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Truffa all’Unione Europea: sequestro da mezzo milione di euro a Lara Comi

Sequestro da oltre mezzo milione di euro a carico dell’ex eurodeputata di FI Lara Comi e altri 5 indagati accusati di truffa ai danni dell’Unione Europea. L’ex europarlamentare era già finita ai domiciliari nel 2019, e poi tornata libera, per corruzione, emissione di false fatture e truffa nei confronti dell’Ue nell’ambito della cosiddetta inchiesta ”mensa dei poveri” della quale questa è un ulteriore sviluppo.
A cura di Chiara Ammendola
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Lara Comi
Lara Comi

Nuova tegola per Lara Comi dopo che il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Milano Raffaella Mascarino ha disposto il sequestro di oltre mezzo milione di euro a carico dell'ex eurodeputata di FI e di altri cinque indagati. Nel decreto con cui ha disposto il sequestro si legge che la Comi è accusata di aver stipulato contratti con due persone, una nominata "assistente locale" e l'altra "assistente alla persona" al solo fine di incassare versamenti per quelle prestazioni sulla carta dal Parlamento europeo. In realtà però i due non avrebbero svolto nessuna attività lavorativa, o ne avrebbero svolta una minima parte.

Secondo quanto emerge dall'inchiesta dunque parte di compensi sui contratti sarebbero finiti, poi, in contanti anche "alla stessa Comi o al padre di questa", oppure "mediante bonifici" sul conto dell'allora europarlamentare e anche "dell'associazione ‘EUROPE4YOU' riconducibile alla stessa". Come si legge nella prima imputazione, tra il 2014 e il 2017, l'Ue avrebbe versato quasi 105mila euro come compensi per il contratto all'assistente locale di Comi, Enrico Giovanni Saia. Come si legge nella seconda, sempre l'Ue avrebbe versato altri 522mila euro, tra il 2011 e il 2014, per la figura dell'assistente locale Maria Carla Ponzini. Ponzini, si legge nel decreto, "sottoscriveva con Comi una serie di contratti ed addendum aventi ad oggetto la qualifica di assistente alla persona". Solo "una minima parte del compenso" andava agli assistenti, secondo le indagini.

Si tratta di una vicenda emersa dalla principale inchiesta "mensa dei poveri", il presunto sistema corruttivo con al centro l'ex coordinatore di Forza Italia a Varese, Nino Caianiello, che ha portato all'arresto di Comi dal 14 novembre al 5 dicembre 2019. Le accuse erano di corruzione, emissione di false fatture e truffa nei confronti dell'Ue, per le quali la Procura milanese aveva già chiesto il rinvio a giudizio per Luigi Furno, Silvia Bonardi e Adriano Scudieri, oltre che per Lara Comi, il deputato sempre di Forza Italia Diego Sozzani e l'attuale sindaco di Gallarate, il leghista Andrea Cassani. Il processo è stato chiesto anche per il presunto artefice di tutto il sistema, Nino Caianiello, per l'ex direttore generale di Afol Metropolitana (Agenzia per la formazione e il lavoro) Giuseppe Zingale e per il patron della catena di supermercati Tigros, Paolo Orrigoni.

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