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Elezioni regionali Lombardia 2023

Giulio Gallera: “Moratti si vanta delle vaccinazioni, ma il merito è di Guido Bertolaso”

L’assessore al welfare durante la prima ondata della pandemia, che poi si è dimesso per lasciare il posto a Letizia Moratti, si ricandida per Forza Italia in Regione Lombardia. “Se qualcuno avrà bisogno delle mie competenze, sono pronto a occuparmi di nuovo di sanità”, dichiara a Fanpage.it.
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Giulio Gallera è stato l'assessore al Welfare di Regione Lombardia durante la prima ondata del Covid e, dopo le tante critiche ricevute per le gestione dell'emergenza, si è dimesso, lasciando il posto a Letizia Moratti, oggi candidata del terzo polo. In un'intervista a Fanpage.it, Gallera spiega perché ha deciso di ricandidarsi nella lista di Forza Italia, convinto di aver "reagito al meglio delle nostre competenze e i dati che sono stati elaborati dall'Istat e dall'Istituto Superiore di Sanità a distanza di un anno hanno fatto emergere che la Regione Lombardia ha avuto la capacità di resistere più performante ed efficace di tante altre regioni". Poi spiega perché, a suo parere, Moratti durante la campagna elettorale si prende meriti non suoi.

Come mai ha deciso di ricandidarsi in Regione Lombardia dopo una legislatura così complicata?

Voglio portare avanti il mio servizio a favore dei lombardi.

Quindi non ha ripianti per il modo in cui ha gestito la pandemia?

Come ho più volte detto, noi siamo stati letteralmente travolti da uno tsunami e abbiamo combattuto una vera e propria guerra. Il problema è che chi doveva darci gli strumenti per combatterla non ci ha dato nulla: non avevamo protocolli di cura, nessuno ci aveva dato le dimensioni del fenomeno, non ci sono state date le mascherine, i tamponi, i reagenti e neanche i respiratori.

Il Governo, che ha la competenza costituzionale sulla gestione delle pandemie, doveva fornirci gli strumenti e darci le indicazioni e invece non ha fatto nulla di questo. Noi quindi abbiamo reagito al meglio delle nostre competenze e i dati che sono stati elaborati dall'Istat e dall'Istituto Superiore di Sanità a distanza di un anno hanno fatto emergere che la Regione Lombardia ha avuto la capacità di resistere più performante ed efficace di tante altre regioni.

La media Italia del tasso di letalità, che è il rapporto fra infetti e deceduti, nella prima ondata è stata del 2,36 per cento, con il picco dell'Emilia Romagna del 3,45 per cento e della Toscana con il 3,37 per cento, mentre la Lombardia si è attestata sul 2,28 per cento. Nonostante nella prima ondata in tutta Italia ci sia stato un milione e mezzo di infetti, di cui ben 740mila nella sola Lombardia.

Abbiamo, quindi, avuto una quantità di infetti enormemente superiore a quella degli altri, ma i dati oggettivi indicano che siamo stati in grado di salvare più vite in proporzione che in Italia.

Cosa ha fatto di diverso Letizia Moratti, che le è subentrata all'assessorato al Welfare, rispetto a quanto stava facendo lei?

Letizia Moratti ha operato nella più totale continuità con quello che avevo fatto io. La riforma sanitaria che ha presentato e ha fatto approvare in Consiglio riporta di fatto tutti i cardini della legge precedente. Le case di comunità c'erano già prima, e si chiamavano PreSST. Gli ospedali di comunità c'erano già prima e si chiamano POT.

L'unica differenza è che, quando Moratti era assessore, sono arrivate le risorse del Pnrr per attivare quella riforma. Io prima non avevo quei fondi e quindi ho, ahimè, fatto fatica a mettere a terra una riforma così importante e quindi la riforma approvata da Moratti aveva dentro le risorse per fare ciò che era in totale continuità.

Ma allora perché c'è stato questo cambio al vertice del welfare lombardo?

Alla fine della prima ondata la politica ha deciso di cambiare alcuni assessori, anche per dare un passo diverso. La politica è anche questo. Io so di aver fatto il meglio che potevo fare, dopo di che la politica ha le sue regole.

Poi però ho continuato a lavorare per i miei concittadini in settori diversi: mi sono occupato dei risvolti economici della pandemia. Sono diventato presidente della Commissione bilancio e ho fatto in modo che, nonostante il momento difficile, si evitassero i tagli alla spesa per i servizi, senza aumentare le tasse.

Letizia Moratti fa un vanto di avere risolto il problema delle vaccinazioni. È veramente così?

Sicuramente la Regione Lombardia è stata una delle migliori per le vaccinazioni. Ma un grande ruolo l'ha avuto Guido Bertolaso, tramite l'Unità di crisi creata all'interno di Areu. È stato quindi un ruolo organizzativo gestito e coordinato da Bertolaso e dall'Areu e non dall'assessorato al Welfare.

Quindi non era competenza dell'assessore?

Rientrava nelle competenze dell'assessorato, ma di fatto è stata gestita e organizzata da un'unità di crisi che era collocata, anche fisicamente, fuori dal palazzo delle Regione e che era capitanata da Bertolaso. È stato lui che ha organizzato gli hub e i grandi centri vaccinali e li ha coordinati d'intesa con gli ospedali, ma con la sua regia. Il merito quindi va a Bertolaso e alle sue indubbie capacità.

Il problema principale delle vaccinazioni in Lombardia è stata la scelta, in un primo momento, di far sviluppare ad Aria un software per le prenotazioni, invece di utilizzare quello messo a disposizione da Poste Italiane, come hanno fatto le altre regioni italiane e come poi ha fatto Moratti. Ci spiega quella decisione?

Io ho gestito esclusivamente le vaccinazioni fino all'8 di gennaio e riguardavano soltanto coloro che gravitavano negli ospedali e nella Rsa medici, infermieri, volontari delle croce rosse. E che è stata gestita con i software interni agli ospedali.

Poi non me ne sono più occupato e non so perché siano state prese determinate decisioni.

Se doveste vincere le elezioni, le piacerebbe tornare a fare l'assessore al Welfare?

Se vengo chiamato in un ruolo lo svolgo, ma se poi cambia lo scenario non ho problemi a tornare a lavorare per i lombardi, senza bisogno di poltrone. Ora mi sono rimesso in gioco e vedremo se gli elettori hanno apprezzato il mio lavoro.

Dopodiché sono una persona che ha acquisito determinate competenze e ha assunto incarichi di grande responsabilità, quindi ovviamente sono a disposizione. Oggi c'è un ottimo assessore al Welfare e faccio anche il tifo affinché possa rimanere, ma se qualcuno avrà bisogno delle mia competenze sono pronto a fare quello che sarà necessario.

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