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Milano, dopo il lockdown 9mila nuovi poveri: lavapiatti e badanti le professioni più colpite

Secondo l’ultimo rapporto della Caritas Ambrosiana di Milano sono 9mila le persone che hanno fatto richiesta ai centri di ascolto della città nei mesi di lockdown dovuto al Coronavirus. I nuovi poveri sono soprattutto camerieri, lavapiatti, colf e badanti. Negli ultimi mesi sono aumentate le richieste soprattutto dalla comunità filippina.
A cura di Ilaria Quattrone
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Foto di repertorio
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Il lockdown ha sicuramente aumentato le diseguaglianze sociali tra classi: i gruppi più poveri sono quelli che più di tutti hanno subito gli effetti devastanti della crisi economica causata dal Coronavirus. Non solo. Tra loro rientrano nuove categorie, tra i quali: camerieri, lavapiatti e badanti. Secondo l'ultimo report della Caritas Ambrosiana, nelle diocesi di Milano, sono quasi 9mila gli impoveriti che hanno chiesto aiuto ai loro centri di ascolto.

Il 34 per cento dei poveri ha un'occupazione

Donne e immigrati con un'età compresa tra i 35 e i 54 anni e con una bassa scolarità: sono loro le persone colpite dalla crisi e che non sono in grado di assolvere – come riportato nella nota stampa della Caritas  – alle necessità familiari più elementari: dalla spesa al pagamento di bollette e affitti. Secondo l'indagine dell'ultimo rapporto "La povertà nella Diocesi ambrosiana" presentato durante un incontro online gli ammortizzatori sociali si sono rivelati deboli o insufficienti. "Le indennità sono arrivate troppo tardi e sono state comunque troppo modeste per il costo della vita specie a Milano", spiega il diretto della Caritas Luciano Gualzetti. Tra il 25 marzo e il 31 luglio sono state 1.774 le persone che  si sono presentate in 84 centri di ascolto. Secondo una stima dell'associazione si può quindi pensare che su 390 centri siano 8.870 le persone impoverite dal lockdown che devono ricorrere alla rete fornita dalla Caritas, di questi: il 59,3 per cento sono donne e il 61,7 immigrati. I disoccupati sono il 50 per cento mentre gli occupati il 34: questi ultimi durante il lockdown sono aumentati di un terzo. Tra loro si contano soprattutto lavapiatti, camerieri, custodi, colf e badanti.

Il 17,2 per cento delle richieste arrivano dalla comunità filippina

Il dato è confermato anche dal fatto che – secondo quanto ricorda Caritas – gli utenti più assidui sono perlopiù di nazionalità filippina: "Nei tre mesi del lockdown sono arrivati a rappresentare il 17,2 per cento mentre nel 2019 erano solo l'1 per cento degli assistiti nei centri di ascolto". Nell'indagine è emerso inoltre che il disagio economico si somma all'incapacità di poter gestire un eventuale contagio in abitazioni non idonei e in cui è impossibile guarire in condizioni di sicurezza. Per questo motivo la Caritas insieme ai Comuni e alla Croce Rossa durante la quarantena hanno distribuito a 18.092 persone pasti a domicilio e a 5.564 famiglie dispositivi sanitari e igienizzati. A questo si aggiunge il supporto psicologico, la didattica a distanza con pc e strumenti informatici e doposcuola.

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