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Leoncavallo, il Viminale chiede alle Mamme Antifasciste i 3 milioni di euro pagati per il mancato sgombero

Lo scorso 26 marzo il ministero dell’Interno ha risarcito il gruppo Cabassi per oltre 3 milioni di euro su disposizione della Corte d’Appello di Milano per il mancato sgombero in 30 anni del Leoncavallo. Ora il Viminale chiede indietro i soldi all’associazione ‘Mamme Antifasciste’ che gestisce il centro sociale di via Watteau.
A cura di Enrico Spaccini
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Il presidio antisfratto di marzo 2025 (foto da LaPresse)
Il presidio antisfratto di marzo 2025 (foto da LaPresse)

Il ministero dell'Interno ha versato al gruppo Cabassi, proprietario dell'ex cartiera di via Watteau nel quartiere Greco di Milano, la somma complessiva di 3 milioni e 175mila euro. Si tratta del risarcimento che la Corte d'Appello ha disposto a favore della società ‘L'Orologio srl' che dal 1994 non ha potuto sfruttare la struttura a causa dell'occupazione ad opera del Leoncavallo. Ora, però, il Viminale ha notificato un'ingiunzione alla presidente dell'associazione ‘Mamme Antifasciste', che da anni gestisce il centro sociale, per il rimborso di quella cifra entro 60 giorni. "Ovviamente quei soldi non ci sono", ha commentato il Leoncavallo attraverso le sue pagine social, "ma lo Stato li vuole tutti da Marina, nostra compagna di sempre. Inutile dire che la difenderemo con ogni mezzo necessario".

La questione del rimborso dei 3 milioni di euro

Lo scorso novembre la Corte d'Appello di Milano aveva condannato il ministero dell'Interno a risarcire la società ‘L'Orologio srl' del gruppo Cabassi per poco più di 3 milioni di euro. Secondo i giudici, infatti, il Viminale si sarebbe reso "inadempiente" davanti all'occupazione durata 30 anni dell'ex cartiera di via Watteau, generando un danno al proprietario dell'immobile. La Prefettura, infatti, nonostante le insistenze della proprietà della struttura, non ha mai portato a termine lo sgombero per "ragioni di ordine pubblico" e per consentire al Comune di portare avanti tentativi, poi rivelatesi vani, di mediazione.

Così, come riportato dal Corriere della Sera, il ministero dell'Interno ha fatto sapere che "il 26 marzo la Prefettura ha provveduto a versare ai Cabassi la somma complessiva di circa 3 milioni e 175 mila euro". In questi giorni, però, è arrivata attraverso l’avvocatura dello Stato un’ingiunzione di pagamento all'associazione ‘Mamme Antifasciste', "nonché alla presidente Marina Boer, di provvedere entro 60 giorni dalla presente a rimborsare la somma all’amministrazione".

Leoncavallo: "Difenderemo la nostra compagna con ogni mezzo necessario"

Già da inizio anno, le associazioni che gestiscono il Leoncavallo hanno presentato una manifestazione d’interesse preliminare per trasferirsi in uno stabile comunale in via San Dionigi, a Porto di Mare. Si tratta di una struttura che avrebbe comunque bisogno di interventi di riqualificazione dal valore di circa 3 milioni di euro. "Attualmente è inabitabile, troppo amianto per i tempi dati", ha spiegato il centro sociale.

L'ingiunzione di pagamento è stata inviata alla presidente delle ‘Mamme Antifasciste' e se non paga entro i termini indicati, "le saranno pignorati tutti i suoi (pochi) beni materiali". L'associazione ha dichiarato che "ovviamente questi soldi non ci sono" e di essere pronta a "difenderla con ogni mezzo". Intanto, per il prossimo 15 luglio è previsto un altro presidio antisfratto davanti alle mura di via Watteau.

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