia? È così che si creano dubbi, mostri e complotti.

Il capolavoro ha luogo poco dopo, verso l'una del pomeriggio. Vengono ascoltati il presidente e due tecnici  di questa ormai famigerata Commissione nazionale per la previsione e la prevenzione dei grandi rischi. Il presidente si chiama Eugenio Coccia, dopo un'oretta di discussioni e risposte ai parlamentari se ne esce con queste esatte parole: «Fare previsioni come sapete è difficile…se devo dire se ci sono elementi per dire che il livello giallo andrà sicuramente al livello arancione non sono così».

E infatti in serata, incontrando i sindaci, Musumeci Nello si espone al salto carpiato da medaglia olimpica: «Resta la zona gialla…è un'area ballerina». I sindaci dell'area ballerina si guardano fra loro abbastanza sgomenti.

Ora però la questione è capire a chi giova tutto il caos di questi giorni. Perché innalzare il livello di monitoraggio è sacrosanto, ma innalzare l’allerta ha motivi fondati? A spingere a quale draconiana decisione sull'area?

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. È autore del libro "Se potessi, ti regalerei Napoli" (Rizzoli). Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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