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Medici di pronto soccorso: “Pazienti meno gravi in Fiera Milano per risolvere l’emergenza personale”

Nell’ospedale allestito in Fiera a Milano manca personale, dagli infermieri ai medici anestesisti e rianimatori. Ai bandi di Regione Lombardia si candidano in pochi, come spiegato dallo stesso assessore Gallera, e così si temono anche mobilitazioni forzate. Il consigliere regionale dei Radicali Michele Usuelli ripropone l’idea avanzata dai medici di pronto soccorso già a maggio: “Ospitiamo nell’ospedale in Fiera solo i pazienti Covid meno gravi, liberiamo così le altre strutture che restano più idonee a gestire i pazienti gravi. Così facendo non priviamo gli ospedali hub dei loro rianimatori, indispensabili per tutti i reparti”.
A cura di Giorgia Venturini
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Ospedale Fiera Milano
Ospedale Fiera Milano

La proposta era sulla scrivania dell'assessore al Welfare Giulio Gallera e su quella del presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana già dallo scorso maggio, quando la prima ondata stava rientrando e si poteva tornare a pianificare strategie di contenimento del virus a mente fredda. Invece quell'idea pensata e studiata da alcuni medici di pronto soccorso e arrivata in Regione per mano del consigliere dei Radicali Michele Usuelli sulla nuova organizzazione dell'ospedale Fiera Milano, che da venerdì 23 ottobre ha ripreso ad ospitare i pazienti più gravi, è ancora ferma sul tavolo: spostare in Fiera tutti pazienti Covid che non necessitano della rianimazione e, dunque, lasciare i pazienti più gravi negli ospedali hub del territorio.

Reparto di medicina interna Covid a Fiera Milano

La proposta poteva tornare utile per risolvere il problema della carenza di personale proprio nell'ospedale realizzato in tempi record al Portello, che sta alimentando molte tensioni, sia tra gli infermieri sia tra anestesisti e rianimatori. "Ci vorrebbe un ospedale dedicato dove trasferire chi è ancora ricoverato e dove inviare i nuovi casi che, come sappiamo, arriveranno", si legge in una nota del 5 maggio scorso. E la scialuppa poteva proprio arrivare dall'ospedale in Fiera: "L'idea vale ancora oggi, non è troppo tardi. I pazienti Covid non gravi – spiega Usuelli a Fanpage.it – necessitano di minor assistenza medica e quindi di meno personale sanitario. Sono persone che hanno bisogno sì di un ricovero ma che restano ben lontani dalla terapia intensiva. In Fiera si ha la possibilità di avere 500 posti letto distanziati gli uni dagli altri e trasformare la struttura in tempo zero in un reparto di medicina interna Covid. Con il vantaggio che gli altri ospedali della zona potranno essere meno affollati".

L'ipotesi di trasferimento forzato degli anestesisti rianimatori

Le affermazioni del consigliere radicale si devono contestualizzare nella cronaca di questi giorni, in cui Regione sta aprendo bandi per assumere nuovo personale che però spesso vanno a vuoto come ha precisato lo stesso Gallera, mentre anestesisti e rianimatori sono sul piede di guerra con la giunta regionale che ipotizza "una mobilitazione forzata dei medici dai loro ospedali, se non ci fossero volontari, verso quello di Fiera attraverso una comunicazione di servizio", come denuncia l'associazione sindacale Aaaroi-Emac. E poi Usuelli torna a spiegare: "Gli anestesisti rianimatori così, con la soluzione proposta dai medici di pronto soccorso, potranno restare nei loro ospedali. Sono figure indispensabili per tutti i reparti, anche quelli non Covid. Regione non può privare le strutture sanitarie del territorio dei suoi uomini e donne migliori. Se invece l'ospedale in Fiera si trasformasse in un reparto di medicina interna Covid basterebbero uno o massimo due anestesisti rianimatori ogni otto pazienti meno gravi".

Anche medici di medicina generale in Fiera

Tutto si potrebbe risolvere: "Con un piccolo intervento alcuni moduli previsti per la la terapia intensiva possono essere convertiti in degenza ordinaria, mentre monitor, ventilatori, strumenti vari e perfino la Tac sono già funzionanti, perfetti anche per una sub-intensiva". Non solo, qui potrebbero trovare spazio anche i medici generale che "potrebbero imparare la gestione dei malati non gravi Covid e poi quindi saper gestire meglio la loro guarigione a casa", conclude Usuelli. Potrebbe essere la soluzione giusta? Sicuramente un'idea da considerare.

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